06/03/2008, 00.00
CINA
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Inflazione, povertà interna, recessione mondiale: i probemi di Wen Jiabao

Nel suo discorso all’Assemblea nazionale del popolo, grandi promesse per aiutare l’educazione e i contadini e frenare l’inflazione. Qualche timore per le rivolte sociali e soprattutto per la crisi economica mondiale.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cinese è preoccupato della recessione mondiale e dell’inflazione galoppante nel Paese. Per questo vuole fare di tutto per aiutare le masse di poveri e migranti, i più colpiti dalla situazione, migliorando sanità ed educazione.

Nel suo discorso di oltre 2 ore e mezza, ieri all’apertura dell’Assemblea nazionale del popolo, il primo ministro Wen Jiabao ha giurato che il governo tenterà di mantenere l’inflazione in Cina al 4,8%. Attualmente essa è salita al 7,1 e colpisce soprattutto i prezzi delle cibarie, saliti fino al 70%. Una stretta politica monetaria e una prudente politica fiscale sono i modi attraverso cui raggiungere il controllo dell’inflazione, mantenendo una crescita economica all’8%.

Wen è preoccupato che l’inflazione pesi ancora di più sulle classi povere, spingendole alla rivolta sociale. “Solo distribuendo i frutti dello sviluppo economico fra la gente – ha detto - possiamo vincere il loro sostegno e mantenere l’armonia sociale e la stabilità”.

Wen ha pure assicurato un incremento del 45% nelle spese per l’educazione, arrivando a un tetto di 156,2 miliardi di yuan (circa 15,6 miliardi di euro). Questo porta le spese per l’educazione leggermente al di sotto del 4% del Prodotto interno lordo (Pil), un tasso ritenuto dignitoso per un Paese in via di sviluppo, ma inconsistente per un Paese così ricco come la Cina. A causa dei salari bassi e della povertà, l’educazione continua a costare molto cara e l’80% dei figli dei contadini abbandona la scuola per le difficoltà a pagare libri, quaderni, scuola. Personalità dell’Accademia delle Scienze sociali affermano che anche quest’anno la parte maggiore degli stanziamenti andranno alle città, dove vive il 20% della popolazione, mentre ai contadini andranno le briciole.

Lo stesso si può dire della sanità, che va a migliorare l’offerta nelle città, ma dimentica gli obsoleti dispensari delle campagne.

Una parte del discorso di Wen è stato dedicato alla crisi economica internazionale e alle possibili ricadute sulla nazione. “La Cina – ha detto Wen – si trova in un momento critico… e dobbiamo essere ben preparati ai cambiamenti dell’ambiente [economico] internazionale e divenire più abili nel disinnescare i rischi”. “Le incertezze nell’ambiente mondiale – ha continuato – e i rischi potenziali sono cresciuti”.

Wen ha citato espressamente la profonda crisi dei crediti subprime negli Usa, il deprezzamento del dollaro, l’incremento nei prezzi del petrolio e delle altre materie prime. “Tutto questo – ha aggiunto – potrebbe colpire lo sviluppo della Cina in modo negativo”.

La crisi dei crediti negli Stati Uniti non sembra finora toccare il mondo finanziario cinese. Ma essa potrebbe segnarlo in modo indiretto.

Il boom economico cinese si basa molto sull’esportazione e gli Usa sono il secondo partner commerciale della Cina, dopo l’UE. La crisi finanziaria americana potrebbe innescare una diminuzione delle esportazioni, essendo gli Usa il più grande cliente dei beni prodotti in Cina.

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