30/06/2011, 00.00
CINA
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Inflazione in Cina: la carne di maiale cresce del 70% in un anno

Alimento essenziale della cucina cinese; il suo aumento sembra non avere limiti. I forti aumenti degli alimenti falcidiano il potere di acquisto delle famiglie medie e ampliano il divario tra ricchi e poveri. Il risultato è l’alto numero di proteste di piazza esplose nelle scorse settimane.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il prezzo della carne di maiale è aumentato del 70% in un anno e continua la corsa, trascinando una forte inflazione per i generi alimentari che erode con rapidità il potere di acquisto delle famiglie con redditi medi o piccoli. Il governo intanto continua a celebrare il forte sviluppo del Paese, ma non mostra di sapere come fermare l’inflazione, che rischia di scatenare sempre maggiori proteste di piazza.

Il maiale, alimento essenziale della cucina cinese, ha superato i prezzi record del 2008, secondo i dati del ministero del Commercio. Ma nelle grandi città il prezzo è maggiore. Il sito soozhu.com, che raccoglie i dati di oltre 3mila fonti nel Paese, indicava ieri che il prezzo dei maiali da macello era salito addirittura dell’85% dal giugno 2010.

La situazione è grave anche perché nelle scorse settimane i rivenditori di carne di maiale hanno cercato animali da macello in tutto il Paese per ottenere prezzi migliori, rivolgendosi soprattutto alle meno care province nordorientali. I commercianti locali parlano di lunghe file di autocarri arrivati a caricare tutto quanto possibile. Esaurite queste fonti alternative e livellatisi i prezzi, è alta la possibilità che gli aumenti proseguano.

Quest’anno la produzione è stata anche inferiore, dopo che i forti aumenti dei costi di produzione hanno indotto molti allevatori a cambiare produzione, nonché quale conseguenza delle grave epidemia suina dello scorso inverno. Esperti dicono che per aumentare in modo significativo la produzione occorrono circa 3 anni.

Ma il prezzo record del maiale è solo il dato eminente di un settore alimentare che registra un’inflazione dell’11,7% a maggio, rispetto a quella generale del 5,5% a maggio e che si prevede intorno al 6% a giugno. La produzione di riso, altro alimento base, è stata flagellata dapprima dalla forte siccità che ha colpito per mesi il bacino del fiume Yangtze, e poi da violenti nubifragi che hanno inondato campi e villaggi e danneggiato 338mila ettari di coltivazioni solo in Jiangxi e Hunan. Nei primi 5 mesi del 2011 la Cina ha importato circa 300mila tonnellate di riso, il doppio del 2010.

Le autorità dichiarano ottimismo e prevedono per il 2011 una produzione di 197,6 milioni di tonnellate di riso, 1% di più rispetto al 2010, che aveva comunque visto una forte diminuzione della produzione rispetto agli anni precedenti.

Nel Paese sono scoppiate negli ultimi mesi violente proteste di piazza per motivi economici. Esperti indicano che in Cina nel 2010 ci sono state oltre 180mila proteste di massa, soprattutto per motivi quali la diffusa corruzione, gli espropri di terre e il continuo aumento dei prezzi dei generi alimentari.

Il governo, non riuscendo a frenare l’inflazione, vuole imporre prezzi massimi: a marzo l'Amministrazione statale per il grano ha indicato un limite di 102 yuan per 50 chilogrammi di riso indica, +9,7% rispetto a un anno prima. Ma fonti commerciali indicano che i coltivatori potrebbero chiedere prezzi tra 110 e 115 yuan.

Intanto il Centro di Informazione statale ha previsto che la crescita del Prodotto interno lordo del primo semestre 2011 sarà intorno al 9,5%. Ma l’indice dei prezzi al consumo è stimato essere di +5,3% nel semestre, dati che confermano come si aggravi sempre più il divario di una Cina a due velocità: mentre molte grandi aziende, soprattutto statali, proseguono un robusto sviluppo, l’inflazione falcidia i redditi di centinaia di milioni di cinesi di ceto medio, spingendoli verso la povertà. Se il governo fisserà prezzi imposti per gli alimenti, colpirà centinaia di milioni di contadini, che rischiano di produrre senza guadagno, se non in perdita, e dirigeranno altrove la produzione. Tra l’altro parecchi problemi agricoli sono strutturali, come la scarsità d’acqua troppo legata alle piogge e il diffuso inquinamento in terre e fiumi di molte zone del Paese.
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