15/12/2005, 00.00
IRAQ
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Iraq, novità e incognite del primo voto sunnita

La comunità, finora contraria alle elezioni, si reca alle urne e prende le distanze dal terrorismo. Analisti avvertono: forse preferenze andranno ad Allawi più che alle liste strettamente sunnite.

Baghdad (AsiaNews) – Nelle code davanti ai seggi elettorali oggi in Iraq c'è qualcosa di nuovo rispetto alle precedenti consultazioni: gli elettori sunniti. Stanno partecipando alle votazioni per eleggere il primo parlamento con mandato completo dalla caduta dei Saddam Hussein.

Nella provincia sunnita di Anbar - ovest di Baghdad - ritenuta tra le più delicate, la situazione è di relativa calma: per motivi di sicurezza sono aperti 162 su 207 seggi elettorali. L'affluenza sembra comunque già maggiore del 2% registrato il 30 gennaio. "È un giorno felice per tutti gli irakeni" dichiara Hamed Abbas, arabo sunnita funzionario del governo locale, che ha appena votato.

La partecipazione dei sunniti, che non si erano recati alle urne a gennaio, oltre a essere una novità è anche un evento denso di aspettative e incognite per il futuro dell'Iraq. All'inizio dell'anno l'invito all'astensione e le minacce della guerriglia contro gli elettori avevano portato la comunità sunnita ad avere solo il 6% dei seggi nell'Assemblea nazionale.

Da allora le posizioni di questa minoranza, abituata sotto Saddam a governare il Paese, sono gradualmente cambiate. Dopo la conferenza di riconciliazione irakena del Cairo (19-21 novembre) leader sunniti laici e religiosi hanno chiesto ai loro sostenitori di andare a votare e hanno preso pubblicamente le distanze dal terrorismo di Abu Musab al-Zarqawi, l'uomo di al-Qaeda in Iraq. Che ha rivendicato la bomba che stamattina è esplosa a Baghdad.

L'organizzazione sunnita più influente e legata alla "resistenza", la Association of Muslim Scholars, continua a giudicare illegittime delle elezioni condotte "sotto occupazione straniera", ma ha dichiarato che gli irakeni hanno il diritto di fare le loro scelte. Uno dei suoi esponenti di spicco Abd al-Ghaffour al-Samarrai, si è unito al gruppo dei circa mille religiosi sunniti che in una fatwa hanno chiesto di recarsi alle urne. Un altro membro, Mahmoud Mehdi al-Sumaydai, ha invitato gli irakeni a resistere all'occupazione, ma anche al "terrorismo mascherato" del giordano Zarqawi.

Secondo Saleh al-Mutlek, arabo sunnita candidato del Dialogo nazionale iracheno - uno dei 3 partiti interni alla coalizione sunnita del Fronte di concordia nazionale – le elezioni di oggi apriranno la strada ai negoziati tra sunniti e Usa per ridurre le violenze. Al-Mutlek ritiene che un accordo con gli americani sul ritiro delle truppe "toglierà ossigeno" a radicali e terroristi come Zarqawi. Funzionari governativi irakeni hanno fiducia che una forte rappresentanza sunnita in parlamento possa contribuire ai negoziati per cessate-il-fuoco locali e accordi di fiducia con i capi della guerriglia.

Nathan Brown, professore di scienze politiche e affari internazionali alla George Washington University, avverte che non è semplice fare previsioni sulle preferenze dell'elettorato sunnita, il quale non ha mai votato in passato. Secondo lo studioso, esperto di politica mediorientale, è possibile che molti voti non vadano alle liste strettamente sunnite, ma alla lista mista di Iyad Allawi (Lista nazionale irakena). 

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