12/09/2025, 11.08
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Iraq: la peggior siccità del secolo alimenta la crisi idrica, Eufrate a secco

I bassi livelli dei due fiumi principali, scesi al 27%, minacciano l’ecosistema. Ad acuire le criticità vi sono anche le dighe costruite a monte in Turchia e Iran. Il Pese riceve meno del 35% della quota che gli verrebbe in linea teorica assegnata. Bassora fra i centri più vulnerabili al cambiamento. Il crollo delle acque favorisce scoperte archeologiche.

Baghdad (AsiaNews) - Una delle annate più aride dell’ultimo secolo sta alimentando l’emergenza idrica e la peggiore carenza di acqua della storia recente dell’Iraq, conseguenza dei cambiamenti climatici che finiscono per inasprire fattori di criticità presenti da tempo nella regione. Storicamente basso, il livello dell’Eufrate minaccia l’ecosistema e la sopravvivenza del stessa del fiume. Per le autorità vi sono anche le dighe costruite a monte, in Turchia e in Iran, che hanno contribuito a ridurre fortemente la portata dei due principali corsi dell’antica Mesopotamia, con portata sempre più ridotta anche per il Tigri.

L’Iraq, nazione di 46 milioni di abitanti, subisce in pieno gli effetti del cambiamento climatico, con temperature in aumento, siccità ricorrenti e una diminuzione della portata dei suoi fiumi. Ad alimentare la crisi, secondo le autorità, vi sarebbero anche delle criticità esterne, col Paese che riceve meno del 35% della quota che gli verrebbe in linea teorica assegnata dal Tigri e dall’Eufrate.

L’impatto si fa sentire in particolare nel sud, dove la riduzione del flusso alimenta inquinamento delle acque e la rapida proliferazione di alghe. “Nelle ultime settimane, l’Eufrate ha conosciuto il suo livello d’acqua più basso da decenni” soprattutto nel settore meridionale, conferma Hassan al-Khatib dell’università di Kufa. Per mantenerne il flusso, il Paese rilascia più acqua dai suoi serbatoi di quanto ne riceva, misura che potrebbe non essere sostenibile a lungo termine. E quest’acqua proveniente da riserve che invecchiano provoca la proliferazione di alghe, esaurendo l’ossigeno e mettendo in pericolo la vita acquatica.

Il ministero iracheno delle Risorse idriche ha dichiarato che le attuali riserve nelle dighe e nei serbatoi rappresentano solo l’8% della capacità di stoccaggio. Nei giorni scorsi quello dell’Ambiente ha avvertito della crescita dell’inquinamento batterico e della presenza di alghe in vaste aree della provincia di Kerbala, nonché della “pessima qualità dell'acqua” nella vicina provincia di Najaf, nel centro del Paese. A Nassiriya, capoluogo della provincia di Dhi Qar (sud), un fotografo dell’Afp ha visto dei giacinti d’acqua fiorire nell’Eufrate.Presente in Iraq dagli anni ‘90, questa pianta invasiva si è sviluppata a causa del basso flusso d’acqua, di cui può assorbirne fino a cinque litri al giorno impedendo il passaggio di luce, sole e ossigeno essenziali per la vita.

L’Iraq sta vivendo il suo anno più secco dal 1933 col Tigri e l’Eufrate, che sfociano nel Golfo Persico, che hanno visto i loro livelli scendere fino al 27% a causa delle scarse precipitazioni e delle restrizioni idriche a monte. Fra le città più colpite nel sud vi è Bassora, centro portuale e petrolifero da 3,5 milioni di abitanti, particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici. Molti sono costretti a dipendere dalle consegne giornaliere di acqua per garantire la loro sopravvivenza e salute. Per gli esperti la crisi idrica è destinata a peggiorare, a meno che non vi siano azioni urgenti delle autorità. 

Bassora ha perso dalle 26 alle 30 specie marine diverse ”a causa dell’intrusione di acqua salata” ha detto Alaa Al-Badrani, esperto di risorse idriche. “Mentre la riduzione delle precipitazioni e l’aumento delle temperature sono sfide globali, la crisi idrica dell’Iraq è anche il risultato di restrizioni a monte e abbandono interno”, ha aggiunto Hayder Al-Shakeri, ricercatore nel programma Medio oriente e Nord Africa presso Chatham House. “Corruzione e interesse personale tra l’élite politica irachena indeboliscono la capacità istituzionale”, creando opportunità per i suoi vicini Turchia e Iran di spingere per accordi “che non necessariamente avvantaggiano” il Paese.

In un quadro di criticità, la mancanza di acqua ha permesso anche rilevanti scoperte archeologiche fra le quali una serie di tombe antiche emerse nel nord del Paese. Di recente gli esperti e studiosi hanno rinvenuto circa 40 tombe che dovrebbero avere almeno 2300 anni, lungo le rive della diga di Mosul, nella regione di Khanke. Il luogo di sepoltura, hanno spiegato gli archeologi, risale al periodo ellenistico, che seguì l'istituzione dell’impero seleucide nel 312 a.C. I frammenti di tomba sono stati scoperti per la prima volta nel 2023, col rinvenimento di cinque siti.

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