02/01/2012, 00.00
ISRAELE – PALESTINA
Invia ad un amico

Israele e Palestina si incontrano in Giordania. Dubbi su una ripresa ufficiali dei negoziati

L’incontro si terrà domani ad Amman. Esso è stato voluto dal re giordano e dal Quartetto per il Medio Oriente. Lo scopo è ricreare le condizioni per i futuri colloqui di pace fermi dal 2010 per il rifiuto di Israele a bloccare gli insediamenti. L’opinione di Bernard Sabella, professore all’Università di Betlemme.
Tel Aviv (AsiaNews) – Riprendono ad Amman (Giordania) i colloqui fra Israele e Palestina a oltre un anno dalla fine dei negoziati ufficiali fermi dal settembre 2010, dopo il no di Tel Aviv a bloccare gli insediamenti dei coloni. Saeb Erekat, negoziatore della Palestina, e Isaac Molho, inviato del Premier israeliano Netanyau si incontreranno domani nella capitale giordana. L’incontro è sostenuto da Abdullah II, re di Giordania e dal Quartetto per il Medio oriente - Russia, Stati Uniti, Onu e Unione Europea – per trovare un’intesa fra le parti tale da consentire la ripresa del dialogo. Tuttavia, fonti ufficiali israeliane e palestinesi hanno minimizzato le possibilità di negoziati nel breve periodo. Oggi, Erekat ha sottolineato che i dialoghi riprenderanno solo se Israele fermerà gli insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Il governo israeliano ha risposto dicendo che non vuole precondizioni al dialogo.

A complicare la ripresa dei negoziati, vi sono anche i tentativi di riconciliazione fra Hamas e Fatah, da sempre osteggiati dallo Stato di Israele. ieri sera, Nabil Shaath, membro del direttivo del partito di al-Fatah, e' giunto nella Striscia di Gaza per incontrare i capi di Hamas e proseguire le trattative.

Secondo Bernard Sabella, palestinese e docente all’Università pontificia di Betlemme, “l’incontro di domani è buon tentativo per far ripartire i negoziati fra israeliani e palestinesi”. Egli sottolinea che l’apertura o meno del dialogo è però in mano al governo israeliano: “Finché lo Stato di Israele non si impegnerà a fermare le colonie e le demolizioni nei territori palestinesi volute dall’ala conservatrice, dubito che vi saranno degli sviluppi”. “Molti politici – aggiunge – continuano a considerare la Palestina come territorio dello Stato di Israele e ciò sbilancia a favore di Tel Aviv qualsiasi tentativo di negoziazione”.

Sabella guarda però con speranza ai movimenti israeliani che contestano gli insediamenti e la continuazione del muro di confine. “Questi gruppi – afferma – sostengono che la costruzione del muro e il controllo militare dei territori ha reso i palestinesi cittadini di serie B e premono affinché il governo cambi posizione”. “A tutt’oggi – afferma – nessuno è più interessato al processo di pace. Il governo israeliano ha pensato solo a risolvere i suoi problemi politici interni e non a ripensare una strategia di dialogo. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, che nei prossimi mesi dovranno affrontare la campagna elettorale. Tuttavia il gesto della Giordania è un segno di speranza per il futuro”. (S.C.)


TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Israele, un call center (finanziato dallo Stato) vende abitazioni illegali in Cisgiordania
31/10/2013
Leader Palestinese: La guerra di Gaza finirà solo se si aprono i dialoghi di pace
01/08/2014
Abbas chiede il rilascio di Marwan Barghouti e di altri prigionieri
21/03/2014
Tensione alta a Gerusalemme dopo gli incidenti di ieri
01/03/2010
Amman: Basta violenze sulla Spianata delle Moschee, mettiamo delle telecamere
21/03/2016 08:59


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”