20/08/2010, 00.00
INDIA
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Kashmir, gruppi islamici costringono i sikh alla conversione

di Nirmala Carvalho
Lettere anonime ricevute dai sikh chiedono anche di unirsi alla lotta per la separazione del Kashmir. Per Ali Ashgar Engineer, musulmano indiano, i responsabili sono terroristi pakistani. Per Predhuman Joseph Dhar, indiano del Kashmir convertito al cattolicesimo, il problema è da sempre religioso: vogliono islamizzare il Kashmir.

Srinagar (AsiaNews) – “Convertiti all’islam e unisciti alla lotta contro le uccisioni di civili o lascia la Valle”: è il contenuto delle lettere anonime che molti membri della comunità Sikh del Kashmir hanno ricevuto in questi giorni.

 Una delle lettere recita: “Se tu prendi parte alle gioie qui [in Kashmir], perché non condividi anche il dolore dei civili? Sappiamo che sei spaventato dalle pallottole… Protesta nei gurdwara [luogo di culto dei sikh, ndr] o abbandona il Kashmir”.

 La valle del Kashmir è una regione montuosa contesa tra Pakistan e India. Il Jammu-Kashmir si trova nella parte orientale della valle ed è uno degli Stati di giurisdizione indiana. Si verificano spesso scontri tra separatisti musulmani, che vogliono l’annessione al Pakistan, ed esercito indiano.

 Ieri, Syed Ali Shah Geelani, leader dei separatisti, ha rassicurato i Sikh, dicendo di ignorare le lettere e di non sentirsi spaventati. Ali Ashgar Engineer, musulmano indiano e responsabile del centro Studi sulla società e il secolarismo di Mumbai, conferma ad AsiaNews le parole di Geelani: “Le lettere sono anonime e Geelani in persona ha condannato l’accaduto e ha rassicurato i Sikh. Gli estremisti non sono dietro a queste lettere, sono stati i terroristi del Pakistan”.

 “In più - continua Engineer - vado spesso in Kashmir e mai i pundit sono stati danneggiati dai musulmani del Kashmir. La maggior parte della gente in Kashmir è contro la violenza, si oppone al terrorismo e alla radicalizzazione”.

 Non è della stessa opinione Predhuman Joseph Dhar, pandit [setta di bramini indù originari del Kashmir, ndr] convertito al cattolicesimo 16 anni fa, che ha dovuto rifugiarsi in Jammu per fuggire dagli islamici: “La stessa cosa che succede ora ai sikh, è successa ai cattolici negli anni ’90,. Ecco perché vivo in Jammu. La natura degli attuali scontri non è politica, ma religiosa. Vogliono islamizzare il Kashmir. La Chiesa non ha mai compreso questo processo e non si è mai preoccupata dei cattolici che sono dovuti scappare dalla valle”.

 Dhar ricorda la vicenda di p. Jim Borst, unico missionario olandese del Mill Hill nella valle del Kashmir, che ha ricevuto nel luglio scorso una lettera di espulsione dall’India. P. Borst è impegnato nelle strutture educative e sanitarie dell’area dal 1963, ma forse dovrà lasciare il Paese.

 La storia personale di Dhar conferma la difficile situazione del Kashmir, per quanto riguarda le conversioni. “Poiché sono un pandit del Kashmir - racconta ad AsiaNews - nel dicembre del 1989 ho dovuto lasciare la mia casa e il mio cuore, e rifugiarmi con la mia famiglia in Jammu, insieme ad altre 4 milioni di persone. Non ho potuto portare niente con me. Quando mi sono  convertito sono stato diseredato e tutto quello che avevo accumulato nei cinque anni prima del mio Battesimo è così andato perso. Tutto, tranne il mio cane che ho portato con me durante la fuga”.

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