31/08/2020, 08.56
IRAQ - ISLAM
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Kerbala, fra lacrime e mascherine anti-Covid-19 gli sciiti celebrano l’Ashura

Migliaia di pellegrini si sono riuniti nella città santa per ricordare la morte dell’imam Hussein. Le autorità hanno ridimensionato presenze ed eventi a causa dell’emergenza coronavirus. All’interno alcuni riti tradizionali potrebbero però favorire la diffusione del contagio. L’ayatollah Khamenei ha pregato da solo nella sua residenza.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Migliaia di pellegrini sciiti, in lacrime e con le mascherine come prevedono le norme di contenimento della pandemia di nuovo coronavirus, si sono riuniti ieri nella città santa di Kerbala per celebrare la festa dell’Ashura. La ricorrenza celebra l’uccisione dell’imam Hussein da parte delle forze del Califfo Yazid nel 680 d.C., uno degli eventi centrali dell’islam. La sua morte si inserisce nel contesto della disputa sulla successione al profeta Maometto, che si è poi conclusa con la divisione fra sunniti e sciiti.

Ogni anno milioni di sciiti di tutto il mondo giungono in Iraq per commemorare le origini della loro fede, pranzare, pregare e riunirsi per discutere. Tuttavia, a causa dell’emergenza globale innescata dalla pandemia di Covid-19, le autorità irakene (e iraniane) hanno ridimensionato eventi e cerimonie, limitando il più possibile gli accessi. Nella regione, il Paese è secondo dopo l’Iran per numero di vittime (quasi 7mila) da coronavirus. 

Piccoli gruppi di pellegrini si sono riuniti nei vasti cortili all’esterno della principale moschea di Kerbala, indossando il consueto colore nero del lutto e con la recente aggiunta di maschere e guanti medici. Fra la folla si potevano scorgere squadre di operatori del santuario intenti a spruzzare spray disinfettante o a distribuire maschere ai (pochi) visitatori a viso scoperto. Per accedere al santuario i fedeli dovevano misurare la temperatura, davanti a cancelli simili a metal detector. All’interno, i segni sul pavimento in moquette indicavano la distanza da mantenere fra i fedeli in preghiera.

Tuttavia, nell’enclave in cui è sepolto l’imam Hussein, i pellegrini hanno continuato - come da tradizione - a premere i volti (privi di mascherine) contro la griglia ornata che li separa dal mausoleo. Altri visitatori piangevano, asciugandosi il viso a mani nude forse ignari del fatto che questo è uno dei modi principali per favorire la diffusione del contagio.

Il vicino Iran, la principale potenza sciita al mondo, che di solito invia decine di migliaia di pellegrini a Kerbala, è la nazione del Medio oriente più colpita dalla pandemia, con oltre 21mila morti per Covid-19. Quest’anno la Repubblica islamica ha vietato le tradizionali marce dell’Ashura, cerimonie al coperto, spettacoli musicali e banchetti, trasmettendo invece i vari rituali religiosi sulla televisione di Stato. Anche il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, ha pregato da solo indossando una maschera nella grande moschea vuota all’interno della sua residenza.

Nel Libano colpito dalla crisi economica, politica e sanitaria, e che questo mese ha registrato una escalation nei contagi di nuovo coronavirus, i movimenti sciiti di Hezbollah e Amal hanno annullato le grandi processioni previste dall’Ashura. I loro leader si sono rivolti ai fedeli, chiedendo di seguire i sermoni online e attraverso i canali media legati alle due formazioni. 

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