24/06/2009, 00.00
IRAN
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Khamenei: L’Iran non cederà alle pressioni sulle elezioni

Il grande ayatollah riafferma che non si piegherà alle manifestazioni, ormai sempre soffocate con la violenza. Per oggi pomeriggio si prevede una dimostrazione davanti al parlamento. Rezai ritira le sue denunce di brogli alle elezioni. Domani giornata di lutto.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) – La guida suprema Ali Khamenei ha escluso che il governo possa ritornare sui risultati delle elezioni anche sotto le pressioni interne ed internazionali. Parlando ad un incontro con i parlamentari, egli ha affermato che “né il sistema, né il popolo si arrenderanno alle pressioni, a nessun costo”. Ma intanto per oggi è pianificata un’altra manifestazione davanti al parlamento.

La presa di posizione di Khamenei viene un giorno dopo che il Consiglio dei Guardiani ha escluso nuove elezioni in Iran, seppellendo le critiche di molti che accusano di brogli le elezioni presidenziali tenutesi il 12 giugno.

Per quasi una settimana centinaia di migliaia di persone si sono radunate a Teheran e in altre città per manifestazioni di protesta. Khamenei e il ministero degli interni hanno minacciato di conseguenze gravi chi osava inscenare “raduni illegali”. In una settimana almeno 17 persone sono state uccise, alcune da scontri con i basej - i volontari della rivoluzione, fedeli al presidente Ahmadinejad – altre con la polizia.

Le manifestazioni dei giorni scorsi sono la sfida più cocente al regime iraniano e alla leadership di Khamenei, schierato in modo completo con Ahmadinejad che, secondo i risultati ufficiali avrebbe vinto le elezioni. Oltre alla violenza e alla retorica verso i dimostranti, la leadership continua a criticare Grane Bretagna, Usa e la comunità internazionale di fomentare disordini nel Paese. Per questo due diplomatici britannici sono stati espulsi da Teheran e Londra in risposta ha espulso due diplomatici iraniani.

Ma è sempre più evidente che le manifestazioni e la risposta violenta del regime sono il segno di una lotta la vertice che vede una parte degli ayatollah schierati con il potente Hashemi Rafsanjani e una parte con Khamenei e Ahmadinejad.

Fino a ieri i tre candidati perdenti alle presidenziali avevano presentato oltre 600 denunce per brogli al Consiglio dei Guardiani. Quest’oggi Mohsen Rezai, ex capo dei pasdaran, ha ritirato le sue denunce. L’altro candidato, divenuto il simbolo dell’opposizione, Mir Hossein Mousavi, ha chiesto nuove elezioni e domanda alla popolazione di dimostrare la propria insoddisfazione, ma si presenta in pubblico molto raramente. Molti suoi collaboratori, politici e giornalisti, sono stati arrestati.

Il sito ufficiale di Moussavi riporta che oggi pomeriggio in ogni caso è in programma una manifestazione davanti al parlamento iraniano. Allo stesso tempo, Moussavi prende le distanze dal raduno, dicendo che esso è indipendente e non organizzato da lui. Mehdi Kharroubi, l'altro candidato che ha perso, ha lanciato per domani una giornata di lutto per i morti delle manifestazioni di questi giorni.

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