Kovithavanij: dialogo col Buddhismo e Chiesa missionaria nel magistero del cardinale thai
L’arcivescovo emerito di Bangkok ha guidato la Chiesa cattolica thailandese con attenzione alla missione e al dialogo interreligioso. Figura centrale nella fondazione della Thai Missionary Society - sostenuta dal missionario del Pime p. Adriano Pelosin - ha promosso la vicinanza ai poveri e l’apertura verso la maggioranza buddhista. Sarà tra i cardinali elettori al prossimo Conclave.
Roma (AsiaNews) - Sono due i punti cardinali che hanno contraddistinto la bussola del magistero del card. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo metropolita emerito di Bangkok, Thailandia: l’attenzione alla Chiesa missionaria e la promozione del dialogo con il Buddhismo (di cui fa parte il 95% circa della popolazione). A parlarne ad AsiaNews è p. Adriano Pelosin, missionario del Pime originario di Loreggia (Padova, Italia), in Thailandia dal 1978. “Da oltre 40 anni siamo amici, l’incontro con lui è stato provvidenziale per la crescita dell’istituto Thai Missionary Society, che ha portato sacerdoti in Cambogia, Laos e Taiwan”.
Kovithavanij è tra i 133 cardinali elettori che da mercoledì 7 maggio prenderanno parte in Vaticano al Conclave per eleggere il nuovo pontefice. È espressione di quella “periferia” cara a papa Francesco, valorizzata anche nella creazione di porporati provenienti dall’Asia. Bergoglio proprio in Thailandia si era recato nel novembre 2019, per una storica visita dopo quella di San Giovanni Paolo II del 1984. Proprio nella cattedrale dell'Assunzione di Bangkok centinaia di fedeli avevano partecipato alla Messa celebrata dal card. Kovithavanij. “Siate certi di essere il presente e il futuro della Chiesa e della società thailandese”, aveva detto Francesco rivolgendosi ai giovani.
Il card. Kovithavanij, 75 anni lo scorso giugno, è nato a Ban Rak, arcidiocesi di Bangkok, nel 1949. Si è formato nel seminario di San Giuseppe a Sampran e ha svolto studi filosofici e teologici presso la Pontificia università Urbaniana - dal 1970 per sei anni - risiedendo presso il Collegio Urbano a Roma. È stato ordinato sacerdote nel 1976. È il secondo porporato della storia della Chiesa thailandese, dopo il suo predecessore sulla cattedra di Bangkok, Michael Michai Kitbunchu. Lo scorso giugno - per raggiunti limiti di età, come disposto dal Codice di diritto canonico - papa Francesco aveva accettato le sue dimissioni. Contestualmente è cessato anche il suo ruolo di presidente della Conferenza episcopale della Thailandia. Arcivescovo della capitale dal 2009, è stato creato cardinale da Bergoglio nel 2015.
Continuando a parlare dell’istituto missionario, p. Adriano Pelosin aggiunge che la sua fondazione è stata facilitata e desiderata anche dal card. Kovithavanij. “È stata istituita come associazione di preti per la missione, dipendente dall'arcidiocesi di Bangkok. Lui è stato molto strumentale alla fondazione di questo istituto missionario, voluto dalla Conferenza episcopale thailandese già nel 1986. Adesso i missionari sono una ventina, operano soprattutto nel nord della Tailandia, tra le tribù dei monti”, racconta. L’arcivescovo metropolita emerito di Bangkok ha anche contribuito a dare un luogo all’ente missionario: la chiesa dedicata a San Marco a Pathum Thani, regione centrale della Thailandia. “Tanta gente nelle baraccopoli ci conosce: circa 200 giovani vengono a giocare e a svolgere attività nella chiesa - aggiunge -. Kovithavanij desiderava che ogni parrocchia avesse queste attività. Mi è sempre stato vicino per qualsiasi cosa, ci parlavamo molto apertamente”.
Il magistero del card. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij è inevitabilmente calato nel contesto thailandese, dove la più grande comunità cattolica risiede a Bangkok e conta circa 100mila fedeli. “Le diocesi sono attente ai fedeli cattolici, i preti sono molto bravi, ma non sono molto aperti all’evangelizzazione, faticano ad aprirsi a nuove comunità - spiega Pelosin -. Parlo di poveri, buddhisti: è certamente un limite anche culturale. Questa è la sfida della Chiesa in Thailandia: trovare i modi per comunicare la bellezza della fede incarnata, come ci ha insegnato papa Francesco, delle azioni di bontà, misericordia, accoglienza e apertura verso gli ultimi”. “Dietro i grattacieli di Bangkok è pieno di povera gente, miserabili, schiavi in tutti i sensi - continua - che hanno bisogno di essere guardati, di essere visti, di essere considerati. La Chiesa cattolica ha tutto da offrire, non gli manca nulla, ma è chiusa. Aprire le porte: è questa la sfida della Chiesa locale”.
Kovithavanij ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 2 giugno 2007, proprio dal suo predecessore a Bangkok Kitbunchu. Da arcivescovo metropolita della capitale ha partecipato al Sinodo dei vescovi nel 2012: in questa occasione il suo intervento ha riguardato proprio il ruolo delle comunità ecclesiali nel dialogo con le comunità buddhiste. “Ha aiutato moltissimo lo sviluppo dell’evangelizzazione", aggiunge p. Adriano Pelosin parlando del card. Kovithavanij, che considera "grande amico". "Ha chiesto in modo forte ai preti diocesani di aprire nuove missioni attorno alle loro parrocchie, di aprirsi ai buddhisti, soprattutto ai poveri, incontrando sempre molte difficoltà e fatiche”.
Promotore del dialogo con le regioni nel Sud est asiatico, l’arcivescovo emerito ha quindi facilitato le relazioni con la maggioranza religiosa del suo Paese. La sera del 29 aprile la comunità buddhista thailandese ha ricordato il defunto papa Francesco con una commemorazione presso il tempio Wat Pho di Bangkok. Il momento ha confermato il rispetto che intercorre tra cattolici e buddhisti, cresciuto nel tempo e sicuramente curato e facilitato da Kovithavanij; ad esso hanno partecipato rappresentanti di entrambi i gruppi, tra cui alti membri della Chiesa cattolica thailandese, come mons. Vira Arpondratana. “Ogni volta, mi accoglieva con il calore di un vecchio amico”, ha detto Somdet Phra Maha Thirachan, abate del tempio Yannawa, ricordando Bergoglio.
13/03/2013