24/03/2005, 00.00
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Kyrgyzstan, sarà vera rivoluzione?

Usa e Russia sono interessate a evitare sconvolgimenti politici nel paese.

Bishkek (AsiaNews) – "Si tratta di proteste e lotte fra clan e gruppi di potere, senza grandi pretese politiche". Con queste parole un analista politico dell'Asia centrale commenta le dimostrazioni di questi giorni in Kyrgyzstan.

L'opposizione contesta i risultati del voto del 13 marzo che hanno assegnato solo 6 dei 75 seggi ai partiti contrari al presidente Akayev.

Iniziate nel sud del paese, le manifestazioni hanno raggiunto anche la capitale Bishkek: questa mattina circa 7 mila persone hanno marciato per le vie della capitale gridando slogan contro Akayev e chiedendo le sue dimissioni. Nei giorni scorsi il presidente aveva nominato il capo della polizia di Bishkek, Keneshbek Dushebayev, nuovo ministro degli Interni.

Le dichiarazioni di Dushebayev sono state contraddittorie: al'inizio ha dichiarato che "il nostro primo compito è ristabilire l'ordine in tutte le regioni, in stretta osservanza della Costituzione" sottolineando che "la legge ci dà ogni diritto di azione, compreso l'uso della forza e delle armi". In seguito ha dichiarato: "Non darò mai l'ordine di usare le armi contro la gente pacifica". 

"Quelle in Kyrgyzstan non sono proteste di natura islamica fondamentalista" spiega l'analista, che ha voluto mantenere l'anonimato per motivi di prudenza. "Se fosse così, il potere centrale – appoggiato da Usa e Russia – non esiterebbe a fare piazza pulita: la paura dell'integralismo musulmano è molto forte qui in Asia centrale". L'osservatore ritiene che, se confermate, le 7 mila persone oggi in piazza a Bishkek "sono un numero grandissimo in un paese che conta 5 milioni di abitanti e dove la gente è molto passiva, con un forte senso di omaggio al potere costituito".

Quello che manca al Kyrgyzstan, come anche in tutte le ex-repubbliche sovietiche – secondo l'analista interpellato da AsiaNews – "è una tradizione politica che faccia nascere partiti liberali o popolari alternativi ai presidenti eredi del dominio sovietico. Sia i presidenti al potere oggi che i vari gruppi di opposizione si sono formati alla scuola del Partito comunista dei tempi dell'Urss, per cui non vi sono grandi diversità di impostazione". Akayev, anzi, "è uno dei meno politicizzati fra i presidenti delle ex-repubbliche sovietiche, visti i suoi trascorsi da scienziato".

"Ora sarà molto importante" continua l'analista "vedere cosa faranno Usa e Russia rispetto alle proteste di piazza di questi giorni". Entrambi gli stati hanno importanti basi militari in Kyrgyzstan: proprio quella di Manas è stata usata dall'aviazione americana per le missioni in Afghanistan contro il regime talebano. "Non credo che gli Usa appoggeranno le dimostrazioni né eventuali rivoluzioni come avvenuto in Georgia e Ucraina" conclude l'osservatore. (LF)
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