L'invettiva islamica contro il botox in Tagikistan e Turkmenistan
Chirurgia estetica ed abbigliamento femminile nel mirino delle autorità in Asia Centrale. ll mufti di Dušanbe in un sermone diventato virale condanna duramente le iniezioni, ad Ašgabat la polizia ferma le donne "con trucco eccessivo". La sociologa Anora Sadykova: "Campagne create ad arte per evitare discussioni sulla disoccupazione, sulla corruzione e sull’aumento dei prezzi”.
Dušanbe (AsiaNews) - Un predicatore tagico ha detto in questi giorni che per le “iniezioni di bellezza” le donne dovranno rispondere nell’altra vita. Mentre nel vicino Turkmenistan per le operazioni cosmetiche il rischio non è soltanto la punizione celeste, ma una repressione molto terrestre: le donne con le labbra rigonfie e le ciglia allungate non vengono ammesse sui voli internazionali. Il presidente del Consiglio degli Ulema e muftì del Tagikistan, Saidmukarram Abdulkodirzoda, si è pronunciato con durezza contro la “moda del botox”, i riempitivi e le operazioni di chirurgia plastica tra le donne, e il video del suo sermone è stato diffuso sul canale YouTube del Centro islamico tagico, con decine di miglia di visualizzazioni.
Il muftì ha definito le procedure cosmetiche come haram, cioè proibite dall’islam, e ha invitato i fedeli a “migliorare il proprio comportamento, non l’aspetto esteriore”, condannando le punture e le operazioni in quanto “il corpo è un bene affidato da Allah”, e a Lui bisognerà poi rendere conto. La retorica religiosa viene rinforzata da limitazioni statali ad ampio raggio, in quanto l’anno scorso in Tagikistan è stata irrigidita la politica sugli abiti femminili, quando nella primavera del 2024 il presidente Emomali Rakhmon ha firmato le modifiche alla legge sul “ripristino delle tradizioni, delle solennità e dei rituali”, proibendo di fatto “l’importazione, la propaganda e la vendita di abiti che non corrispondono alla cultura nazionale” e imponendo pesanti multe, tra 8 mila e 57 mila somoni (tra 800 e 6 mila dollari Usa ndr).
I generi di abiti non sono specificati nel testo della legge, facendo riferimento sostanzialmente ai canoni vestiari mediorientali islamici, usando la formula “abiti estranei”. Alle donne in Khidžab viene addirittura impedito di entrare nelle strutture sanitarie finché non si sistemano il foulard sulla testa “alla tagica”, con il nodo posteriore. Non corrispondono ai canoni nazionali le gonne corte e i reggiseni troppo stretti. A luglio 2024 i poliziotti hanno arrestato due giovani donne per aver pubblicato su Instagram delle pose in abiti succinti, dichiarando che in questo modo “offendono l’onore delle donne e delle madri tagiche”.
Anche in Turkmenistan l’aspetto esteriore della donna è stato sottoposto a regolamenti statali, con controlli anche molto severi soprattutto dopo il passaggio dal presidente-padre Gurbanguly Berdymukhamedov al figlio Serdar nel 2022, con la proibizione del trucco troppo evidente, della tintura dei capelli in colori chiari, dell’allungamento delle ciglia, delle unghie e delle iniezioni di botox. Nel 2023 a Mari sono state arrestate due donne accusate di aver scelto “abiti non adeguati per le turkmene”, in quanto “mezzo seno era esposto alla vista”, e la proibizione ai voli internazionali viene spiegata con l’impossibilità di riconoscere le persone con i sistemi di sicurezza se “l’aspetto esteriore è stato distorto”.
Il deputato del parlamento Serdar Arazov ha spiegato che i divieti “si basano sulle norme sanitarie”, e in nessun modo intendono limitare i diritti delle donne, che devono essere “adeguatamente informate” al riguardo. La polizia effettua controlli per le strade, fermando le donne con trucco eccessivo o abiti non conformi; viene verificata una presunta corrispondenza alle “fondamenta della turkmenicità” non solo per l’aspetto, ma per l’intero stile di vita e le abitudini quotidiane. Decine di donne hanno perso il lavoro, soprattutto le hostess e le operatrici ferroviarie, per l’aspetto troppo “estraneo” alla morale.
Come afferma Anora Sadykova, sociologa di Dušanbe, “le pretese sul trucco e sui vestiti servono a evitare discussioni sulla disoccupazione, sulla corruzione e sull’aumento dei prezzi”, e con la scusa della difesa della cultura nazionale si costruiscono immagini della “donna ideale sottomessa, modesta e senza libertà di espressione”. Elementi simili del controllo particolare delle donne, mentre agli uomini si permette quasi tutto, si verificano anche in Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan, spesso usando l’argomento delle “tradizioni nazionali” anche per limitare l’influsso dell’islam troppo radicale.
20/01/2024 12:15
02/05/2023 08:51
27/09/2017 08:40





