16/10/2006, 00.00
INDONESIA
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L'Indonesia chiede verità sulla morte del pastore e sugli scontri di Poso

di Mathias Hariyadi

Cattolici, protestanti, musulmani e attivisti per i diritti umani condannano l'omicidio del reverendo Kongkoli, avvenuto a Palu stamattina: ora le autorità facciano luce sui responsabili di questo atto e sulle violenze del 1999-2001. Bomba a Poso: per ora nessuna notizia di feriti.

Jakarta (AsiaNews) – La Chiesa cattolica, i cristiani indonesiani, insieme a gruppi per i diritti umani, organizzazioni musulmane e autorità politiche condannano l'omicidio del reverendo Irianto Kongkoli avvenuto stamattina a Palu, Sulawesi Centrali. Tutti a gran voce chiedono che venga fatta luce sui responsabili della violenze che da anni periodicamente colpiscono la zona.

"Istituire subito una taskforce indipendente che indaghi sui fatti" è l'invito rivolto alle autorità da p. Benny Susetyo Pr, segretario della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale indonesiana. "Senza un reale impegno del governo locale e di Jakarta – spiega il sacerdote cattolico – non raggiungeremo mai la pace e l'ordine a Poso". Proprio qui poche ore fa, nel villaggio a maggioranza cristiana di Kayamanya, è esplosa una bomba; ancora non si ha notizia di danni a cose e persone causati dall'esplosione. 

Dal 1999 al 2001 Poso e la provincia di Sulawesi Centrali sono state teatro di sanguinosi scontri tra cristiani e musulmani, che hanno fatto 2 mila vittime. Come responsabili di alcuni massacri del periodo, il 22 settembre scorso a Palu, sono stati fucilati tre cattolici. La loro morte ha riacceso la tensione nella provincia e c'è chi teme che l'avvicinarsi della festività musulmana dell'Idul Fitri (fine di Ramadan, 24 – 25 ottobre) porti a nuove violenze.

Il pastore Kongkoli, presidente del Central Sulawesi Churches of Synod (GKST), si era schierato apertamente contro l'esecuzione capitale dei tre cattolici. Oggi uomini armati lo hanno freddato con un colpo alla testa, mentre usciva da un negozio a Palu, davanti agli occhi della moglie.

Il vice sindaco di Palu, Suardin Suebu, ha definito l'assassinio un "brutale atto" di terrorismo. Hany Tikualo, presidente dell'Agenzia di Poso per la difesa dei diritti umani, ritiene che tutto sia stato orchestrato per diffondere terrore tra la popolazione.

L'Indonesian Churches of Synod (PGI), con sede a Jakarta, considera necessaria una "indagine che riveli il motivo dell'uccisione". Secondo il reverendo Andreas Yewangoe, tra i maggiori esponenti del PGI, l'omicidio di oggi "è un grave crimine, che ha il potenziale per distruggere la pace e l'ordine". "Chiediamo ai cristiani - aggiunge - di non reagire alle provocazioni fatte con questi atti di terrore, volti solo a mettere una contro l'altra le nostre comunità". La stessa intelligence nazionale (BIN) ritiene che dietro l'assassino del pastore ci sia l'intenzione di rovinare l'armonia interreligiosa.

Dure le condanne anche da parte della seconda organizzazione musulmana dell'Indonesia, il Muhammadiyah; il presidente Din Syamsudin dichiara che le forze di sicurezza "devono mantenere la pace, catturare e consegnare alla giustizia gli assassini" del reverendo Kongkoli.

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