11/09/2012, 00.00
IRAN
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L'Iran reagisce con la musica alla dittatura degli ayatollah

In tutto il Paese proliferano negozi di musica considerata illecita. Fra gli artisti Um Katlhoum, Bee Gees, Beatles, ma anche le hit moderne del momento. Per gli iraniani ascoltare brani proibiti è un modo per sentirsi vivi e andare avanti.

Teheran (AsiaNews/ Agenzie) -Um Katlhoum, Gogoosh, Amt Diab, Zaz, Abba, sono alcuni dei gruppi e cantanti che vanno a ruba nei negozi di musica clandestini di Teheran. Nonostante i rigidi controlli le tollerano discussioni anche accese su argomenti un tempo proibiti come politica, sanzioni dell'occidente e programma nucleare, ma vietano in modo categorico l'ascolto e l'acquisto e l'ascolto di musica non aderente ai dettami del regime degli Ayatollah. "Ascoltare musica ti mantiene vivo, anche quando pensi di essere morto", afferma Amir commerciante trentacinquenne specializzato nella compravendita di "musica illegale". "Ascoltare i testi di canzoni e artisti attivi prima della rivoluzione islamica - spiega - è per molti iraniani l'unico modo per guardare avanti e sperare".

I cantanti e i gruppi preferiti dai clienti di Amir vanno da Um Kalthoum , la più famosa cantante donna del mondo arabo, Edith Piaff e Haydeh, la più famosa cantante iraniana del XX secolo morta nel 1990 in esilio a Los Angeles (Usa). "Non solo è proibito ascoltare cantanti donne - sottolinea - ma anche performance di artisti pop contemporanei che parlano di amore, passione o argomenti considerati illeciti. La maggior parte dei musicisti e delle band occidentali sono bandite dagli scaffali dei negozi e lo sono anche molti artisti del mondo arabo". Fra i giovani spopola il film "No One Knows About Persian Cats" (nella foto), che racconta la storia dei gruppi undrground iraniani saliti alla ribalta nel 2009 con le proteste dei giovani dell'onda verde.    

Tuttavia vi sono grandi artisti anche fra quelli approvati dal regime.  I più richiesti sono Fear Zoland, cantante iraniano di origini Afghane, oppure Varoujou, artista armeno. "Davanti a persone straniere - racconta  - per evitare spiegazioni i miei clienti virano su questi nomi che sono comunque di ottima qualità". Ai suoi clienti, Amir offre una fornitura completa di musica su CD, unità flash o tramite il download diretto sui telefoni cellulari, ma anche performance live di qualche suo amico. In questo modo egli cerca di mantenere vivo il legame fra la musica tradizionale in voga prima della rivoluzione e le nuove forme d'arte delle nuove generazioni iraniane.

Secondo Amir, è triste che a causa di un diffuso sentimento anti-iraniano molti artisti siano caduti nell'oblio all'estero. Dopo la rivoluzione islamica del 1979, in molti sono emigrati negli Stati uniti, dove hanno continuato a scrivere e a cantare, mantenendo per alcuni anni una certa notorietà, soprattutto grazie alla facoltosa comunità iraniana in esilio, per poi essere dimenticati anche in patria.  

Il trentacinquenne iraniano spiega però che non è sufficiente una semplificazione delle soffocanti restrizioni imposte dal governo per quanto riguarda scelte sociali, culturi, libertà di stampa e pensiero. Il Paese ripartirà non appena l'occidente toglierà le sanzioni contro il programma nucleare, facendo uscire gli iraniani dall'isolamento, dando il via a un mutuo scambio culturale con il mondo. 

 

 

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