02/10/2013, 00.00
COREA DEL SUD
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La Chiesa di Jeju contro la nuova base navale: "Vinca la pace nella penisola coreana"

di Joseph Yun Li-sun
Il gruppo "Solidarietà cattolica per la pace a Jeju" (sostenuto dal vescovo mons. Kang) ha lanciato una campagna di messe "a oltranza" per fermare i lavori del governo per costruire un nuovo sito per i militari coreani e americani. Le suore presenti formano una catena umana e vengono portate via di peso dalla polizia.

Cheju (AsiaNews) - Una messa al giorno fino al 10 ottobre per bloccare i lavori della base navale di Gangjeong, nell'isola coreana di Jeju, e "per affermare il valore della pace sulla guerra, contro un governo che rischia di riportarci indietro di decenni". È lo scopo del gruppo "Solidarietà cattolica per la pace a Jeju", che il 30 settembre ha celebrato la prima funzione alla presenza di circa 500 fedeli. Le suore presenti all'incontro hanno formato una "catena umana" sedute su alcune sedie di plastica per impedire l'ingresso delle ruspe al sito della costruzione: sono state portate via di peso dalla polizia (v. foto), che sempre sedute le ha caricate su alcuni camion e riportate in convento.

Su quest'isola, che si trova nella parte sud della penisola, il governo sudcoreano ha intenzione di costruire una base per i marines nazionali e per quelli statunitensi. Come ha ricordato il vescovo della diocesi di Cheju (che comprende anche la grande isola) mons. Pietro Kang "questa deve essere una terra di pace, soprattutto alla luce degli Incidenti del 3 aprile. Portare ancora militari in questo luogo significa levare ogni senso alla morte di chi si è sacrificato per la libertà".

Il riferimento del presule è al massacro iniziato a Jeju il 3 aprile 1947: fino al 1954, quando la Corea del Sud era divisa fra la dittatura militare e la presenza statunitense, sull'isola sono morte migliaia di persone che facevano parte di gruppi civili armati contrari al governo sanguinario di Seoul. Grazie anche alla guida della Chiesa, la dittatura venne sconfitta e Jeju divenne un simbolo della resistenza.

L'isola si trova a sud della penisola, nello stretto di Corea ed è retta da un governo provinciale autonomo. È famosa per la natura incontaminata e per gli splendidi paesaggi. I dimostranti si oppongono alla costruzione della base navale anche per salvaguardare la sua ecologia e turismo. Il governo afferma invece che la nuova base navale, del costo di 970 milioni di dollari americani, è necessaria per la sicurezza nazionale.

Il progetto, presentato nel 2008, era stato accolto da molte critiche da parte della società civile e della Chiesa ed era stato messo da parte. Fino all'arrivo delle squadre di lavoro, l'8 marzo 2011, che hanno persino fatto esplodere alcuni tratti di costa per permettere un miglior approdo delle navi da guerra. Ora, la Chiesa e il Partito democratico all'opposizione accusano il presidente Park Geun-hye di voler riportare in vita il militarismo che ha caratterizzato la dittatura di suo padre, Park Chung-hee.

Nei giorni scorsi il governo ha costretto alle dimissioni una serie di ministri e persino il Procuratore generale: la Chiesa ha lanciato un Manifesto e una campagna di preghiere contro questi scandali, che sarebbero sostenuti dai Servizi segreti di Seoul. E due giorni fa, per la prima volta in 12 anni, per le strade di Seoul sono sfilati l'esercito e l'aviazione mostrando tra l'altro anche alcuni missili in grado di distruggere le centrali nucleari della Corea del Nord.

 

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