11/08/2008, 00.00
INDIA
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La Corte Suprema indiana respinge il ricorso dei tribali contro progetti industriali

di Nirmala Carvalho
Una miniera e impianti industriali andranno avanti nell’Orissa. Anche se questo comporta spesso l’alienazione e la distruzione di intere comunità, che sono private della terra, unico loro sostentamento, e non hanno vantaggi concreti.

New Delhi (AsiaNews) – La Corte Suprema Indiana ha respinto le azioni intentate da contadini contro due progetti industriali nello Stato dell’Orissa. Un attivista per i diritti spiega ad AsiaNews che simili progetti spesso distruggono le vite di intere comunità.

La britannica ditta Vedanta potrà ora estrarre bauxite dai monti Niyamgiri dell’Orissa che i tribali considerano sacri, in un progetto stimato 2,5 miliardi di dollari. Ha anche investito un miliardo per costruire ai piedi dei monti una gigantesca raffineria per trarre alluminio dalla bauxite. A sua volta la sudcoreana Posco costruirà un impianto per l'acciaio del valore di 12 miliardi di dollari, maggior investimento estero nella Nazione, che causerà almeno 22mila sfollati (nela foto: proteste del maggio 2007 contro il progetto).

Duskar Barik, segretario dell’Istituto Keonjhar per lo sviluppo integrato e l’istruzione dei rurali, spiega ad AsiaNews che simili iniziative danneggiano le risorse naturali e l’ambiente e distruggono intere comunità rurali. “Il governo – dice – non considera il modo di vita delle comunità tribali, le loro credenze, lo stretto rapporto con la terra. Questa decisione porterà gravi conseguenze sulla vita dei tribali, con prevedibili danni all’ecologia e all’ambiente, alle risorse idriche dell’intera regione”.  E “ha solo rinforzato la convinzione degli indigeni che la loro voce e i loro interessi non sono considerati, la loro vita e la loro sicurezza sociale sono poco a cuore delle autorità”.

“Il governo dichiara sempre che i tribali avranno vantaggi da simili progetti. Ma l’esperienza dimostra il contrario”. “Tra i tribali è alto l’analfabetismo, cosa che li rende poco qualificati per prendere parte ai vantaggi di simili progetti”. Inoltre – continua - la mano d’opera spesso è assunta tra gente che arriva in massa da altre zone. “I Paesi industrializzati conservano le proprie risorse mentre sfruttano senza preoccuazioni le risorse degli altri Paesi. Il governo afferma a gran voce che i tribali riceveranno aiuti e, se spostati altrove, provvederà a loro. Ma le povere popolazioni indigene dipendono dalla foresta, chi perde la terra e deve emigrare si trova privo di altre risorse e non sa adattarsi a un diverso modo di vita. La legge considera la terra come un bene che può essere venduto o lasciato senza problemi, ma per loro è il sostentamento della vita e il centro della loro identità e cultura”.

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