09/09/2009, 00.00
BHUTAN - NEPAL
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La comunità internazionale accoglie 20mila profughi del Bhutan

Onu e altre organizzazioni lavorano da tre anni nei campi profughi per consentire un’alternativa all’esilio agli oltre 100mila profughi nepalesi.

Kathmandu (AsiaNews/Agenzie) –  Dal novembre del 2007 ad oggi oltre 20mila i rifugiati bhutanesi hanno lasciato i campi profughi al confine con il Nepal per essere ospitati nei Paesi occidentali. È quanto annunciato l’8 settembre a Kathmandu dall’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e dall’Organizzazione internazionale dei migranti (Iom). I dati sono il risultato del programma di re- insediamento, promosso da Stati Uniti e comunità internazionale per risolvere la situazione degli oltre 100mila Bhutanesi originari del Nepal, espulsi venti anni fa dal proprio Paese.

L’americana Diane Goodman, rappresentante dell’Unhcr in Nepal, afferma che il lavoro compiuto consentirà “il re - insediamento di circa 2mila profughi all’anno e entro fine anno saranno oltre 25mila i profughi che lasceranno i campi”.

Tra il ‘77 e il 91, durante il regime dell’allora re Jigme Singye Wangchuck, in Bhutan, ha luogo una vera e propria campagna di nazionalizzazione del Paese, che mira alla costruzione di uno stato basato sulla cultura buddista e privo di influenze esterne. Per la minoranza nepalese, all’epoca circa un terzo della popolazione, inizia una vera e propria deportazione oltre confine, conclusasi negli anni ‘90 con l’espulsione di oltre 105mila civili.

Per 20anni, l’impossibilità di rimpatrio e il rifiuto da parte del governo nepalese a concedere la cittadinanza ha costretto i rifugiati a vivere nei campi in uno stato di semiprigionia. 

In questo contesto nel novembre del 2007 gli Stati Uniti hanno offerto asilo politico a oltre 60mila profughi, accogliendone finora 17609. Altri 2409 hanno trovato invece asilo in Australia, Canada, Norvegia, Nuova Zelanda, Danimarca e Olanda.    

Da tre anni l’Iom sta lavorando all’interno dei campi profughi per consentire un’agile reinserimento dei civili nella società. I programmi proposti prevedono controlli medici, corsi di lingua, abilitazione al lavoro e studio della cultura occidentale. Nonostante questa politica, restano più 78mila  persone bloccate all’interno dei campi in attesa di asilo. Per molti la speranza è ancora quella del rientro in patria.

Nel 2008 la salita al trono del 28enne re Jigme Khesar ha portato nuove speranze di apertura nel Paese e una possibile via di uscita per la popolazione rifugiata in Nepal. Finora però  il governo del Bhutan si è impegnato con la comunità internazionale a promuovere un svolta democratica. Per la fine dell'anno si prevede la riapertura di 15 scuole e la costruzione di centri di assistenza medica nell’aree di confine ancora abitate dalla minoranza nepalese.

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