03/05/2022, 13.40
SRI LANKA
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La crisi economica come la guerra: i tamil fuggono in India

di Arundathie Abeysinghe

I profughi srilankesi scappati nel Tamil Nadu durante la guerra civile, e ora tornati in patria, stanno prendendo in considerazione di fuggire di nuovo a causa del default finanziario dello Sri Lanka. Ma la marina indiana ha intensificato il pattugliamento delle coste e sta riportando i rifugiati ai loro villaggi.

Colombo (AsiaNews) - Con un'inflazione sui prodotti alimentari del 25%, mentre quella a livello nazionale si attesta al 18%, e con un aumento dei prezzi del carburante del 138% a causa della guerra in Ucraina e con "pericolose carenze" che rischiano di far morire di fame i 22 milioni di abitanti dello Sri Lanka, la maggior parte della popolazione tamil sta fuggendo in India: come ai tempi della guerra civile.

Il 25 aprile 15 rifugiati dal Nord del Paese hanno raggiunto Dhanushkodi, nello Stato indiano del Tamil Nadu, con una barca da pesca e sono stati poi indirizzati al campo profughi di Mandapam. Nelle ultime settimane circa 75 srilankesi hanno raggiunto le coste indiane. La maggior parte di essi sono in un certo senso rimpatriati, perché erano già stati sfollati in India durante il periodo della guerra civile dopo il 1980. 

Al momento oltre 100mila rifugiati dello Sri Lanka vivono in campi profughi temporanei o case in affitto nel Tamil Nadu, sebbene siano passati 13 anni dalla fine della guerra tra Colombo e i separatisti tamil. Secondo i report pubblicati dal ministero srilankese dell’Edilizia e dell’Industria, tra il 2011 e il 30 settembre 2020, 9.327 rifugiati, pari a 3.656 famiglie, erano tornati in Sri Lanka. Di questi la maggior parte si è stabilita nel Nord del Paese, loro vecchia patria.

Ma molti di coloro che hanno fatto ritorno negli ultimi hanno stanno ora pensando di tornare in India a causa dei prezzi alle stelle, della carenza di beni di prima necessità, tra cui cibo, carburante, gas che causano continui blackout trasformando le loro vite in una "lotta per la sopravvivenza" negli ultimi mesi.  

Pochi giorni fa due persone di Gurunagar, a Jaffna, che hanno raggiunto il porto di pesca di Thondi nel Tamil Nadu sono state arrestate e sono ora detenute nel carcere di Puzal. Le Forze di sicurezza indiane hanno intensificato le attività di pattugliamento per i profughi, anche se molti fuggono nonostante gli avvertimenti. Anche la marina dello Sri Lanka ha intensificato le attività di pattugliamento nelle acque settentrionali nelle ultime settimane per evitare che le persone fuggano verso il Tamil Nadu con imbarcazioni da pesca.

Il 29 aprile intorno alle 23.30 (ora locale) le navi della marina dello Sri Lanka hanno intercettato un peschereccio a quattro miglia da Kankesanthurai con 13 rifugiati a bordo che stavano fuggendo in India. Tra i rifugiati c'erano cinque uomini, tre donne e cinque bambini, tutti consegnati alla polizia srilankese per ulteriori indagini e accertamenti.

La maggior parte di coloro che fuggono dallo Sri Lanka provengono da famiglie benestanti di Jaffna, anche se ce ne sono alcune provenienti da aree povere. Di recente sette rifugiati dell'est, tre adulti e quattro bambini, sono stati arrestati. I tre adulti sono stati rilasciati su cauzione per 50mila rupie ciascuno, mentre il magistrato si è rifiutato di procedere con le accuse contro i quattro bambini.

Alcuni abitanti di Jaffna hanno riferito ad AsiaNews che hanno dovuto pagare un'enorme somma come "tassa di intermediazione" ai trafficanti di esseri umani, anche se dopo due o tre tentativi non sono ancora riusciti a raggiungere l'India.   

Anche dall'est, specialmente da Trincomalee, molte persone stanno tentando di fuggire in India. Le più povere provengono da Kumburupitty e Thiriyai. Per arrivare in India devono circumnavigare Kankesanthurai, e c'è un'alta probabilità che vengano scoperti dalla marina. Quindi preferiscono viaggiare attraverso Mannar via terra e organizzare una traversata via mare verso il Tamil Nadu in un secondo momento. In questo modo devono stare in alloggi temporanei finché la barca non è pronta. A volte, grazie a delle soffiate, vengono individuati e riportati alle loro case, come successo di recente, quando alcuni rifugiati sono stati catturati in mare e ricondotti ai loro villaggi.

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