01/12/2025, 13.25
HONG KONG
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La domestica filippina che ha salvato un neonato nell'inferno di Tai Po

Nel devastante rogo del complesso Wang Fuk Court, la 28enne filippina Rhodora Alcaraz ha protetto con il proprio corpo un bambino di tre mesi. La tragedia - che secondo l'ultimo bilancio ha causato oltre 150 morti - ha evidenziato il ruolo delle collaboratrici domestiche del sud-est asiatico a Hong Kong. Nel frattempo monta l'indignazione e crescono le manifestazioni di cordoglio, ma Pechino ha avvertito che ogni manifestazione potrà essere repressa.

Hong Kong (AsiaNews) - Durante l’incendio che ha devastato gli otto edifici del complesso Wang Fuk Court di Hong Kong, una collaboratrice domestica filippina ha salvato la vita a un neonato di tre mesi. Una storia che ha riportato l’attenzione sulle migliaia di donne straniere che vivono nell’ex colonia britannica insieme alle famiglie per cui lavorano. 

Rhodora Alcaraz, 28 anni, era arrivata in città solo pochi giorni prima che scoppiasse l’incendio il 26 novembre. Intrappolata nell’appartamento con il bambino, aveva provato a contattare via Facebook la sorella, Raychelle Loreto: “Mi sento debole, non riesco a respirare”, aveva detto nella disperazione. “Siamo poveri. Nostro padre è solo un pescatore, ecco perché ha deciso di lavorare all’estero per aiutare la famiglia. Siamo così orgogliosi di nostra sorella che non ha abbandonato il bambino finché non è stato salvato”, ha poi commentato Loreto alle agenzie di stampa internazionali. 

Impossibilitata a scappare, Alcaraz ha avvolto il bambino in una coperta bagnata e ha usato il proprio corpo per proteggere il neonato dalle fiamme e dal fumo. Stava ancora stringendo il piccolo quando i vigili del fuoco l’hanno soccorsa. Al momento è ricoverata in ospedale, dove ha ricevuto la visita della senatrice Imee Marcos (sorella dell’attuale presidente, Ferdinand Marcos Jr.) e di alcuni funzionari dell’Overseas Workers Welfare Administration, l’ente che si occupa dei lavoratori filippini all’estero. Anche il bambino presenta condizioni stabili, hanno riferito le autorità locali. 

Secondo dati del 2024, a Hong Kong - che conta una popolazione di 7,5 milioni di abitanti - vivono 368mila collaboratrici domestiche, provenienti soprattutto dalle Filippine (per il 55%) e dall’Indonesia (42%). La loro presenza permette alle giovani donne con figli di restare nel mercato del lavoro dopo una gravidanza, ma è fondamentale anche per la cura degli anziani. Il loro salario, tuttavia, si ferma intorno ai 5mila dollari hongkonghesi, pari a 642 dollari al mese, in una delle città più costose al mondo, soprattutto per quanto riguarda gli affitti. Tra le vittime dell’incendio - il cui bilancio questa mattina è salito a 151 con 40 dispersi -, ci sono anche sette donne indonesiane, ha riferito il governo di Jakarta. Le autorità locali nel frattempo hanno disposti dei fondi di emergenza, ma non è chiaro se nell’assistenza saranno incluse anche le lavoratrici straniere. 

In risposta alla tragedia, centinaia di migliaia di persone si sono mobilitate per offrire assistenza ai sopravvissuti o anche solo per porgere una preghiera. Ieri centinaia di persone hanno partecipato a una mattinata di cordoglio per la comunità filippina, mentre questa mattina la coda di persone che hanno portato mazzi di fiori a Tai Po era lunga due chilometri, secondo le testate lcoali.

Nel frattempo le forze di polizia hanno arrestato in totale 14 persone legate ai lavori di ristrutturazione del complesso, iniziati lo scorso. In un primo momento sembrava che le fiamme fossero divampate a causa delle impalcature in bambù. In realtà si vede anche dalle immagini circolate online che il bambù è rimasto intatto in diversi punti nonostante gli edifici, di oltre 30 piani, abbiano continuato a bruciare per decine di ore. Le indagini condotte finora hanno rivelato che l’azienda coinvolta nei lavori di ristrutturazione (che era già stata sanzionata per corruzione e altre pratiche illecite) aveva deciso di utilizzare reti di protezione e pannelli di polistirolo di scarsa qualità (meno costose) non conformi agli standard antincendio, soprattutto dopo che a luglio le piogge avevano danneggiato alcune delle reti protettive. La polizia ha spiegato che un rotolo di reti ignifughe, per esempio, costa 100 dollari, ma l'azienda ha preferito quelli non a norma che costano circa la metà. Gli stessi residenti avevano sollevato diversi dubbi sui materiali utilizzati.

La situazione ha fatto montare la rabbia in città, soprattutto dopo le dichiarazioni del segretario capo, Eric Chan, che la settimana scorsa ha affermato in conferenza stampa che la città avrebbe gradualmente eliminato le impalcature di bambù a favore di quelle metalliche. Ieri Pechino, che nel 2020 ha imposto sulla città la legge per la sicurezza nazionale, utilizzata per silenziare il dissenso e le proteste pro-democrazia, ha avvertito che tutte le manifestazioni di cordoglio che si dovessero trasformare in proteste “anti-cinesi” saranno represse con la forza. Uno studente di 24 anni, Miles Kwan, che aveva lanciato una petizione per chiedere un’indagine indipendente sui casi di corruzione dietro alla tragedia e una revisione della supervisione edilizia (aveva raccolto 10mila firme sabato prima che la campagna venisse chiusa) è stato arrestato dalla polizia e poi rilasciato. 

Allo stesso modo, il governo locale sembra deciso a mantenere per il 7 dicembre le elezioni locali per il Consiglio legislativo, a cui sono stati ammessi solo i candidati ritenuti “patriottici” da Pechino. Nonostante la campagna di propaganda a tappeto condotta finora dal governo filo-cinese per aumentare l’affluenza, le urne rischiano di essere vuote in segno di protesta. “Non sono le impalcature a dover essere esaminate. Dovrebbe essere il sistema”, si leggeva su un biglietto tra i mazzi di fiori portati a Tai Po in ricordo delle vittime. 

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