14/11/2023, 13.04
ISRAELE - PALESTINA
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La guerra a Gaza rafforza il legame degli israeliani (anche arabi) col Paese

È quanto emerge dalla ricerca effettuata ai primi di novembre dall’Israel Democracy Institute. In tema di appartenenza allo Stato si registra il dato più alto dal 2003. Maggiore ottimismo fra la popolazione araba, cala il desiderio di migrare. L’esercito israeliano conferma la morte di una soldatessa nelle mani di Hamas, colpita da fuoco amico durante i raid aerei. 

Gerusalemme (AsiaNews) - La guerra a Gaza contro Hamas sembra rafforzare il senso di appartenenza e attaccamento della popolazione israeliana al proprio Paese, in particolare fra gli abitanti di origine araba. E pone un freno al desiderio di migrare, invertendo una rotta che finora spingeva un numero consistente di persone a partire in cerca di condizioni di vita migliori. Questo è quanto emerge da un sondaggio - il quarto dall’inizio del conflitto nella Striscia - elaborato dal Viterbi Family Center for Public Opinion and Policy Research, gruppo di studio legato ad Israel Democracy Institute. La raccolta dei dati è stata effettuata tra il 5 e il 6 novembre 2023, con 502 uomini e donne intervistati via internet e per telefono in ebraico e oltre un centinaio in arabo, con un livello di confidenza pari al 95%. 

Sul fronte della guerra, intanto, oggi l’esercito israeliano ha annunciato la morte di una soldatessa tenuto in ostaggio a Gaza, confermando di fatto un video pubblicato in precedenza dai miliziani della Striscia in cui la mostravano in un primo momento viva e, in un passaggio successivo, il suo cadavere. Per Hamas la militare è stata uccisa da fuoco amico, perché sarebbe deceduta nel corso di un raid aereo dei caccia con la stella di David. Analisti sottolineano che è la prima volta che Israele conferma un tale annuncio da parte dei miliziani, visto che in passato notizie relative all’uccisione di decine di ostaggi non avevamo mai trovato riscontro.

Tornando al sondaggio, esso prende in esame - fra gli altri - possibili legami fra l’attacco di Hamas e l’attenzione del governo alla riforma della giustizia più che alla sicurezza; i tempi dei negoziati; la posizione di quanti gestiscono il conflitto; il futuro della Striscia dopo la guerra; ottimismo sul futuro e sentirsi parte di Israele, scegliendo di restarvi nonostante le difficoltà passate e attuali. 

Per quanto riguarda il senso di appartenenza, sia fra la popolazione ebraica che quella araba l’indagine ha rilevato il dato più alto da che i ricercatori hanno posto per la prima volta il quesito nel 2003. E in entrambi i gruppi, ma soprattutto tra gli arabi, si è registrato stato un forte aumento rispetto alla misurazione effettuata nel giugno 2023. All’interno del campione arabo, la quota di cristiani e drusi che si sentono parte dello Stato di Israele (84%) è nettamente superiore a quella dei musulmani (66%), ma nel complesso il senso di appartenenza resta maggioranza consistente in tutti i gruppi religiosi. Anche in tema di età lo studio mostra elementi interessanti: infatti l’aumento maggiore nel sentirsi parte dello Stato di Israele e dei suoi problemi si registra tra i più giovani, di età compresa tra i 18 e i 24 anni (giugno, 44%; novembre, 70%). Inoltre, di quegli intervistati arabi che si sentono parte dello Stato di Israele e dei suoi problemi, il 35% è ottimista sul futuro del paese, rispetto ad ben più misero 4% di quanti non si sentono parte dello Stato.

Alla luce del trauma e delle difficoltà vissute nel mese di ottobre, la reazione a distanza di oltre un mese dall’attacco del 7 ottobre non è più quella della fuga o della migrazione. Al contrario, alla domanda (posta sette volte dal 2015 a oggi), “Se potesse ricevere la cittadinanza americana o di un altro Paese occidentale, preferirebbe trasferirsi o resterebbe in Israele?” la grande maggioranza preferisce restare (campione totale, 77%; campione ebraico, 80,5%; campione arabo, 59%), e solo una minoranza vuole trasferirsi all’estero (sul totale solo l’11%; campione ebraico, 8%; campione arabo, 26%). La quota di coloro i quali preferiscono emigrare è diminuita sia tra gli ebrei che tra gli arabi, e tra gli intervistati ebrei si trova ora al livello più basso dell’ultimo decennio, mentre per gli arabi va rapportato all’aumento significativo che si era invece registrato a giugno nel precedente rilevamento statistico. 

(Foto tratta dal sito di Israel Democracy Institute)

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