03/11/2025, 08.45
GEORGIA
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La lunga marcia del Sogno Georgiano

di Vladimir Rozanskij

Iraklij Kobakhidze difende l'appello alla Corte Costituzionale per mettere fuori legge le principali forze d'opposizione e dice di voler rimanere alla guida del governo della Georgia fino al 2030 "sperando che cambino gli approcci della burocrazia europea”. Le accuse del Movimento Nazionale: la gestione attuale del potere sta trasformando sempre più la vita della società georgiana in una dittatura totalitaria.

Tbilisi (AsiaNews) - Il primo ministro della Georgia, Iraklij Kobakhidze, ha dichiarato che intende rimanere al potere insieme al suo partito del Sogno Georgiano almeno fino al 2030, e anche più a lungo. Questo non solo per eliminare tutte le opposizioni interne, ma soprattutto per attendere i cambiamenti ai vertici delle strutture dell’Unione europea, confidando in un diverso atteggiamento che consenta anche alla Georgia di far parte serenamente di una Ue non più in mano ai “burocrati del Deep State”.

Come ha spiegato in una lunga conversazione con i giornalisti, il premier non ritiene dunque di dover concentrare la sua attenzione sulla risposta che la Commissione europea deve rendere pubblica il 4 novembre, circa la questione della sospensione del regime di accesso senza visto dei georgiani nei Paesi Ue, non avendo adempiuto alle raccomandazioni e agli standard richiesti per l’integrazione europea. Egli afferma che “il nostro governo si occupa degli interessi nazionali, non dei tentativi europei di rimettere al potere il Movimento Nazionale”, la principale forza di opposizione filo-occidentale.

Commentando i tanti e clamorosi scandali per corruzione di questi ultimi tempi, con continue perquisizioni e arresti di ex-funzionari di alto livello, Kobakhidze afferma che tutto questo è soltanto “la dimostrazione che il nostro governo sta conducendo una giusta politica anticorruzione”, promettendo di mantenersi fedele all’obbiettivo dichiarato di “salire sul podio dei leader dei Paesi europei con il livello più basso di corruzione”. Anche riguardo alle questioni cruciali dei diritti democratici, egli si mantiene fermo sulle sue posizioni “anche se non coincidono con l’opinione della parte filo-europea della società e dei partner della Ue”.

L’appello alla Corte costituzionale per mettere fuorilegge le principali forze di opposizione, il Movimento Nazionale, Akhal e Lelo, viene considerato come “sacrosanto e necessario per il Paese”, anche se ha suscitato qualche perplessità il fatto che in questa “lista nera” non sia stato inserito il partito “Per la Georgia” dell’ex-premier Georgij Gakharija. Secondo il premier questo gruppo “si è salvato dal punto di vista giuridico, perché non ha preso parte ai tentativi di sabotaggio e ha partecipato ai lavori parlamentari”, anche se di fatto le sue posizioni non si differenziano molto da quelle degli altri partiti contrari al regime del Sogno Georgiano.

Le reazioni negative degli occidentali all’approvazione della “legge russa” contro le influenze degli “agenti stranieri”, secondo il premier “sono la dimostrazione del fallimento dei piani di Bruxelles di guidare dall’esterno la politica della Georgia”, mentre la legge assicura la “trasparenza della rivoluzione” che intendeva realizzare il Movimento Nazionale, ispirato sempre dall’ex-presidente Mikhail Saakašvili, in carcere ormai da quasi cinque anni. Per questo il governo “aspetta il 2030, sperando che cambino gli approcci della burocrazia europea”, e allora per la Georgia “sarà utile e importante entrare nell’Unione”. Viene negata ogni possibilità di elezioni anticipate, come richiesto dalle proteste di piazza guidate dall’ex-presidente Salome Zurabišvili, “si voterà a ottobre 2028”.

Il segretario del Sogno Georgiano e sindaco di Tbilisi, l’ex-calciatore Kakha Kaladze, aveva dichiarato nei giorni scorsi che il suo partito è certo della vittoria non soltanto nel 2028, ma anche nel 2032, sostenendo le intenzioni del governo di elaborare un “piano di sviluppo strategico fino al 2035”. Secondo le opposizioni, la gestione attuale del potere sta trasformando sempre più la vita della società georgiana in una dittatura totalitaria, e una dei leader del Movimento Nazionale, Anna Tsitlidze, assicura che “siamo pronti ad accettare la sfida e a lottare fino alla fine, a prescindere dalle decisioni della Corte costituzionale, che se le fumino pure nella pipa”. Si rinnovano gli inviti alla Ue ad emettere sanzioni contro il partito al governo e in particolare contro il suo fondatore e padrone, l’oligarca Bidzina Ivanišvili, perché solo le pressioni dell’intera Europa possono costringere gli uomini al potere a “non sottometterci completamente alla Russia di Putin”.

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