La nuova legge sui media accende la protesta a Malé
Firmata dal presidente Mohamed Muizzu il provvedimento scuote le Maldive e solleva timori di censura. Giornalisti e opposizioni denunciano un attacco diretto alla libertà di stampa, mentre il governo parla di riforma e trasparenza. Il provvedimento arriva in un momento delicato per la giovane democrazia maldiviana, già segnata da tensioni politiche e istituzionali.
Malé (AsiaNews/Agenzie) - Un’ondata di critiche ha travolto il governo delle Maldive dopo la ratifica, nelle scorse settimane, della nuova legge sui media che secondo giornalisti, opposizioni e osservatori internazionali minaccia seriamente la libertà di stampa. Il Media and Broadcasting Regulation Act, approvato rapidamente dal Parlamento, concentra un vasto potere di controllo nelle mani di una nuova commissione statale, autorizzata a sospendere licenze, bloccare siti web e persino chiudere redazioni considerate “in violazione”.
Secondo l’esecutivo, la norma mira a modernizzare la regolamentazione e a rafforzare la trasparenza. Ma per la Maldives Journalists Association (MJA), le organizzazioni internazionali e ora anche l’ONU, si tratta invece di un tentativo di imbavagliare la stampa e intimidire i reporter indipendenti. La legge istituisce una Media and Broadcasting Commission composta da sette membri, che sostituisce due organismi precedenti: il Maldives Media Council e la Broadcasting Commission, ora sciolti. Il nuovo ente potrà sospendere le licenze durante le indagini, bloccare la trasmissione di programmi in diretta e chiedere ai tribunali la revoca dei permessi per testate o canali considerati inadempienti. Inoltre, la norma autorizza la polizia a intervenire fisicamente per fermare trasmissioni “illegali” e introduce sanzioni pecuniarie fino a 25.000 rufiya (circa 1.400 euro ndr) per i giornalisti e fino a 100.000 rufiya (circa 5.600 euro ndr) per le testate. Un peso che, in un Paese con meno di cinquanta redazioni attive, rischia di colpire duramente il giornalismo indipendente. Tra le disposizioni più contestate vi è l’obbligo per i media di rispettare la costituzione, l’Islam, la sicurezza nazionale e i valori sociali. Espressioni vaghe, denunciano gli osservatori, che potrebbero giustificare la censura di qualsiasi contenuto critico.
Il provvedimento è stato votato durante una sessione straordinaria del Parlamento, mentre l’aula era formalmente in pausa. Secondo testimonianze, alcuni deputati hanno avuto appena quindici minuti per leggere il testo prima del voto. Sette parlamentari dell’opposizione sono stati espulsi per protesta, mentre all’esterno manifestanti e giornalisti venivano respinti dalla polizia. Nello stesso giorno, membri della MJA hanno manifestato davanti al Parlamento, all’ufficio presidenziale e alla residenza ufficiale del capo dello Stato, definendo la legge una “grave minaccia” alla libertà di stampa. Almeno tre giornalisti sono stati brevemente arrestati e poi rilasciati. Nonostante le tensioni, la legge è passata senza difficoltà grazie alla solida maggioranza del Partito Nazionale del Popolo (PNC) del presidente Muizzu: sessanta voti favorevoli contro uno solo contrario.
La reazione della comunità internazionale è stata durissima. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk, ha dichiarato che la legge “comprometterà gravemente la libertà di stampa e di espressione del popolo maldiviano se non verrà ritirata”. Secondo quest'ufficio dell'ONU, le nuove norme introducono restrizioni incompatibili con il Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui le Maldive sono firmatarie, e concedono al nuovo organismo di vigilanza poteri “intrusivi” per condurre indagini, imporre multe e revocare licenze. Türk ha inoltre sottolineato che la legge arriva “dopo un preoccupante indebolimento dei meccanismi di controllo e bilanciamento istituzionale” e ha invitato le autorità a revocarla, offrendo il sostegno dell’ONU per eventuali riforme che rispettino gli obblighi internazionali in materia di diritti umani. Anche altre organizzazioni hanno espresso preoccupazione: il Committee to Protect Journalists ha definito la norma una grave minaccia alla libertà di stampa, la Federazione Internazionale dei Giornalisti l’ha bollata come “draconiana”, e Reporters Without Borders ha ricordato che le Maldive sono scese al 104º posto nel suo indice mondiale sulla libertà di stampa 2025.
Il governo difende la legge sottolineando che il provvedimento mira a definire standard giornalistici chiari e a garantire maggiore trasparenza e credibilità all’informazione pubblica. Ma per l’opposizione si tratta di un ritorno a tempi bui. L’ex presidente Ibrahim Mohamed Solih ha definito il provvedimento “la fine della libertà di stampa”, mentre altri esponenti politici parlano di “guerra alla verità”. Le Maldive, arcipelago di 530.000 abitanti spesso associate al turismo di lusso, hanno conosciuto solo dal 2008 una fragile democrazia dopo decenni di autoritarismo. Oggi, secondo molti osservatori, la nuova legge sui media rappresenta un test decisivo per valutare l’equilibrio tra libertà di espressione e controllo istituzionale nel Paese.
21/09/2018 12:54
23/03/2018 08:52