26/09/2025, 14.02
LIBANO
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La sfida di Hezbollah: immagine di Nasrallah su sito turistico a un anno dalla morte

di Fady Noun

Domani ricorre il primo anniversario dell’uccisione in un raid israeliano del leader storico del “Partito di Dio” e del suo delfino Hachem Safieddine. Sfidando il premier e le direttive del governo, il movimento ha proiettato i loro volti sulla roccia di Raouché davanti a migliaia di sostenitori. I rischi di una crisi di governo e di un ritorno all’impunità.

Beirut (AsiaNews) - L’autorità dello Stato, in particolare del presidente del Consiglio, Nawaf Salam, è stata gravemente violata ieri sera da Hezbollah: il Partito di Dio ha infranto un divieto amministrativo e proiettato l’immagine del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e del suo delfino Hachem Safieddine (nella foto), sulla roccia di Raouché, importante sito turistico sulla corniche di Beirut. Si è trattato del momento clou della commemorazione del primo anniversario dell’assassinio dei due uomini, sepolti vivi nei loro quartier generali sotterranei dalle bombe dell’aviazione israeliana al culmine della guerra che aveva opposto lo Stato ebraico a Hezbollah nell’autunno 2024.

Decine di migliaia di sostenitori del movimento sciita filo-iraniano hanno partecipato all’evento, che cade alla vigilia dell’uccisione avvenuta il 27 settembre dello scorso anno. Tuttavia, il movimento Amal ha preso le distanze dalla manifestazione, senza però condannarla. Al contempo, due richieste di atterraggio di voli provenienti da Teheran di personalità che desideravano partecipare alla commemorazione di ieri sono state respinte.

Resta però l’episodio, che critici ed esperti di politica definiscono una umiliazione deliberata di Salam. Dal luogo della manifestazione, che ha riunito decine di migliaia di sostenitori, il giornalista dell’emittente televisiva Al-Manar (di proprietà di Hezbollah) Ali Berro ha pubblicato un video in cui si rivolgeva al premier apostrofandolo con parole umilianti. Al suo fianco, con il volto sorridente, vi era Wafic Safa, l’eminente e attuale segretario generale del partito filo-iraniano

“Nawaf, l’hajj (Wafic Safa) ti saluta e ti dice: lo accenderemo, Nawaf, e ti oscureremo” si sente dire dal giornalista, il quale aggiunge una volta illuminata la grotta: “Ecco, Nawaf, l’abbiamo illuminata, nonostante te e nonostante il tuo padrone Yazid”, riferendosi all’emissario saudita in Libano, l’emiro Yazid ben Farhan. “Anche dopo il suo martirio, il suo indice ti ha spezzato la testa, ti ha spezzato il collo e ha spezzato la tua decisione” aggiunge parlando di Hassan Nasrallah. Tra la folla, una donna si rivolge a Nawaf Salam e al presidente Joseph Aoun: “Tenetevi la vostra roccia, presto vi nasconderete lì - ha gridato - come scarafaggi”. 

Crisi ministeriale

La vicenda ha scatenato una mini crisi ministeriale in Libano e il capo del governo ha annullato tutti i suoi appuntamenti in calendario per oggi. Il premier ha quindi denunciato su X (ex Twitter) una “flagrante violazione dell’autorizzazione concessa dal mohafez della città”. “Di conseguenza, ho contattato i ministri degli Interni, della Giustizia e della Difesa - ha proseguito - affinché adottino le misure appropriate, compreso l’arresto dei responsabili e il loro rinvio a giudizio affinché siano puniti in conformità con le leggi vigenti”.

Il primo ministro ha inoltre sottolineato che “questo comportamento riprovevole non ci distoglierà dalla nostra decisione di ricostruire uno Stato basato sulla legge e sulle istituzioni; al contrario, rafforza la nostra determinazione a compiere questo dovere nazionale”. Assieme ai due leader di Hezbollah sono stati proiettati anche i ritratti del presidente della Camera e dei due ex primi ministri, Saad Hariri e suo padre Rafic Hariri, che circondavano Hassan Nasrallah. Un gesto che ha provocato l’ira e le reazioni sdegnate di sostenitori della Corrente del Futuro, che hanno parlato apertamente di “provocazione”. Rafic Hariri era stato ucciso a Beirut il 14 febbraio 2005, durante il periodo di dominio siriano sul Libano, in un attentato suicida con un furgone bomba. Nel 2022, il Tribunale speciale delle Nazioni Unite per il Libano (Tsl) aveva condannato in contumacia due membri di Hezbollah all’ergastolo per questo attentato.

Ritorno dell'impunità?

A dispetto della determinazione dimostrata dal governo, alcuni osservatori temono che si stia delineando un “ritorno all'impunità” prebellica e che il consenso sulla consegna delle armi di Hezbollah, che esclude l’uso della forza, serva in realtà al partito per ricostituire le proprie riserve. Certo, la caduta della dittatura siriana lo ha privato di ogni possibilità di rifornimento di armi via terra, ma è evidente che “continua a pagare i suoi combattenti” e che “la sua rete di istituzioni funziona ancora in Libano” secondo testimoni ed esperti citati dall’Afp.

L’inviato statunitense Tom Barrack, che ha criticato la lentezza del processo di disarmo di Hezbollah, ha affermato a inizio settimana che il gruppo riceveva “60 milioni di dollari al mese”, senza specificarne la provenienza. La somma potrebbe anche essere superiore a tale importo, secondo alcuni, poiché diversi membri e sostenitori del movimento rivelano, dietro garanzia di anonimato, di continuare a ricevere pagamenti mensili in contanti. I combattenti beneficiano di un importo tra i 500 e i 700 dollari al mese, una somma consistente considerando che il salario minimo in Libano è oggi di 300 dollari. 

Nel luglio scorsa la Banca centrale ha vietato qualsiasi transazione con la società finanziaria Al-Qard al-Hassan, legata ad Hezbollah e soggetta a sanzioni da parte degli Stati Uniti. Tuttavia, secondo alcune testimonianze l’istituzione - i cui uffici sono stati bombardati in passato da Israele - continua a funzionare regolarmente. Molto popolare dal crollo del settore bancario nel 2019, concede prestiti in dollari a fronte di depositi in oro. Secondo gli esperti, l’economia di Hezbollah si basa in gran parte sui flussi di contante - aziende, cripto-valute, bonifici bancari e fondi di beneficenza - talvolta trasportati da voli commerciali. In risposta il Libano ha sospeso a tempo indeterminato i voli provenienti dall’Iran a febbraio, dopo le minacce di Israele. 

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