28/10/2025, 09.02
RUSSIA
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La sovranità perduta del Baškortostan

di Vladimir Rozanskij

Nel contesto del disfacimento dell’Unione Sovietica, 35 anni fa la regone dei baškiri - a ridosso degli Urali - proclamava la propria autonomia, poi cancellata dalla "verticale del potere" di Vladimir Putin. Nella Urfa di oggi, da dove partono migliaia di soldati per il fronte ucraino, ben poco è rimasto di quei sogni e la parola "sovranità" è ormai bandita dai discorsi. 

Mosca (AsiaNews) - Nei giorni scorsi la repubblica russa del Baškortostan, regione di origine tatara a ridosso degli Urali, ha ricordato i 35 anni dalla sua dichiarazione di sovranità statale, nel contesto del disfacimento dell’Unione Sovietica. La Russia ha poi ripreso il controllo sulla regione, e nella capitale Ufa oggi si preferisce ricordare quel momento soltanto come “Giornata della Repubblica”.

Già negli anni ’80 nell’allora repubblica sovietica aveva preso il sopravvento una coalizione formata dai direttori delle principali imprese industriali della zona, come ricordano gli storici locali. Questo gruppo spingeva per ottenere un “bilancio repubblicano” per ottenere ampia libertà economica, un’autonomia di fatto rispetto al dominio dei ministeri di Mosca, per poter instaurare relazioni dirette con partner esterni. Era chiamato il “gruppo dei direttori rossi”, come ricorda il giornalista Josif Galperin, che in quegli anni lavorava come segretario del giornale giovanile locale Leninets, e partecipava alle attività dei movimenti democratici ed ecologisti baškiri. Essi si riferivano con discrezione ai programmi di progressiva transizione ad una economia di mercato, come il programma dei “500 giorni” di Grigorij Javlinskij, l’economista tuttora a capo del partito liberale russo Yabloko, che nel 1990 assunse la carica di vice-presidente del Consiglio dei ministri dell’Urss ormai in disfacimento.

In quegli anni il governo di Mosca aveva anche approvato il progetto “Rižkov-Abalkin” che negli anni della perestrojka di Mikhail Gorbačev aveva rappresentato una timida apertura ad una economia più libera, ma i “direttori rossi” del Baškortostan cercavano una vera indipendenza per le proprie aziende, diventandone i padroni. Nel marzo 1989 uno di questi imprenditori, il direttore dell’azienda petrolifera di Ufa, Murtaz Rakhimov, si candidò alle elezioni che lasciavano un certo spazio agli indipendenti, diventando deputato del parlamento di Mosca con il sostegno dei democratici baškiri. Già dopo le elezioni, nel maggio 1989, alcuni movimenti nazionalisti baškiri cominciarono a chiedere per la repubblica almeno lo status di repubblica sovietica autonoma, mentre fino ad allora era rimasta il distretto minore della Baškirja, presentando un appello firmato da oltre 300mila persone.

Perfino il segretario regionale del partito comunista, Ravmer Khabibullin, appoggiò la spinta all’elevazione di indipendenza, affermando che “nonostante la nostra regione superi la maggioranza delle repubbliche sovietiche per la produzione industriale e il bilancio complessivo, rimaniamo discriminati a livello di condizioni sociali”. A ottobre del 1989 venne poi approvata l’elevazione a repubblica sovietica a pieno titolo.

Il ricercatore Damir Valeev ha scritto una monografia sulla “Sovranità nazionale e rinascita della Baškirja”, in cui si ricorda che la popolazione locale appoggiò questa prima transizione verso l’autonomia al 61,2%, soprattutto grazie al sostegno di baškiri e tatari, la maggioranza degli abitanti della repubblica, che sfiorava il 90%. Con le elezioni del marzo 1990, che nella repubblica russa portarono all’elezione di Boris Eltsin, la regione uralica affermò decisamente la sua identità, nel contesto della fine dell’impero.

Fu proprio davanti ai baškiri che Eltsin pronunciò ad agosto del 1990 la famosa frase che riassumeva il suo programma politico - “prendetevi tutta l’indipendenza che siete in grado di inghiottire” - poi completamente annullato dalla “verticale del potere” di Vladimir Putin. Nel contesto attuale della guerra con l’Ucraina, in cui si sacrificano migliaia di vite dei baškiri, ben poco è rimasto dei sogni di autonomia e sovranità di 35 anni fa, anche se le giornate di celebrazione sono state animate da diverse manifestazioni nei parchi di Ufa, con lezioni, mostre, concorsi e spettacoli cinematografici, e le tradizionali fiere agricole con la benedizione dell’attuale governatore Radij Khabirov, che ha evitato nei discorsi ufficiali di pronunciare la parola “sovranità”, per la quale però i baškiri non hanno ancora rinunciato a sognare.

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