20/09/2006, 00.00
CINA
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La strategia di Pechino e la missione in Libano

Pechino vuole allacciare maggiori rapporti con il Medio Oriente ricco di petrolio, ma persegue anche un ruolo di leadership mondiale. Esperti: in questo ruolo è favorita per il suo passato di Paese non colonialista e non schierato.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) –La Cina parteciperà con 1.000 uomini alla forza di pace in Libano. Lo ha annunciato il 18 settembre scorso il premier Wen Jiabao, durante la visita del premier italiano Romano Prodi. Analisti parlano di motivi economici, ma anche del desiderio di assumere sempre maggior peso negli affari mondiali.

E' il maggior contingente di pace mai inviato da Pechino, già presente nell'Unifil con 187 soldati. La Cina darà inoltre 40 milioni di yuan (circa 5 milioni di dollari Usa) a Beirut per aiuti umanitari.

Jean-Pierre Cabestan, sinologo del Centro nazionale per la ricerca scientifica a Parigi, osserva che Pechino in questo modo può stabilire rapporti più stretti con il mondo arabo, ricco di risorse energetiche, peraltro mantenendo la sua collaborazione militare con Israele, in una "politica di equilibrio". In agosto la Cina ha condannato l'attacco israeliano contro gli Hezbollah in Libano. Il breve conflitto ha anche ucciso un cinese osservatore Onu.

Yitzhak Shichor, professore di Studi est asiatici all'università di Haifa in Israele, concorda che "finora Pechino ha esitato a intervenire negli affari del Medio Oriente, soprattutto per evitare di prendere posizione", ma così può intervenire rimanendo neutrale.

Milton Liao Wen-chung, esperto in materia militare del Consiglio di studi avanzati di Taipei, dice che così la Cina può inviare, sotto l'egida Onu, anche personale non militare, come medici e tecnici.

Ma Liu Jiangyong, vice presidente dell'istituto di Studi internazionali all'università Qinghua, mostra che da parte di Pechino vi è un salto di immagine, più internazionale, accreditando l'Esercito di liberazione del popolo come forza positiva, e mostrando di "sostenere le Nazioni unite e i suoi sforzi per la pace".

L'occasione dell'annuncio ha permesso a Wen di ottenere l'immediato plauso del premier  Prodi, che ha indicato questa partecipazione come segno del crescente ruolo mondiale svolto da Pechino, dopo che in passato le Nazioni unite hanno più volte cercato di coinvolgerla in simili operazioni.

In questo ruolo la Cina è avvantaggiato rispetto a Stati Uniti e Russia, spesso considerati Paesi invasori, ma anche rispetto ad altre potenze economiche come il Giappone che ha un ancora recente passato colonialista. Al contrario, Pechino non ha alle spalle molti conflitti con altri Stati, e il suo recente passato non è segnato da una politica di espansione coloniale militare (se si escludono i problemi "interni" di Tibet e Xinjiang). Ciò le permette di svolgere meglio un ruolo di forza neutrale di pace nei confronti di conflitti etnico-reigiosi o di tipo coloniale. La Cina è pure da sempre membro dei Paesi non allineati, a dimostrazione di un'indipendenza rispetto alla passata divisione del mondo nei due blocchi Russia-Usa.

Ma non mancano le voci preoccupate di chi ritiene solo formale la politica cinese di "non interferenza" negli affari interni degli altri Paesi, quale comoda giustificazione per non vedere le violazioni dei diritti umani in altri Stati e concluderci proficui accordi economici. Così Pechino ha sempre posto il veto a qualsiasi seria condanna o intervento in Sudan per fermare il genocidio nel Darfur, mentre le sue imprese hanno importanti accordi nel settore petrolifero del Paese. Allo stesso modo è considerato vitale il sostegno cinese alla giunta militare del Myanmar, allo sviluppo nucleare in Iran, alle bizze della Nordcorea.

Valerie Niquet, direttore del Centro asiatico dell'Istituto francese di relazioni internazionali, ritiene che la Cina vuole soltanto "accreditare una figura di potenza".

Tutti concordano, comunque, che con l'invio delle truppe in Libano la Cina mostra di volersi coinvolgere sempre più nello scenario mondiale. Il Paese partecipa a missioni di pace solo dal 1992. In precedenza esse erano considerate uno strumento dell'imperialismo Usa. Finora la Cina ha inviato in missione soprattutto personale civile, come medici e ingegneri, e ha quindi operato meno vicino alle zone di guerra, con minori rischi di coinvolgimento in conflitti a fuoco. (PB)

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