La stretta sugli artisti di strada a San Pietroburgo
Arrestata la giovane cantante Diana Loginova, nota con lo pseudonimo di Naoko, e altri due membri di un gruppo rock per aver attirato molti spettatori e curiosi ad ascoltare le loro canzoni, pur essendo essi riconosciuti come “agenti stranieri”. Riproponevano brani del grande cantautore Bulat Okudžava, morto alla fine degli anni Novanta e che cantava contro la “guerra vigliacca”.
San Pietroburgo (AsiaNews) - Il tribunale di San Pietroburgo ha decretato l’arresto della cantante di strada Diana Loginova, nota con lo pseudonimo di Naoko, che era stata fermata insieme ad altri due membri del gruppo StopTime, anch’essi sottoposti ad arresto per due settimane in attesa di giudizio. Ad essi è stato applicato inizialmente il reato di “discredito delle forze armate”, per poi formalizzare quello di “organizzazione di raduno e movimento di massa di cittadini in luogo pubblico, in violazione delle norme di ordine pubblico”, per aver attirato molti spettatori e curiosi ad ascoltare le loro canzoni, pur essendo essi riconosciuti come “agenti stranieri”.
La decisione di arrestare i musicisti è stata presa in seguito alla denuncia di un loro collega, il 28enne rapper “per ragazzacci” pietroburghese Mikhail Nikolaev, che aveva più volte espresso la sua ostilità verso la 18enne Naoko su piattaforme social. La ragazza è una studentessa dell’istituto musicale “Rimskij-Korsakov” della capitale russa settentrionale, e con i suoi compagni canta spesso per strada pezzi di autori riconosciuti da tempo inoagenty come Zemfira e altri, quindi di fatto proibiti all’ascolto e alla pubblica esecuzione, pur essendo molto popolari in Russia. A San Pietroburgo si esibiscono in strada molti gruppi di questo tipo, per tradizione risalente ancora ai tempi sovietici, raccogliendo le offerte dei passanti.
Come raccontano alcuni passanti, “Naoko e i suoi compagni cantavano sul Nevskij Prospekt [il viale centrale di San Pietroburgo] quando il traffico era stato deviato su altre strade, quindi non disturbavano nessuno”, ma quello che cantavano “ricordava le sensazioni di un’altra Russia, in altri anni”, e ascoltare queste canzoni in tempo di guerra è molto pericoloso, richiamando “sentimenti di gioia e partecipazione, non esattamente di patriottismo schierato”, assicurano gli ascoltatori.
Secondo altri “quasi tutti i gruppi di strada cantano Zemfira, Splin, Tequilajazz, Grebenšikov o Lagutenko, perché questa è la capitale russa del rock, per questo qui arrivano tanti turisti e danno un mucchio di soldi”, fino alle esecuzioni finali del grande cantautore Bulat Okudžava, morto alla fine degli anni Novanta e che cantava contro la “guerra vigliacca”, con ritornelli a cui si aggregano le voci di tutti i russi che li conoscono a memoria. I commenti di molti presenti ripetevano in linguaggio di strada “se non siete stati capaci di prendere Kiev, andate a… voi e l’Ucraina”.
Quando Diana è stata condotta in tribunale in manette, è passata attraverso due ali di decine di suoi sostenitori, finché nell’aula sono stati fatti entrare solo gli stretti parenti. Il giudice ha presentato le accuse avanzate da Nikolaev, che si lamentava di come “la folla radunata impediva di entrare nella stazione della metropolitana” nella data del 13 ottobre, quando peraltro il gruppo non si era esibito, presto corretta con altre date per rafforzare l’accusa e senza neppure convocare il delatore in qualità di testimone. L’attenzione nei confronti del gruppo è aumentata anche per la grande diffusione sui social delle sue esibizioni, con gli astanti che cantano in coro le canzoni degli “agenti stranieri”.
Diversi propagandisti hanno quindi commentato i video che hanno raccolto centinaia di migliaia di like, scagliandosi contro Naoko perché “è una persona malata che cerca di infettare gli altri con il suo tradimento”, e le persone che intorno a lei ballano e cantano “non sanno usare la testa” e non vogliono rendersi conto di quello che succede ai confini e sul fronte di guerra, perché “non sono abituati a pensare”, si limitano a ballare e cantare ritornelli che conoscono a memoria per “protestare nel centro di Pietroburgo contro lo zio cattivo che tira le bombe”.
Un semplice raduno intorno a una ragazza che canta è stato quindi considerato un grave pericolo, quasi una sommossa anti-patriottica, e ora le procure di tutte le regioni danno disposizioni per impedire alle persone di incontrarsi per strada, anche solo per canticchiare innocue canzoni degli autori e dei gruppi preferiti.
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