25/09/2025, 12.14
INDIA
Invia ad un amico

Ladakh in rivolta per lo status speciale, Delhi accusa attivista non violento

A Leh quattro civili sono stati uccisi negli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza durante le proteste per il riconoscimento come Stato e maggiori tutele per le comunità tribali. Imposto il coprifuoco e vietati assembramenti, cortei e comizi. Il governo accusa l’attivista climatico Sonam Wangchuk, noto per le sue forme di protesta non violente, di aver incitato la folla con slogan “provocatori”. L’opposizione denuncia promesse mancate e invita a gestire la crisi con sensibilità in una regione cruciale per i rapporti con la Cina.

Leh (AsiaNews) - Quattro morti e oltre 45 feriti è il bilancio delle vittime dopo una giornata di manifestazioni a Leh, capitale del Ladakh, dove oggi le autorità indiane hanno imposto il coprifuoco e altre misure di sicurezza stringenti. 

Le proteste, inizialmente pacifiche, sono state indette per chiedere ancora una volta al governo indiano che la regione ottenga lo status di Stato dell’Unione e che venga applicato il sesto allegato della Costituzione indiana, che fornisce e regola le misure di autonomia e autogoverno delle tribù indigene dell’India. In Ladakh, regione himalayana che confina anche con la Cina e il Pakistan, il 97% della popolazione appartiene alle comunità tribali.

Ieri le città di Leh e Kargil si sono fermate: tutti gli uffici, i mercati, le scuole, le banche e le attività commerciali sono rimasti chiusi mentre il trasporto pubblico e privato non ha circolato, hanno riferito testimoni alle testate locali. Si sono verificati lanci di pietre e incendi ai veicoli e alla sede del Bharatiya Janata Party (BJP), il partito ultranazionalista indù guidato dal primo ministro Narendra Modi. 

Le quattro persone uccise sono tutti civili che sono stati colpiti dall’azione di risposta delle forze di sicurezza, giustificata dal governo come “legittima difesa”. Altri 30 agenti sono rimasti feriti negli scontri. Per garantire l’ordine pubblico, i vice commissari di Leh e Kargil hanno emesso ordini di divieto sulla base della nuova sezione 163 del Bharatiya Nagarik Suraksha Sanhita vietando assembramenti di più di cinque persone, cortei, comizi, l’uso di altoparlanti e messaggi elettronici che possano “disturbare la pace o provocare inimicizie”. Le autorità hanno avvertito che “violazioni dell’ordine comporteranno severe conseguenze legali”.

Il ministero dell’Interno indiano ha attribuito la responsabilità delle violenze al noto attivista climatico Sonam Wangchuk, che dal 10 settembre stava conducendo uno sciopero della fame di 35 giorni proprio per sostenere le richieste di garanzie costituzionali per il Ladakh. Una forma di protesta non violenta che l’attivista ha utilizzato diverse volte anche in passato, soprattutto per portare l’attenzione sul rapido scioglimento dei ghiacci nella catena dell’Himalaya.

Tuttavia, Wangchuk ha interrotto il digiuno e invitato alla moderazione dopo che sono scoppiati gli scontri tra alcuni giovani e il personale di sicurezza nei pressi dell’ufficio del Ladakh Autonomous Hill Development Council. Delhi lo ha comunque accusato di aver utilizzato slogan “provocatori”, paragonabili a quelli della “Primavera araba” e delle “proteste della generazione Z in Nepal”, dove di recente gli under 30 hanno guidato una protesta contro il precedente governo.

In una nota del ministero si legge che “alcuni individui con motivazione politiche ​​non erano soddisfatti dei progressi” nei colloqui in corso tra i rappresentanti del governo e i gruppi del Ladakh e stavano “cercando di sabotare il processo di dialogo”. I disordini sono scoppiati alla vigilia di un incontro tra i funzionari del ministero dell’Interno e i leader locali. Le richieste della popolazione sui diritti esclusivi sulla terra rimangono da anni inascoltate, ma nonostante ciò il ministero ha rivendicato “risultati fenomenali” nei negoziati avviati con l’Apex Body Leh e la Kargil Democratic Alliance, i due organismi che dal 2020 rappresentano le istanze politiche locali. Delhi ha elencato tra i progressi l’aumento delle quote negli impieghi pubblici per coloro che appartengono alle comunità tribali dal 45% all’84%, l’introduzione di una quota del 33% per le donne nei consigli locali e il riconoscimento ufficiale delle lingue bhoti e purgi. 

L’attuale impasse politica è in realtà conseguenza delle decisioni prese dal premier Modi nel 2019, quando venne abrogato lo status speciale del Kashmir, che ha creato un’amministrazione per la regione che viene chiamata Jammu e Kashmir e un'altra per il Ladakh. Negli ultimi anni sono però aumentate le preoccupazioni della popolazione locale riguardo il mantenimento dell’identità culturale e la protezione delle risorse naturali. L'inclusione del Ladakh nel sesto allegato della Costituzione consentirebbe la creazione di consigli autonomi per la gestione del territorio, della sanità pubblica e dell'agricoltura. Dieci consigli di questo tipo esistono in Assam, Meghalaya, Tripura e Mizoram, gli unici Stati in cui vige la normativa.

Intanto le accuse reciproche si moltiplicano tra le forze politiche indiane. Il portavoce del BJP, Sambit Patra, ha accusato l’opposizione, rappresentata dal partito del Congress, di essere dietro agli incidenti, indicando un consigliere comunale di Leh come “principale istigatore”. L’opposizione, invece, ha ricordato la posizione strategica del Ladakh, che l’India ha sempre utilizzato come un “cuscinetto” contro le mire cinesi. “Il Ladakh è un territorio di confine con la Cina e la situazione va gestita con sensibilità”, ha dichiarato il deputato del Congress Manish Tewari. Per la leader del Peoples Democratic Party, Mehbooba Mufti, la violenza riflette “una perdita di pazienza e il senso di tradimento” dei cittadini dopo l’abrogazione dello status speciale del Kashmir del 2019: “Leh, un’area nota per le sue proteste pacifiche, ora vede una pericolosa deriva verso dimostrazioni violente”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Delhi annuncia accordi sui confini, ma il Ladakh chiede autonomia e protezione dell'ambiente
25/10/2024 13:07
Si dà fuoco per il Tibet, muore madre di cinque figli
09/05/2016 10:51
Qinghai, scrittore tibetano scarcerato dopo otto anni: aveva aiutato un amico in prigione
30/10/2015
Qinghai, arrestati i familiari del lama auto-immolato: ne chiedevano il corpo
16/07/2015
Monaco tibetano condannato a 12 anni: aveva videocassette del Dalai Lama
29/11/2006


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”