30/12/2008, 00.00
CINA
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Le cifre della corruzione in Cina: 5,7 milioni di euro spariti in un anno

Nei primi 11 mesi del 2008 sono stati rubati o sprecati 57 miliardi di yuan. Sotto accusa centinaia di funzionari e dipendenti. Ma anche un sistema in cui l’eccessivo verticismo ritarda i controlli. Intanto le autorità locali gonfiano i dati economici, per fare carriera.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Circa 57 miliardi di yuan (5,7miliardi di euro) sono stati “usati male o sottratti” da funzionari e dipendenti di organi pubblici e compagnie statali, nei primi 11 mesi del 2008: lo rivela Liu Jaiyi, responsabile del National Audit Office (Nao), deputato ai controlli. Intanto Pechino accusa i governi locali di “gonfiare” i loro dati economici, per fare carriera.

Il Nao ha trovato 837 casi di cattiva gestione e ha azionato il procedimento disciplinare contro 64 funzionari e 226 impiegati. Molte sottrazioni riguardano grandi ditte statali e giganti finanziari come la Banca cinese dell'industria e del commercio, la China Construction Bank e il Citic Group. In molte grandi ditte sono stati trovati “dati fiscali alterati” ed è persino difficile distinguere le sottrazioni di fondi pubblici dalla cattiva gestione.

Per capire l’ampiezza del fenomeno, si consideri che l’ex segretario del Partito comunista di Shanghai, Chen Liangyu, è accusato di avere usato in modo improprio “solo” 3,2 miliardi di yuan di fondi pubblici. Il suo è considerato il caso più grave da anni.

Da anni i leader cinesi promettono tolleranza zero contro corruzione e malgoverno. Ma la situazione non migliora ed è sempre più preoccupante perché sottrazioni e cattive gestioni possono portare – dice Liu – a compromettere “le riserve necessarie di grano, gli investimenti esteri e la sicurezza energetica nazionale”.

Per il 2009 il Nao dedicherà grande attenzione ai fondi destinati a stimolare l’economia, specie quelli per la ricostruzione nel Sichuan. Ma esperti osservano che il problema è anche che i controlli sulle autorità possono arrivare solo “dall’alto”, mentre sono stroncate proteste o denunce di cittadini.

Sempre per evitare forme di malgoverno, Pechino studia se proibire ai governi provinciali la redazione di dati statistici sulla loro economia. Wu Xiaoling, membro del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo, ha lamentato che molte autorità locali “gonfiano” i dati per mostrare un Prodotto interno lordo (Pil) locale maggiore del reale.

Da anni i dirigenti costruiscono le carriere sui risultati economici raggiunti, per cui molti li ingigantiscono. Così che nel 2006 e nel 2007 la somma dei dati forniti dalle province indica un Pil nazionale maggiore del reale per migliaia di miliardi di yuan.

L’economista Han Meng commenta al South China Morning Post che si tratta di “un fenomeno politico sistematico, piuttosto che di casi isolati. Quando il governo dichiara che prima priorità del Paese è una rapida crescita economica, chi oserà restare indietro?”

Per questo Han conclude che il problema non è solo rivedere le modalità statistiche, ma ripensare un sistema politico troppo centralizzato, alle cui indicazioni tutti debbono adeguarsi.

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