Leone XIV ai giovani: 'Siete il segno che un mondo diverso è possibile'
L'incontro con un milione di ragazzi e ragazze di tutto il mondo riuniti nella spianata di Tor Vergata per il loro Giubileo. "Gesù vi aspetta per rispondere alla vistra sete ed è bello spalancargli il cuore anche a vent'anni". Il pensiero ai giovani di Gaza, dell'Ucraina e di tante altre aree ferite dai conflitti. L'invito rivolto a tutti per un nuovo incontro a Seoul dal 3 all'8 agosto 2027 per il ritorno della Giornata mondiale della gioventù in Asia
Roma (AsiaNews) – “Siete il segno che un mondo diverso è possibile: un mondo di fraternità e amicizia, dove i conflitti non si risolvono con le armi ma con il dialogo”. È il messaggio di speranza con cui oggi papa Leone XIV nella grande spianata di Tor Vergata, ha salutato il milione di giovani riuniti per la celebrazione conclusiva del Giubileo dei giovani.
"In comunione con Cristo, nostra pace e speranza per il mondo – ha detto loro nelle parole pronunciata prima della recita dell’Angelus - siamo più vicini che mai ai giovani che soffrono i mali più gravi, causati da altri esseri umani. Siamo con i giovani di Gaza, siamo con i giovani dell'Ucraina, con quelli di ogni terra insanguinata dalla guerra”. C’è una speranza anche per il mondo insanguinato dalla guerra ha detto Leone XIV a tutto il mondo. E l’ha messa nelle mani di questi giovani: “Con Cristo è possibile! Con il suo amore, con il suo perdono, con la forza del suo Spirito”. A loro ha detto: se sarete “uniti a Gesù come i tralci alla vite, porterete molto frutto; sarete sale della terra, luce del mondo; sarete semi di speranza là dove vivete: in famiglia, con i vostri amici, a scuola, al lavoro, nello sport. Semi di speranza con Cristo nostra speranza”.
È stata la sintesi di queste due giornate intense in cui Prevost ha vissuto il suo primo abbraccio vero con i giovani di tutto il mondo. A Tor Vergata era arrivato all’imbrunire di ieri portando la croce in mezzo a loro. Aveva poi risposto alle loro domande sui temi centrali della vita di ciascuno come l’amicizia, il coraggio di scegliere, il richiamo del bene, il valore del silenzio. Ma ancora più che con le sue parole, ieri sera, il pontefice colpito i giovani pregando con loro, accompagnandoli in un clima di raccoglimento proprio là dove per ore era esplosa la gioia e la festa, nel gesto dell’adorazione eucaristica che è stato probabilmente il messaggio più potente di questo raduno giubilare.
L’invito dei discepoli di Emmaus a Gesù “Resta con noi” era stato il filo conduttore tra le parole pronunciate ieri dal pontefice l’omelia della Messa di questa mattina, a cui i ragazzi e le ragazze giunti da un mondo per tanti versi così ferito hanno preso parte dopo aver passato la notte intera nel prato di Tor Vergata, bagnato anche da un po’ di pioggia. Ha indicato loro questi due personaggi del Vangelo che “si allontanavano da Gerusalemme intimoriti e delusi - ha ricordato - andavano via convinti che, dopo la morte di Gesù, non ci fosse più niente da aspettarsi, niente in cui sperare. E invece hanno incontrato proprio Lui, lo hanno accolto come compagno di viaggio, lo hanno ascoltato mentre spiegava loro le Scritture, e infine lo hanno riconosciuto allo spezzare del pane”.
Ai giovani ha detto che non siamo fatti “ per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un'esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell'amore. Aspiriamo continuamente a un ‘di più’ che nessuna realtà creata ci può dare; sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere”. La stessa sete che da giovane visse Agostino, il santo di Ippona a cui Prevost sempre si rifà come al suo grande maestro. Fate di questa sete – ha detto loro - come “uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell'incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell'infinito”.
Un viaggio che – come per i discepoli di Emmaus – da Tor Vergata per tutti i giovani ora riparte. “È stata una cascata di grazia per la Chiesa e per il mondo intero – ha detto il papa ai giovani -. E lo è stato attraverso la partecipazione di ognuno di voi. Per questo voglio ringraziarvi ad uno ad uno, con tutto il cuore”. Come ieri sera anche oggi ha ricordato anche María e Pascale, le due giovani pellegrine, una spagnola e l’altra egiziana, che sono morte proprio in queste giornate, quasi a ricordare che la speranza non cancella il dolore, ma lo illumina della luce del Risorto.
Leone XIV ha infine ricordato la prossima tappa di questo “pellegrinaggio di speranza”, quella che dal 3 all’8 agosto 2027 porterà i giovani del mondo con lui in Asia a Seoul per la Giornata mondiale della gioventù. “Questa Giornata – ha detto il papa - avrà per tema ‘Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!’. Proprio la speranza che abita nei nostri cuori ci dà la forza di annunciare la vittoria di Cristo Risorto sul male e sulla morte; e di questo voi, giovani pellegrini di speranza, sarete testimoni sino ai confini della terra. Vi do allora appuntamento a Seoul: continuiamo a sognare insieme, a sperare insieme”.
“Chiedo a voi di portare un saluto anche ai tanti giovani che non sono potuti venire e stare qui con noi, in tanti Paesi da dove era impossibile uscire” ha detto infine il pontefice richiamando ancora una volta i popoli piegati dalla guerra ma anche da tante altri impedimenti politici ed economici. “Portate questa gioia, questo entusiasmo a tutto il mondo – ha concluso -. Voi siete sale della terra, luce del mondo: portate questo saluto a tutti i vostri amici, a tutti i giovani che hanno bisogno di un messaggio di speranza”.
07/08/2023 13:05
05/09/2022 12:40