20/08/2025, 12.55
VATICANO
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Leone XIV all'udienza: 'Senza il perdono non ci sarà mai la pace'

Prevost stamane dall'Aula Paolo VI ha chiesto di pregare per una pace "disarmata e disarmante", "per l’Ucraina e il Medio Oriente". Per il 22 agosto, Beata Vergine Maria Regina, l'invito a una giornata "in digiuno e in preghiera" per la Terra "ferita da guerre". La catechesi dedicata al perdono: "Ogni tradimento è occasione di salvezza". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - È ancora per il dono di una pace “disarmata e disarmante” l’invito alla preghiera di papa Leone XIV. “Per tutto il mondo, in particolare per l’Ucraina e il Medio Oriente”, ha affermato stamane davanti a migliaia di fedeli radunati nell’Aula Paolo VI, in occasione dell’udienza generale del mercoledì. Il pontefice ha chiesto ai pellegrini polacchi in pellegrinaggio dal Santuario della Madonna di Jasna Góra, dove è conservata la venerata icona della Madonna di Częstochowa, di includere la “supplica” per la pace nelle intenzioni di preghiera.

E rivolgendosi ai pellegrini di lingua araba, ha aggiunto: “Il cristiano è chiamato ad amare a perdonare sull’esempio di Cristo, affinché il suo cuore si liberi da ogni risentimento e odio, diventando un messaggero di pace nel mondo”. Inoltre, parlando al gruppo di portoghesi ha sottolineato che “senza il perdono non ci sarà mai la pace”. Prevost ha chiesto quindi l’intercessione di “Maria, Regina della pace”, “perché i popoli trovino la via della pace”. 

Per il prossimo 22 agosto, memoria liturgica della Beata Vergine Maria Regina, ha invitato “tutti i fedeli” a vivere la giornata “in digiuno e in preghiera, supplicando il Signore che ci conceda pace e giustizia. E che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti armati in corso”. Maria, ha ricordato il papa, “è madre dei credenti sulla Terra”. La supplica della pace è quanto mai necessaria “mentre la nostra Terra continua ad essere ferita da guerre in Terra Santa, in Ucraina e in molte altre regioni del mondo”.

Prima dei saluti, papa Leone XIV ha letto la catechesi, che si inserisce nel ciclo giubilare “Gesù Cristo nostra speranza”, dedicata al tema Il perdono. “Li amò sino alla fine” (Gv 13,2). Il Vangelo letto in apertura, presenta il brano dell’evangelista Giovanni del “momento in cui Gesù, durante l’ultima cena, porge il boccone a colui che sta per tradirlo”. Quello di Gesù, ha spiegato Prevost, “non è solo un gesto di condivisione, è molto di più: è l’ultimo tentativo dell’amore di non arrendersi”. In quel tragico istante che precede il tradimento e la morte, Gesù “li amò fino alla fine” (Gv 13,1-2). “Amare fino alla fine: ecco la chiave per comprendere il cuore di Cristo”, ha aggiunto. “Gesù conosce l’ora, ma non la subisce: la sceglie. […] E invece di ritrarsi, di accusare, di difendersi... continua ad amare: lava i piedi, intinge il pane e lo porge”.

Porgere il boccone è un “gesto semplice e umile”, ha sottolineato il papa. “Ha compreso che la libertà dell’altro, anche quando si smarrisce nel male, può ancora essere raggiunta dalla luce di un gesto mite”. È allo stesso tempo un atto di perdono. Gesù sa anche “che il vero perdono non aspetta il pentimento, ma si offre per primo, come dono gratuito, ancor prima di essere accolto”. Nonostante la semplicità e la mitezza di questa azione, Giuda, colui che tradisce, “non comprende”. “Satana entrò in lui” (v. 27), dice il Vangelo. “Questo passaggio ci colpisce: come se il male, fino a quel momento nascosto, si manifestasse dopo che l’amore ha mostrato il suo volto più disarmato”, ha continuato Leone XIV. 

Il boccone che Gesù porge è “la nostra salvezza”. “Dio fa di tutto - proprio tutto - per raggiungerci, anche nell’ora in cui lo respingiamo”, ha affermato. Il perdono in questo episodio si presenta così in tutta la sua “potenza” e “manifesta il volto concreto della speranza”. “Non è dimenticanza, non è debolezza. È la capacità di lasciare libero l’altro, pur amandolo fino alla fine - ha detto -. L’amore di Gesù non nega la verità del dolore, ma non permette che il male sia l’ultima parola”. Anche se le relazioni si spezzano e le parole non pronunciate “restano sospese”, “il Vangelo ci mostra che c’è sempre un modo per continuare ad amare, anche quando tutto sembra irrimediabilmente compromesso”. 

“Perdonare non significa negare il male, ma impedirgli di generare altro male. Non è dire che non è successo nulla, ma fare tutto il possibile perché non sia il rancore a decidere il futuro”, ha detto papa Leone XIV. Quando Giuda esce dalla casa, è notte. “Anche noi viviamo notti dolorose e faticose”. “Ma il Signore ci mostra la speranza che esiste sempre un’altra via. Ci insegna che si può offrire un boccone anche a chi ci volta le spalle”. Una luce brilla  nelle tenebre delle notte. “Quando la luce del perdono riesce a filtrare tra le crepe più profonde del cuore, capiamo che non è mai inutile”. E che anche un tradimento “può diventare occasione di salvezza”. 

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