20/11/2025, 13.40
VATICANO
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Leone XIV sulla tomba di san Francesco ad Assisi. Ai vescovi italiani: 'Siate artigiani di fraternità'

La città umbra ha accolto Prevost nel primo viaggio italiano del pontificato. "Celebrare questo grande umile e povero santo mentre il mondo cerca segni di speranza". Il pontefice tornerà nel 2026 per gli 800 anni dalla morte. Alla Conferenza episcopale italiana riunita a Santa Maria degli Angeli: "Ascoltare e armonizzare le tensioni, sviluppando una cultura dell’incontro". 

Assisi (AsiaNews) - Leone XIV si è recato stamane, per la prima volta dall’inizio del pontificato, ad Assisi, nel primo viaggio italiano da papa eletto lo scorso maggio. Nella città di san Francesco, da cui Bergoglio prese il nome, ha incontrato i vescovi della Conferenza episcopale italiana, riuniti per l’81esima Assemblea generale, prendendo parte al momento conclusivo. L’incontro si è tenuto nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, finita di edificare del 1679 per contenere la chiesetta della Porziuncola, tra i più importanti e significativi luoghi francescani. 

“È una benedizione poter venire qui oggi in questo luogo sacro”, ha detto il papa prima dell’incontro con i pastori delle diocesi d’Italia, durante una preghiera privata vissuta nella Basilica inferiore di San Francesco, nella cripta dov’è deposto il corpo del Poverello. “Siamo vicini agli 800 anni dalla morte di San Francesco, questo ci dà modo di prepararci per celebrare questo grande umile e povero santo mentre il mondo cerca segni di speranza”. Le parole di Prevost sono rimbalzate anche all’esterno della Basilica, grazie agli altoparlanti, che hanno raggiunto i fedeli raccolti nella piazza inferiore, in una giornata alquanto piovosa. 

Dopo l’atterraggio in elicottero, Leone XIV si è recato poco dopo le 8:30 nella Basilica inferiore. Ad affiancarlo fino alla tomba di San Francesco anche il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, entrambi accolti dal custode del Sacro Convento fra Marco Moroni. La Comunità di Assisi rende noto che la visita del pontefice “rappresenta un forte incoraggiamento per l’intera famiglia francescana e per tutti i fedeli a riscoprire la figura di san Francesco come guida per costruire ponti di dialogo e per seminare pace in un’umanità bisognosa di luce”. Il papa ha assicurato ai frati della Porziuncola che tornerà nel 2026, in occasione degli 800 anni dalla morte del Poverello di Assisi. 

La città di Assisi, meta da secoli di incessanti pellegrinaggi e luogo simbolo della pace e della fraternità, ha anche una lunga tradizione di visite papali, con papa Francesco che nel 2020 vi firmò l’enciclica Fratelli tutti. Il titolo dell’enciclica sociale di Bergoglio deriva appunto dal modo con cui San Francesco si rivolgeva ai frati, “omnes fratres”. Quando si rivelò il nome papale del predecessore di Prevost, vi fu molta sorpresa. Fu lo stesso papa argentino a rivelare le ragioni della scelta, la prima per un successore di Pietro. Lo pensò in riferimento alle persone che vivono in povertà, così come alla pace, di cui vedeva la vita del Santo un esempio. Capace di una “Chiesa povera e per i poveri”, come auspicava.

Fra Luca di Pasquale, con Prevost alla Porziuncola, ha riferito alla stampa che il papa ha salutato i presenti “uno per uno e ci ha confidato che veniva più volte ad Assisi per trovare pace, ed era contento di averlo fatto oggi in veste bianca. Ci ha colpito l’attenzione che ha avuto per ciascuno di noi”. Dopo l’incontro con i vescovi, Leone XIV è ripartito in elicottero verso Montefalco (Perugia), per fare visita alla comunità delle monache agostiniane. Ad Assisi i fedeli - tra cui tanti bambini e bambine delle scuole - hanno accolto il pontefice al grido di “viva il papa”. 

Ai “fratelli nell’episcopato” riuniti a Santa Maria degli Angeli il papa ha ricordato che “lo sguardo sul Volto di Gesù” rende capaci di “guardare i volti dei fratelli”. “La fede in Lui, nostra pace, ci chiede di offrire a tutti il dono della sua pace”, ha aggiunto. Il papa ha sottolineato che il tempo in cui viviamo è segnato da “fratture”. Ad esempio, “messaggi e linguaggi intonati a ostilità e violenza”, una “corsa all’efficienza” che “lascia indietro i più fragili”, “l’onnipotenza tecnologica” che “comprime la libertà”, come anche “la solitudine” che “consuma la speranza”, ha detto. 

Ma, nonostante le “numerose incertezze”, ha continuato, “la Parola e lo Spirito ci esortano ancora ad essere artigiani di amicizia, di fraternità, di relazioni autentiche nelle nostre comunità”. Prevost ha affermato che compito dei vescovi è “ascoltare e armonizzare le tensioni, sviluppando una cultura dell’incontro e diventando, così, profezia di pace per il mondo”. E, citando il Sinodo che ha accompagnato la Chiesa italiana negli ultimi anni, ha proseguito: “A voi Vescovi spetta adesso tracciare le linee pastorali per i prossimi anni”. Auspicando l’impegno di “tutti”, “perché prenda forma il volto di una Chiesa collegiale, che condivide passi e scelte comuni”. E che, allo stesso tempo, sia capace di “rinnovarsi costantemente”, ha continuato il pontefice. 

A quest’ultimo proposito Prevost ha ricordato “l’atteggiamento interiore che papa Francesco ha definito ‘imparare a congedarsi’, un atteggiamento prezioso quando ci si deve preparare a lasciare il proprio incarico”. “È bene che si rispetti la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli Ordinari nelle diocesi e, solo nel caso dei Cardinali, si potrà valutare una continuazione del ministero, eventualmente per altri due anni”, ha affermato il papa. Sempre favorendo la promozione di un “umanesimo integrale, che aiuta e sostiene i percorsi esistenziali dei singoli e della società”. 

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