26/06/2025, 13.16
VATICANO
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Leone XIV: 'Violenza diabolica in Oriente. Desolante il ritorno alla legge del più forte'

Ricevendo in Vaticano la Riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese Orientali il pontefice ha lanciato un duro monito ai responsabili delle nazioni di fronte alle guerre irrisolte della regiole, dall'Ucraina al Medio Oriente. Ai cristiani di tutto il mondo l'invito a imparare dalla testimonianza di chi è seme di perdono e di salvezza anche in mezzo alle bombe. E a rendersi conto anche in Occidente che "i cristiani orientali non sono più cugini lontani che celebrano riti ignoti".

Città del Vaticano (AsiaNews) – “La gente non può morire a causa di fake news. È veramente triste assistere oggi in tanti contesti all’imporsi della legge del più forte, in base alla quale si legittimano i propri interessi. È desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza”.

È un grido di pace ma anche un monito severo ai responsabili delle nazioni quello che papa Leone XIV ha lanciato commentando le notizie drammatiche di queste ultime settimane. L’occasione è stato l’incontro in Vaticano con la Roaco - la Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali - che sta tenendo in Vaticano la sua annuale Assemblea plenaria proprio mentre dal Medio Oriente all’Ucraina i cristiani d'Oriente si ritrovano in prima linea in tanti conflitti. “La violenza bellica sembra abbattersi sui territori dell’Oriente cristiano con una veemenza diabolica mai vista prima – ha osservato il pontefice -. Il cuore sanguina pensando all’Ucraina, alla situazione tragica e disumana di Gaza, e al Medio Oriente, devastato dal dilagare della guerra. Siamo chiamati noi tutti, umanità, a valutare le cause di questi conflitti, a verificare quelle vere e a cercare di superarle, e a rigettare quelle spurie, frutto di simulazioni emotive e di retorica, smascherandole con decisione”.

Proprio mentre all’indomani della Guerra dei 12 giorni tra Israele e Iran e l’intervento diretto degli Stati Uniti, con tutte le parti che cantano vittoria e una corsa agli armamenti che coinvolge ormai ogni angolo del mondo, papa Prevost chiede: “Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? Come si può pensare di porre le basi del domani senza coesione, senza una visione d’insieme animata dal bene comune? Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta? La gente – ha aggiunto ancora Leone XIV - è sempre meno ignara della quantità di soldi che vanno nelle tasche dei mercanti di morte e con le quali si potrebbero costruire ospedali e scuole; e invece si distruggono quelli già costruiti”.

Ma c’è anche un'altra domanda nel cuore del papa: “Mi chiedo: da cristiani, oltre a sdegnarci, ad alzare la voce e a rimboccarci le maniche per essere costruttori di pace e favorire il dialogo, che cosa possiamo fare? Credo – ha risposto - che anzitutto occorra veramente pregare. Sta a noi fare di ogni tragica notizia e immagine che ci colpisce un grido di intercessione a Dio. E poi – ha aggiunto rivolgendosi alla Roaco - aiutare, come fate voi e come molti fanno, e possono fare, attraverso di voi”. Ma proprio la storia dell’Oriente cristiano dice che c’è anche altro: c’è la forza testimonianza. “È la chiamata a rimanere fedeli a Gesù, senza impigliarsi nei tentacoli del potere – ha spiegato Leone XIV -. È imitare Cristo, che ha vinto il male amando dalla croce, mostrando un modo di regnare diverso da quello di Erode e Pilato: uno, per paura di essere spodestato, aveva ammazzato i bambini, che oggi non cessano di essere dilaniati con le bombe; l’altro si è lavato le mani, come rischiamo di fare quotidianamente fino alle soglie dell’irreparabile”.

Di qui l’invito a guardare a Gesù e alla sua croce “da cui si sprigionano la forza del perdono, la speranza di ricominciare, il dovere di rimanere onesti e trasparenti nel mare della corruzione. Seguiamo Cristo, che ha liberato i cuori dall’odio – ha ammonito il pontefice - e diamo l’esempio perché si esca dalle logiche della divisione e della ritorsione”. E ai cristiani orientali “che rispondono al male con il bene” il papa dice: “grazie, fratelli e sorelle, per la testimonianza che date soprattutto quando restate nelle vostre terre come discepoli e come testimoni di Cristo”.

Oltre le ferite causate dalla guerra e dal terrorismo - che anche in questi giorni ha colpito la chiesa di Sant’Elia a Damasco – in Oriente c’è un “popolo di Dio che persevera volgendo lo sguardo l Cielo, pregando Dio e amando il prossimo”. Ci sono liturgie che “lasciano abitare a Dio il tempo e lo spazi”, con “canti secolari intrisi di lode, gloria e mistero, che innalzano un’incessante richiesta di perdono per l’umanità”. Ci sono “figure che, spesso nel nascondimento, vanno ad aggiungersi alle grandi schiere dei martiri e dei santi dell’Oriente cristiano”.
Nella notte dei conflitti c’è una “luce di sapienza e salvezza” che Leone XIV vuole “sia più conosciuta nella Chiesa cattolica, nella quale sussiste ancora molta ignoranza al riguardo e dove, in alcuni luoghi, la fede rischia di diventare asfittica” proprio perché “non si è realizzato il felice auspicio espresso più volte da san Giovanni Paolo II” di una Chiesa di nuovo capace di respirare “con i suoi due polmoni, quello orientale e quello occidentale”.

Ma “l’Oriente cristiano si può custodire solo se si ama; e si ama solo se si conosce”, ha osservato Prevost affidando un preciso compito in questo senso anche ai seminari e ai centri universitari cattolici. “I cattolici orientali oggi non sono più cugini lontani che celebrano riti ignoti, ma fratelli e sorelle che, a motivo delle migrazioni forzate, ci vivono accanto – ha concluso -. Il loro senso del sacro, la loro fede cristallina, resa granitica dalle prove, e la loro spiritualità che profuma del mistero divino possono giovare alla sete di Dio latente ma presente in Occidente”.

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