10/12/2025, 13.27
VATICANO
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Leone XIV: 'Thailandia e Cambogia cessino il fuoco e riprendano il dialogo'

All'udienza generale in piazza San Pietro l'appello del papa ai due Paesi del Sid-est asiatico nuovamente sprofondati nel conflitto. Nella catechesi settimanale la riflessione sulla morte e il suo "valore pedagogico" oltre le rimozioni del nostro tempo. Il monito di fronte al transumanesimo che teorizza il prolungamento della vita attraverso la tecnologia: "La scienza può garantirci che una vita senza morire sarebbe anche una vita felice?".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Far tacere subito le armi e riprendere la via del dialogo: è il forte appello che papa Leone XIV ha lanciato questa mattina alle autorità della Thailandia e della Cambogia, da tre giorni nuovamente precipitate nel conflitto sulle aree contese sugli 800 chilometri di territori che segnano il confine tra i due Paesi. Sono già più di mezzo milione gli sfollati che nelle ultime ore hanno dovuto lasciare le loro case sotto i colpi dell’artiglieria e dei raid dell’aviazione. In entrambi i Paesi si contano purtroppo anche almeno una dozzina di vittime.  

“Sono profondamente rattristato dalla notizia del riacceso conflitto lungo il confine tra Thailandia e Cambogia - ha detto il papa al termine dell’udienza generale - ci sono state vittime anche tra i civili e migliaia di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case. Esprimo la mia vicinanza nella preghiera a queste care popolazioni e chiedo alle parti di cessare immediatamente il fuoco e di riprendere il dialogo”.

In precedenza - nella sua catechesi giubilare tenuta in un’assolata piazza San Pietro, davanti a migliaia di pellegrini - il pontefice aveva parlato della “Pasqua di Gesù Cristo come risposta ultima alla domanda sulla nostra morte”. Leone XIV ha definito la morte come “l’evento più naturale e allo stesso tempo più innaturale che esista. È naturale, perché ogni essere vivente, sulla terra, muore. È innaturale, perché il desiderio di vita e di eternità che noi sentiamo per noi stessi e per le persone che amiamo ci fa vedere la morte come una condanna, come un contro-senso”.

Ricordando come molti popoli antichi abbiano sviluppato riti e usanze per “accompagnare e ricordare chi si incamminava verso il mistero supremo”, il papa ha contrapposto questo atteggiamento alle tendenza di oggi a fare della morte “una specie di tabù, un evento da tenere lontano; qualcosa di cui parlare sottovoce, per evitare di turbare la nostra sensibilità e tranquillità”. Citando sant’Alfonso Maria de’ Liguori ha spiegato che c’è anche un “valore pedagogico della morte. Sapere che esiste e soprattutto meditare su di essa ci insegna a scegliere cosa davvero fare della nostra esistenza. Pregare, per comprendere ciò che giova in vista del regno dei cieli, e lasciare andare il superfluo che invece ci lega alle cose effimere, è il segreto per vivere in modo autentico”.

Leone XIV ha citato anche le visioni antropologiche che oggi promettono immortalità immanenti, teorizzano il prolungamento della vita terrena mediante la tecnologia. “È lo scenario del transumano - ha commentato - che si fa strada nell’orizzonte delle sfide del nostro tempo. La morte potrebbe essere davvero sconfitta con la scienza? Ma poi, la stessa scienza potrebbe garantirci che una vita senza morire sia anche una vita felice?”:

Al contrario – ha aggiunto il pontefice – “l’evento della Risurrezione di Cristo ci rivela che la morte non si oppone alla vita, ma ne è parte costitutiva come passaggio alla vita eterna. Il Risorto - ha aggiunto ancora - ci ha preceduto nella grande prova della morte, uscendone vittorioso grazie alla potenza dell’Amore divino. Così ci ha preparato il luogo del ristoro eterno, la casa in cui siamo attesi; ci ha donato la pienezza della vita in cui non vi sono più ombre e contraddizioni”.

È grazie a Gesù, “morto e risorto per amore – ha concluso il papa - che con San Francesco possiamo chiamare la morte ‘sorella’. Attenderla con la speranza certa della Risurrezione ci preserva dalla paura di scomparire per sempre e ci prepara alla gioia della vita senza fine”.

 

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