05/11/2010, 00.00
INDIA - TIBET
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Lettera aperta al presidente Obama da organizzazioni tibetane in esilio

di Nirmala Carvalho
Le organizzazioni chiedono al presidente degli Stati Uniti il sostegno nella lotta contro la sostituzione del tibetano con il cinese nelle scuole, e una collaborazione con il governo indiano nella difesa dei diritti umani del Tibet. Quella di domani è la prima visita di Stato di Obama in India.

Dharamsala (AsiaNews) – Quattro organizzazioni tibetane – Tibetan Women’s Association, National Democratic Party of Tibet, Students for a Free Tibet-India, GuChuSum – hanno pubblicato ieri una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in vista del suo arrivo in India domani, sabato 6 novembre. Nella lettera che AsiaNews riporta di seguito, le organizzazioni invitano Obama – alla sua prima visita ufficiale in India – a sostenere le proteste degli studenti tibetani contro la decisione del governo cinese di eliminare la lingua tibetana dalle scuole, e sostituirla con il cinese. La lettera inoltre chiede che i governi americano e indiano collaborino per proteggere i diritti del Tibet, e trovare una soluzione duratura per i profughi tibetani in India e nel mondo.

Il testo completo è qui riportato.

4 novembre 2010

Caro presidente Barack Obama,

Accogliamo con piacere il vostro arrivo in India, la più grande potenza asiatica democratica del mondo. Oltre a essere la patria di più di un miliardo di persone, che rappresentano una moltitudine di gruppi etnici e affiliazioni religiose, l’India ha accolto più di 100mila profughi tibetani.

In esilio, i tibetani hanno creato solide organizzazioni di difesa per fare pressioni per la fine dell’occupazione cinese nella nostra patria. Insieme, le organizzazioni rappresentano una vasta rete di tibetani in esilio: studenti, gruppi di donne, ex prigionieri politici. Ci appelliamo a voi perché la vostra prima visita di Stato in India sia un’opportunità per spingere a un cambiamento fondamentale della situazione in Tibet.

Nelle ultime settimane, migliaia di studenti tibetani – alcuni di appena 13 anni – sono scesi in strada nella provincia orientale di Amdo (oggi annessa alla Cina, provincia di Qinghai) per protestare contro la decisione del governo cinese di sostituire il tibetano con il cinese come lingua d’insegnamento nelle scuole del Tibet. La lingua tibetana è il fondamento della nostra ricca cultura, e il governo cinese, negando ai giovani l’opportunità di imparare la loro lingua, sta cercando di sradicare in maniera sistematica la cultura e l’identità tibetana.

Il governo degli Stati Uniti ha riconosciuto l’importanza di proteggere la lingua tibetana, come indicato nella nostra Costituzione. Chiediamo alla vostra amministrazione di opporsi immediatamente alla snaturalizzazione delle scuole tibetane, e fare tutto quanto è in vostro potere per aiutare a proteggere la netta identità nazionale, religiosa, culturale e linguistica del nostro Paese.

Sin dalla brutale repressione della rivolta tibetana contro il dominio cinese nel 1959, e la fuga in esilio di Sua santità il Dalai Lama, migliaia di tibetani fuggono ogni anno, a piedi, valicando le montagne più alte e pericolose al mondo. Molte nostri compatrioti hanno perso la vita e generazioni di bambini sono stati separati dalle loro famiglie per sfuggire alla repressione del governo cinese nella nostra patria.

Ironicamente, è qui in esilio in India che noi tibetani siamo più in grado di preservare la nostra cultura, imparando e parlando la nostra lingua; praticando la religione; celebrando la nostra ricca cultura. Abbiamo fondato una democrazia prospera e unica, mentre tutti i diritti fondamentali ci sono stati negati sotto il dominio cinese. Sotto la guida del Dalai Lama e del governo tibetano in esilio e, naturalmente, con il generoso sostegno del governo indiano, ci stiamo assicurando che i tibetani e il Tibet non siano dimenticati. La loro sofferenza sotto il dominio cinese continua a essere riconosciuta come una delle più pressanti questioni globali sui diritti umani del nostro tempo.

Vi chiediamo di riconoscere pubblicamente [l’impegno del] governo indiano nel sostenere il popolo tibetano, e cercare nuove vie con i vostri colleghi indiani per contribuire a trovare una soluzione giusta e duratura per il popolo tibetano. È chiaro che la fine dell’occupazione del Tibet da parte della Cina porterà anche una maggiore sicurezza regionale e soprattutto globale. In qualità di leader mondiale più influente del nostro tempo, siete in una posizione unica per aiutarci a realizzare tale obiettivo.

Pur restando grati per il porto sicuro fornitoci dal governo e dal popolo indiani, alla fine tornare a casa è il desiderio di ogni rifugiato. Vi invitiamo a fare una mossa coraggiosa e concreta per contribuire a cambiare il corso della storia per sei milioni di tibetani, e dare un segno al mondo che la nonviolenza può davvero trionfare sulla violenza e l’oppressione.

Dolkar Lhamo Kirti, Tibetan Women’s Association

Woeser Rinpoche, GuChuSum

Chime Young-dung, National Democratic Party of Tibet

Tenzin Choedon, Students for a Free Tibet-India

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