28/05/2008, 00.00
INDIA - TIBET
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L’India arresta i leader tibetani della “Marcia di ritorno”

La polizia dell’Uttarakhand arresta i presidenti delle cinque Ong che guidano la manifestazione anti-cinese. Scarcerati, invece, dopo quattro giorni di arresto, i 19 tibetani detenuti dal 22 maggio.
Mumbai (AsiaNews) – I presidenti delle cinque Ong che guidano la “Marcia di ritorno a casa” degli esuli tibetani sono stati arrestati ieri mattina a Berinath, Stato settentrionale dell’Uttarakhand. Tsewang Rigzin (Tibetan Youth Congress), B Tsering (dell’Associazione delle donne tibetane), Ngawang Woebar (del movimento di ex prigionieri politici tibetani GuChuSum), Chime Youngdrung (partito nazionale democratico del Tibet) e Tenzin Choeying (gruppo Studenti per un Tibet libero) - fino a ieri pomeriggio risultavano ancora detenuti dalla polizia indiana.
 
I cinque leader dovevano incontrare il magistrato del distretto di Pithoragarh, al quale appellarsi per ottenere il permesso di proseguire la Marcia. Il 22 il governo dell’Uttarakhand aveva bloccato i manifestanti, arrestando un gruppo di 19 tibetani, rilasciati solo dopo quattro giorni.
Ma i cinque attivisti non si sono potuti recare all’appuntamento con le autorità; ora sono detenuti con l’accusa riunione di “un gruppo di cinque o più persone con probabile fine di causare disturbo alla quiete pubblica, nonostante l’assemblea avesse già ricevuto ordine legale di disperdersi”. Il reato è previsto dalla sezione 151 del Codice penale indiano. La polizia ha requisito anche i tre camion utilizzati dai manifestanti.
 
Partiti il 10 marzo (anniversario dell’occupazione cinese del Tibet nel 1959) da Mcloedganj, a Dharamsala, la sede del governo tibetano in esilio, i partecipanti alla “Marcia di ritorno” vogliono arrivare in Tibet a piedi in concomitanza con l’inizio delle Olimpiadi, l’8 agosto. La Cina considera l’iniziativa una grave provocazione. I governi indiani e nepalesi hanno espresso il loro disappunto nei confronti dei tibetani residenti sul loro suolo, e li hanno avvertiti che “non saranno tollerati atti anti-cinesi”. (NC)
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