28/11/2019, 10.59
LIBANO
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Madri musulmane e cristiane disinnescano insieme la scintilla della guerra civile

di Pierre Balanian

Nella dimostrazione, le madri di Chiyah e Ain el Remmeneh gridano: “Siamo fratelli e sorelle di due religioni, ma con la stessa sorte”. Si moltiplicano gli incidenti a carattere confessionale o partitico. Due giorni fa sono morti arsi vivi due sciiti. Scontri anche a Beirut, Tiro, Baalbek, Bikfaya. Come in un film: madri cristiane col velo; madri musulmane con la croce.

Beirut (AsiaNews) – Un gruppo di madri cristiane e musulmane dei due quartieri di Chiyah (sciita) ed Ain el Remmeneh (cristiano) sono scese in piazza insieme ieri pomeriggio gridando: “Mio figlio non deve morire per nessuno”, “Siamo fratelli e sorelle di due religioni, ma con la stessa sorte”, “No a chi vuole la guerra civile”.

Il timore di una nuova guerra intestina sta infatti emergendo mentre si moltiplicano qua e là segnali di scontri di sapore confessionale o partitico, che spezzano l’unità che il popolo libanese ha testimoniato negli ultimi 40 giorni di manifestazioni. Le madri cristiane e musulmane sono scese in piazza perché la notte prima a Ain el Ramenneh vi è stato uno scontro durato appena 10 minuti fra sciiti e membri delle Forze Libanesi cristiane di Samir Geagea.  Ain el Remenneh è un quartiere tristemente famoso: nell’aprile del 1975, i falangisti uccisero i passeggeri palestinesi di un autobus, facendo scoccare la scintilla della guerra civile durata 15 anni.

Alcuni scontri sono avvenuti perché, nonostante il divieto dell’esercito, gruppi di manifestanti hanno cercato di bloccare le strade. Due giorni fa, dimostranti hanno bloccato il Ring nel centro di Beirut, e alcuni motociclisti sciiti hanno cercato di forzare il blocco. Ancora a Jiye, nel sud, un'auto con tre sciiti hanno cercato di forzare un blocco e non è chiaro se per “incidente” o per “lancio di molotov”  due passeggeri dell'auto sono morti arsi vivi.

Un altro incidente è avvenuto a Tripoli, con scontri fra manifestanti ed esercito, dopo il tentativo dei dimostranti di ammainare la bandiera del partito di Gebran Bassil dalla sede locale. Lanci di sassi e di una bomba a mano non esplosa hanno fatto temere il peggio.

Dopo le manifestazioni unitarie che chiedevano attenzione ai bisogni della popolazione e una nuova classe politica non corrotta, sembra ora che le piazze siano due: quella che vuole i blocchi e quella che non li vuole. Nei giorni scorsi, l’opposizione fra questi due fronti è degenerata in scontri, saccheggi, distruzioni di auto in vari quartieri. Scontri fra le “due piazze” sono avvenuti a Tiro, Beirut, Baalbek e Bikfaya (feudo dei falangisti).

Secondo alcuni è in atto una “contro-rivoluzione” contro le “mani oscure” che usano delle giuste rivendicazioni della gente per la loro agenda politica. È evidente infatti che molti blocchi delle strade – in cui si grida “No a tutti i partiti” – alla fine sono gestiti da membri di partiti politici.

Le rivendicazioni della popolazione però rimangono, e sono sostenute da tutte le comunità religiose. E la testimonianza delle madri cristiane e musulmane fa sperare. Alla manifestazione di ieri una madre musulmana ha perfino disegnato una croce sulla fronte (v. foto 2). L’immagine ricorda il film libanese “E adesso dove”, ambientato durante la guerra. Esso racconta come delle madri musulmane e cristiane hanno fatto di tutto per evitare che la guerra civile giungesse anche da loro, un remoto villaggio del sud Libano. Nel film, le madri cristiane si coprono il capo con il velo, mentre le madri musulmane, col capo scoperto, portano un crocefisso al collo. Entrambi i gruppi dicono ai loro figli: “Ora uccidi anche me: anch’io sono una di loro”.

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