26/06/2019, 08.53
MEDIO ORIENTE
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Manama, Kushner lancia il piano di pace israelo-palestinese. Protesta in Cisgiordania

In apertura dei lavori il genero di Trump ha illustrato il progetto da 50 miliardi di dollari. L’obiettivo è trasformare la regione in un “modello per il commercio”. Ma, al momento, non si parla di soluzioni politiche. Israele favorevole al progetto. La leadership palestinese boicotta l’appuntamento. Abbas: il denaro è importante, la politica ancor di più. 

Manama (AsiaNews/Agenzie) - Nel contesto della Conferenza di Manama che ha preso il via ieri, gli Stati Uniti hanno lanciato il piano (per ora solo economico) da 50 miliardi di dollari, per risolvere il conflitto israelo-palestinese. Si tratta del tanto sbandierato “piano di pace” di Donald Trump, da due anni in gestazione, che secondo analisti ed esperti “non risolverà il problema". Infatti, i palestinesi dei Territori hanno accolto l’iniziativa con manifestazioni di protesta e bruciando le bandiere Usa, mentre i loro leader hanno boicottato l’appuntamento in Bahrain. 

A illustrare le linee guida il genero del presidente Usa Jared Kushner, che tenuto il discorso inaugurale della due giorni. “Possiamo trasformare questa regione - ha detto - da una vittima dei conflitti passati a un modello per il commercio e l’avanzamento nel mondo”. Fra i partecipanti vi sono anche esponenti del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale. 

“Per essere chiari - ha aggiunto il rappresentante Usa - la crescita economica e la prosperità per il popolo palestinese sono sono possibili senza una soluzione politica giusta e duratura del conflitto […] che garantisca la sicurezza di Israele e rispetti la dignità del popolo palestinese”. “Tuttavia - ha concluso Kushner - oggi non è tempo di questioni politiche. Le affronteremo a tempo debito”.  

Ad oggi poco si sa dei vari aspetti del “piano di pace” e non è chiaro se Trump intende abbandonare o perseguire nel progetto della “soluzione a due Stati”, che implica la nascita di una nazione palestinese indipendente accanto a Israele. Gli elementi politici restano segreti e dovrebbero essere illustrati a novembre, dopo le elezioni anticipate in Israele. 

All’appuntamento in Bahrain non sono presenti emissari dei governi israeliano e palestinese. Tuttavia, se il premier Benjamin Netanyahu, stretto alleato di Trump, conferma l’apertura al piano statunitense, i palestinesi hanno boicottato l’appuntamento. Al riguardo, il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas ha affermato che “il denaro è importante, l’economia è importante… ma la soluzione politica è ancora più importante”. 

Il progetto mira a sviluppare, almeno secondo le intenzioni, il “potenziale” economico inespresso dei palestinesi aprendo Gaza e Cisgiordania ai mercati globali e regionali; potenziando le infrastrutture fra cui elettricità, acqua e telecomunicazioni e passando dal gasolio al gas naturale; promuovendo il settore privato, i piccoli imprenditori, il turismo e l’agricoltura; integrando l’economia palestinese con Egitto, Israele, Giordania e Libano, abbattendo le barriere. 

L’obiettivo è, in 10 anni, di creare un milione di posti di lavoro e ridurre il tasso di povertà del 50%. 

Contro la conferenza di Manama, che giunge in un periodo di forte tensione in Medio oriente per i venti di guerra fra Stati Uniti e Iran, si sono svolte già diverse manifestazioni in Cisgiordania e Gaza: i dimostranti hanno bruciato bandiere e ritratti del presidente Usa Trump e del re del Bahrain. Per il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat il progetto di Kushner è frutto solo delle iniziative e della prospettiva israeliana. Gli fa eco il parlamentare palestinese Mustafa Barghouti secondo cui nessuna soluzione economica potrà essere scambiata “con la nostra libertà”.

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