19/12/2022, 13.05
FILIPPINE
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Manila approva la legge sulla libertà religiosa

di Stefano Vecchia

Varata dal Congresso in seconda lettura, la Magna Carta of Religious Freedom Act è un passo importante per un Paese dove non sempre la convivenza tra fedi e confessioni diverse è stata pacifica. Il plauso della Conferenza episcopale filippina: "Una necessità per ogni società democratica".

Manila (AsiaNews) - Con il passaggio in seconda lettura al Congresso della legge che impegna lo Stato a garantire la libertà religiosa, le Filippine compiono un passo formale di grande importanza verso l’unità e la compartecipazione di tutte le componenti di una società che le caratteristiche geografiche e storiche hanno reso variegata, ma spesso anche preda di conflitti.

Nel provvedimento -  che si chiama Magna Carta of Religious Freedom Act e verrà promulgato dopo la terza e definitiva approvazione - si stabilisce che le autorità a ogni livello devono tutelare l’appartenenza religiosa dei cittadini, a partire dalla libertà di scelta.

Un aspetto fortemente sottolineato dal vice-presidente della Camera dei rappresentanti, Eddie Villanueva, leader evangelico fondatore della Chiesa “Jesus is Lord Worldwide” e promotore della legge: “Con questa legge i filippini saranno incoraggiati a perseguire la crescita spirituale dando loro la possibilità di vivere secondo la propria fede o credo religioso senza timore di persecuzione, minacce o punizioni”. 

Il documento, in discussione dallo scorso anno, indica i diritti di ciascuno a diffondere il proprio credo, a diffondere pubblicazioni religiose, a frequentare assemblee religiose e cerimonie, a essere libero da discriminazioni confessionali sul posto di lavoro. Di conseguenza, la legge individua come reato una serie di pratiche come costringere un individuo con la forza, la minaccia o l’intimidazione ad aderire o non aderire a una religione; ostacolare, impedire o prevenire l’accesso all’informazione religiosa; diffamare, perseguitare o umiliare qualcuno a causa dell’appartenenza religiosa.

Il percorso legislativo è stato accompagnato anche da opposizioni e polemiche, soprattutto da parte di gruppi atei o laicisti e fautori di diritti della comunità Lgbt - che non si ritengono tutelati - oltre che da settori della comunità islamica che temono che a essere favorite siano le Chiese cristiane. Per il parlamentare Bienvenido Abante, tra i promotori dell’iniziativa, la legge non attuerebbe altro che quanto previsto dalla Costituzione, che impegna a permettere sempre “il libero esercizio e godimento della professione e della pratica di fede, senza discriminazione o preferenza”.

Positiva la reazione della Conferenza episcopale cattolica filippina che, ricordando la difficoltà nel predisporre una legge che sia valida per tutte le denominazioni religiose, sottolinea come essa rappresenti una “necessità per ogni società democratica”. Come ha commentato p. Joven Hestula della Commissione per l’ecumenismo della Conferenza, “occorre conoscere quali sono i nostri diritti specifici e quale la punizione corrispondente in caso di violazione di questi diritti”.

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