05/09/2012, 00.00
FILIPPINE
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Mindanao, bambino tribale di 11 anni muore nella guerra per il controllo delle miniere

Jordan Manda era figlio del noto attivista tribale Timuay Locencio Manda, leader della comunità di Subaden (Zamboanga del Sur). Il ragazzo è stato aggredito insieme al padre nel tragitto fra la casa e la scuola da un gruppo di uomini armati. Fonti di AsiaNews denunciano i soprusi della Toronto Ventures Incorporation (Tvi) multinazionale canadese. Con la complicità dei politici essa difende i terreni confiscati illegalmente ai tribali con un esercito privato formato da ex militari.

Zamboanga (AsiaNews) - "La questione delle miniere è una guerra che coinvolge politici, governo centrale e multinazionali straniere. Le uniche vittime sono i tribali che vivono in stato di totale povertà e guardano inermi la confisca dei loro terreni". È quanto affermano fonti di AsiaNews a Zamboanga del Sur, dove ieri mattina è stato ucciso Jordan Manda, ragazzo di 11 anni, figlio di Timuay Locencio Manda, noto attivista per i diritti degli indigeni locali e leader della comunità di Subaden. L'agguato è avvenuto mentre l'uomo stava portando i figlio a scuola. Sulla strada i due sono stati affiancati da un gruppo di uomini armati che hanno sparato contro l'auto, uccidendo il bambino. Il padre è rimasto ferito. Secondo le associazioni per i diritti umani, il leader tribale è stato punito per la sua campagna contro lo sfruttamento minerario del sottosuolo. Nei giorni scorsi il governo ha concesso tre nuove autorizzazioni a compagnie minerarie per esplorare il sottosuolo nell'area di Zamboanga. Gli attivisti ora chiedono una moratoria immediata per tutte le attività minerarie nella penisola di Zamboanga.

Le fonti di AsiaNews spiegano che i problemi sono iniziati con l'arrivo della Toronto Ventures Incorporation (Tvi), importante compagnia mineraria canadese, giunta nelle zona nel 1997. "Grazie alla collaborazione del governo di Glorya Majapagal Arroyo - spiegano -  la Tvi si è impossessata della Pinukis Range Forest, cacciando via tutti i tribali e piazzando un vero e proprio esercito privato, la Blue Gard, formato da ex militari e persone senza scrupoli. I tribali pagano due volte la presenza di questa multinazionale straniera sul loro territorio". Con l'appoggio dei politici locali, la compagnia ostacola con tutti i mezzi lo sfruttamento dei giacimenti da parte di piccole società gestite dagli indigeni. In questi anni essa ha inquinato con mercurio e cianuro le falde acquifere, l'aria e i campi, rendendo impossibile anche coltivare o allevare animali.

Nel 2011 la Tvi è stata costretta ad abbandonare la zona, ma ha lasciato sul posto il suo esercito privato che non permette a nessuno di esplorare i terreni. "Molti minatori - raccontano le fonti - sono ritornati sulla montagna, ma hanno enormi difficoltà a condurre la propria attività". Essi sono aiutati solo dai missionari e da alcuni giovani che con le loro motociclette portano loro cibo, benzina, attrezzi. In luglio quattro ragazzi sono stati fermati da una pattuglia della Blue Gard. Uno è stato ucciso, gli altri tre sono scomparsi. La gente del luogo teme che siano stati gettati nelle cisterne di cianuro.  

Con la salita al potere del presidente Benigno Aquino, l'azione della compagnia canadese è stata giudicata illegale. Secondo la legge filippina i tribali hanno la priorità di sfruttare i giacimenti minerari. Le compagnie straniere che vogliono investire nel settore devono prima convocare i capi tribù e le amministrazioni locali e presentare il loro programma, che deve essere firmato dalla maggioranza della popolazione. I locali hanno il diritto di opporsi al loro progetto e rivendicare l'usufrutto del terreno. Se tale documento non viene firmato le compagnie straniere diventano di fatto proprietarie dei terreni. In combutta con le società multinazionali, i politici locali ostacolano la presentazione di questa documentazione, minacciando e a volte eliminando fisicamente chiunque aiuti i tribali. I funzionari locali non hanno alcuna convenienza a trattare con gli indigeni. Essi sono poverissimi e non hanno i soldi per pagare la "tangente" necessaria per sfruttare i terreni e favoriscono il gioco delle multinazionali.  

Nel 2008, a Lakewood (Zamboanga del Sur) i tribali hanno trovato degli sponsor messi a disposizioni da uomini d'affari giapponesi e cinesi, che in cambio del 40% del ricavato offrono denaro e attrezzature. Purtroppo le autorità locali non hanno ancora firmato il permesso per iniziare i lavori. Alcuni politici di Manila hanno però appoggiato l'iniziativa, creando una società compartecipata fra minatori e investitori cinesi.

La Chiesa è stata più volte  accusata di finanziare con "milioni di dollari" provenienti dall'estero le piccole cooperative indigene. Molti sacerdoti impegnati nell'aiuto ai tribali ricevono continue minacce dai politici, che a volte scomodano i vescovi per chiedere di allontare i "preti scomodi". 

"Fra pochi mesi - concludono le fonti - vi saranno le elezioni per la poltrona di governatore della provincia e tutto gira intorno alla miniera. I candidati sfruttano i problemi dei tribali per guadagnarne i voti, ma una volta saliti al potere girano loro le spalle, perché è più conveniente appoggiare le società straniere".

In questi anni, 36 attivisti sono morti o scomparsi a causa del loro impegno in favore dei diritti dei tribali. Fra le vittime anche p. Fausto Tentorio, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, ucciso il 17 ottobre 2011 ad Arakan, nella provincia di North Cotabato (Mindanao). (S.C.) 

 

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