20/02/2007, 00.00
VATICANO
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Mons. Sgreccia: l’obiezione di coscienza è assunzione di responsabilità verso i più deboli

L’obiettivo è quello di dare voce anche a coloro che non hanno voce elettorale, né potere economico, ma hanno la stessa dignità di ognuno di noi. L’attuale società, “ideologicamente tollerante”, non sopporta i riferimenti a verità assolute. Negato che sia imminente una dichiarazione del Vaticano sull'uso dei contraccettivi artificiali.

Città del Vaticano (AsiaNews) - L’obiezione di coscienza è effetto della convinzione che è necessario evitare il male e non è una fuga dalla realtà, ma testimonianza di aiuto verso situazioni di particolare fragilità della vita umana. Il tema della coscienza personale in riferimento ai problemi morali e alla legge civile, per di più nell’ambito sanitario - campo aperto alla controversia e alla conflittualità – sarà al centro del congresso internazionale “La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita”, promosso dalla Pontificia accademia per la vita, presentato oggi in Vaticano.

L’obiezione di coscienza, ha evidenziato mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia per la vita  “non è l’unica istanza della coscienza cristiana in campo sanitario, ma anzitutto la coscienza esige la testimonianza in positivo nel servizio, nell’amore, nella venerazione, come ha scritto qualcuno, per la vita di ogni fratello”. Nell’attuale società, fortemente portata alla omogeneizzazione dei comportamenti, fino alla  sostituzione delle coscienze, di fronte alla fragilità della vita in certe età e situazioni, ha aggiunto mons. Sgreccia, “dobbiamo sentire il richiamo alla consapevolezza e alla responsabilità, voci della coscienza alla ricerca di una coerenza interiore e di un sostegno valido alla vita minacciata. Pensiamo che in una società che voglia rimanere autenticamente democratica, la coscienza deve essere capace di parlare anche per chi ancora non ha voce o non può esprimersi. La mèta dei cristiani, dunque, è anche questa: dare voce anche a coloro che non hanno voce elettorale, né potere economico, ma hanno la stessa dignità di ognuno di noi”.

D’altro canto, sempre, nelle storia, da Socrate a Thomas More, ha sostenuto mons. Jean Laffitte, vice-presidente della Pontificia accademia e docente di Antropologia e di Spiritualità coniugale, “è stata offerta la testimonianza di uomini e donne che, giunti a un momento decisivo della loro esistenza in cui s'impone una scelta personale di portata religiosa o morale, si sono trovati nella posizione di dover disobbedire alla legge civile. I motivi di disobbedire a una legge positiva devono poter essere riferiti all'istanza della coscienza morale, nella quale entrano in gioco altre leggi, leggi immutabili, non scritte, di natura religiosa o morale”.

Nel corso del tempo, però, si è anche sviluppato il concetto di tolleranza, divenuta “ideologica”.

A livello sociale, si è così poco a poco creata una società ideologicamente tollerante. In questa società, da un lato la tolleranza ideologica è “sempre legata a una concezione individualista della coscienza morale, autonoma nelle sua scelte: nel migliore dei casi, le norme recepite dall'autorità morale, dalla tradizione sociale, dalle istruzioni dell'autorità religiosa, saranno considerate come delle indicazioni, senza dubbio interessanti, o delle opinioni stimolanti per la riflessione; ma in ogni caso tali norme non coinvolgeranno il soggetto morale”. Dall’altro lato, la società stessa “si situa sempre praticamente dalla parte delle posizioni più teoricamente tolleranti, posizioni sicuramente le meno disturbanti per l'equilibrio consensuale che essa pretende di mantenere. Impone in questo modo un pensiero unico che può generare un totalitarismo ideologico e sociale. Per sfuggire all'impresa totalitaria, la sola risposta veramente realista, sul piano filosofico e giuridico, è l'affermazione positiva della dignità dell'uomo, di ogni uomo, come verità valida per tutti: stabilisce la possibilità di un vero dibattito, poiché l'interlocutore è in tutti i casi reputato degno, vale a dire destinatario rispettato di questa libertà fondamentale che s'intende riconoscergli. Tale attitudine è autenticamente tollerante, ma non si situa nella tolleranza ideologica”.

Nel corso dell’incontro, Mons. Sgreccia e il direttore della Sala stampa vaticana padre Federico Lombardi hanno negato che sia imminente una dichiarazione del Vaticano sull'uso dei contraccettivi artificiali, come sostenevano alcune voci. Padre Lombardi ha spiegato che la voce potrebbe essere nata da alcune dichiarazioni di mons. Angelo Amato, segretario del dicastero per la dottrina della fede, che informava sulla raccolta di materiale per un aggiornamento del documento Donum Vitae. Ma, ha detto padre Lombardi, non pare che la riflessione sul tema sia ormai conclusa.

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