28/11/2025, 11.20
SRI LANKA - INDONESIA
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Morti, dispersi e devastazioni: da Colombo a Jakarta è emergenza meteo

In Sri Lanka il bilancio ancora parziale del tifone Ditwah è di 56 morti e altre 44mila colpite a vario titolo. Centinaia di millimetri di pioggia caduti in poche ore. Chiusi uffici governativi e scuole. In Indonesia risultano 19 vittime accertate, decine intrappolate da fango e macerie. L’arcivescovo di Medan lancia una raccolta fondi.

Colombo (AsiaNews) - Dallo Sri Lanka all’Indonesia, dalla Malaysia alla Thailandia, nell’ultimo periodo una parte consistente del continente asiatico è sferzato da eventi meteo estremi che stanno provocando gravissimi danni alle infrastrutture, sommati a un prezzo consistente in termini di vite umane. Le autorità dei vari Paesi sono in piena emergenza e le squadre di soccorso sono impegnate in diversi fronti, grazie anche al contributo di ong ed organismi privati fra i quali la Chiesa cattolica, anch’essa in prima linea in alcune aree nel sostegno alla popolazione. I governi hanno avviato la conta dei danni ma i bilanci sono ancora parziali, perché un quadro più chiaro delle devastazioni sarà possibile solo quando la fase più acuta del maltempo sarà superata. 

In Sri Lanka il bilancio aggiornato è di 56 morti, almeno 21 dispersi a quasi 44mila persone colpite a vario titolo dal passaggio di Ditwah, che da depressione tropicale si è trasformato in un ciclone con effetti disastrosi. In risposta le autorità hanno imposto per oggi la chiusura di numerosi uffici statali, ad eccezione dei servizi essenziali; cancellati anche gli esami superiori, mentre circa 20.500 fra soldati ed esperti risultano impegnati nei soccorsi, diversi i voli cancellati o deviati. 

Il ciclone ha acquistato ulteriore forza sulla Baia del Bengala, con piogge record di 300 millimetri registrate a Batticaloa e 180 a Kandi cadute in poche ore, con oltre 200 previste in numerosi altri distretti dell’isola. Intanto il presidente Anura Kumara Dissanayake ha già predisposto lo stanziamento di fondi per l’emergenza e risarcimenti alle famiglie colpite, ma le stime dei danni sono ancora sommarie e persiste lo stato di allerta nelle zone più colpite per il rischio di ulteriori alluvioni e smottamenti. I livelli dei serbatoi di acqua continuano a salire e i cancelli delle dighe sono stati aperti in diversi punti, con le persone a valle allertate e pronte all’evacuazione per improvvisi allagamenti. 

A Kandy è stato dichiarato lo stato di emergenza per tutto il distretto, mentre i parchi nazionali di diverse regioni dell’isola sono stati chiusi temporaneamente in via precauzionale. Il governo ha indetto una giornata di chiusura per tutte le istituzioni statali, mentre le scuole internazionali, quelle materne e i centri per la prima infanzia dovrebbero restare chiusi fino a quando le condizioni non migliorano. Le valutazioni preliminari indicano che più di 600mila acri di terreni agricoli sono stati distrutti dalle inondazioni, con gli analisti che aspettano aumenti nei prezzi delle verdure e degli alimenti di base per i prossimi giorni e con piogge destinate a continuare. Sconsigliati anche i viaggi, almeno fino a quando la situazione non andrà a migliorare. 

Situazione analoga in Indonesia, in particolare nella provincia di North Sumatra dove almeno 2891 abitanti di quattro reggenze sono stati costretti all’evacuazione per sfuggire a inondazioni improvvise e frane che si susseguono dal 24 novembre, le peggiori degli ultimi decenni. Ad oggi sono 19 le vittime accertate, ma il bilancio potrebbe aggravarsi nei prossimi giorni con le squadre di soccorso impegnate a portare aiuti e assistenza nelle molte zone colpite.

Secondo la Protezione civile indonesiana (National Disaster Management Agency, Bnpb) a innescare l’emergenza vi sarebbe una combinazione di fenomeni: da un lavoro il ciclone tropicale Koto nel mare di Sulu, cui si somma l’effetto della depressione tropicale 95B nello Stretto di Malacca, con il relativo carico di piogge e smottamenti. Una cinquantina di persone risulterebbero intrappolate nell’area di Hutanabolon, Central Tapanuli. In un video registrato prima che le linee di comunicazione fossero tagliate invocavano aiuti poiché l’area circostante era colpita da frane.

In risposta all’emergenza si è attivata anche la Chiesa cattolica indonesiana, come conferma in una lettera l’arcivescovo di Medan mons. Kornelius Sipayung, che chiede di contribuire alla raccolta fondi lanciata dalla diocesi locale. “Abbiamo tutti sentito, visto e letto attraverso i social media i disastri naturali che hanno colpito le regioni pastorali della diocesi di Sibolga, della diocesi di Padang e dell’arcidiocesi di Medan. Le forti piogge - prosegue il prelato - hanno causato inondazioni improvvise e frane, con conseguenti perdite di vite e gravi danni a case, risaie, fattorie e varie infrastrutture”. La Chiesa cattolica dell’arcidiocesi di Medan, aggiunge mons. Sipayung, “è solidale e compassionevole con i nostri fratelli e sorelle che stanno soffrendo per questo disastro”. Da qui l’appello finale a “tutti i fedeli, le fondazioni, le istituzioni, le associazioni, le congregazioni religiose, le organizzazioni e gli individui all'interno dell’arcidiocesi a prendere parte nel fornire assistenza solidale ai nostri fratelli e sorelle colpiti dal disastro. Gli aiuti materiali come medicine, beni di prima necessità, abbigliamento e altre forniture - conclude la lettera - possono essere raccolti e consegnati presso le parrocchie”.

(Hanno collaborato Melani Manel Perera e Mathias Hariyadi)

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