26/10/2018, 16.25
RUSSIA-TURCHIA-UCRAINA
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Mosca e Costantinopoli lottano sul Monte Athos e nelle Grotte di Kiev

di Vladimir Rozanskij

La rottura della comunione fra i due patriarcati ha portato alla chiusura dei pellegrinaggi al Monte Athos da parte dei pellegrini russi. La “Società dell’Athos russo”, di cui fa parte anche Putin, avevano donato finora fino a 500 milioni di dollari. Poroshenko si prepara a trasferire a Costantinopoli la giurisdizione sulle Grotte dei monaci Antonij e Feodosij a Kiev.

Mosca (AsiaNews) - La rottura delle relazioni fraterne tra Mosca e Costantinopoli è l’epilogo di una lunga diatriba tra le due principali sedi dell’Ortodossia, ma anche l’inizio di una fase che si preannuncia turbolenta. Dal 15 ottobre, giorno in cui il patriarcato di Mosca ha dichiarato la sospensione della comunione eucaristica con i rappresentanti del patriarcato ecumenico, si susseguono le dichiarazione delle due parti in conflitto, che si rinfacciano la mancanza di rispetto delle regole canoniche, delle tradizioni e dei principi della vita ecclesiale, oltre alla sottomissione a interessi politici che coinvolgono non solo la Russia e l’Ucraina, ma anche gli Stati Uniti e le altre potenze interessate allo status dei paesi dell’Europa orientale.

Il primo e doloroso frutto del litigio è la chiusura del Monte Athos ai pellegrini russi, come ha ribadito anche il 23 ottobre il portavoce del patriarca di Mosca, Aleksandr Volkov. Egli ha sostenuto che il divieto riguarda solo la partecipazione ai sacramenti, ma ha suggerito ai fedeli di “astenersi dai viaggi al monte Athos, finché perdura questo stato di confusione”. In effetti la perdita della “sacra montagna” può disorientare di molto la fede dei russi, che ai monasteri della penisola calcidica si sono rivolti fin dalle origini; la fondazione dei monasteri dell’Athos è contemporanea al Battesimo della Rus’ a Kiev (fine X secolo), e in tutta la storia russa la montagna è stata sempre la fonte e il garante dei grandi movimenti di rinnovamento e rinascita della spiritualità ortodossa per i russi, come lo è stato anche negli ultimi 25 anni. La vita dell’Ortodossia in generale, e in particolare di quella russa, si basa principalmente sulla pratica monastica.

Non a caso negli ultimi decenni si sono riversati sui 20 grandi monasteri e sui tanti eremi dell’Athos, oltre ai numerosissimi pellegrini, anche fiumi di finanziamenti provenienti dalla Russia. Ispirati dalla Chiesa e dalla stessa politica di Putin, molti uomini d’affari e politici russi si sono uniti in un’associazione molto elitaria, la “Società dell’Athos Russo”, guidata dall’ex-governatore di San Pietroburgo Georgij Poltavchenko (fidato collega di Putin già al Kgb degli anni sovietici). I membri della società si riconoscono per un esclusivo rosario al polso sinistro, esibito anche dallo stesso Putin. Secondo varie stime essi hanno investito nell’Athos tra i 200 e i 500 milioni di dollari. Lo scorso giugno, in seguito a tentativi troppo spregiudicati dei membri del gruppo di “comprarsi” buona parte del territorio monastico, il governo greco aveva sospeso la concessione dei visti ai russi.

Anche per questo, nei giorni scorsi, il metropolita Ilarion (Alfeev) ha invitato i “devoti dell’Athos” a trasferire le offerte dalla montagna greca ai tanti santuari e monasteri russi, soprattutto il monastero di Valaam nella Carelia russa, esaltato negli ultimi anni dalle ripetute visite di Putin e del patriarca Kirill e chiamato “l’Athos del nord”. L’invito era stato rivolto anche in precedenza, senza successo, ma ora si spera in una risposta più entusiasta. I finanziamenti sono serviti anche a organizzare le grandi esposizioni delle reliquie più amate, come quella della costola di san Nicola di Bari nel 2017 e prima ancora quella della cintura della Madonna nel 2011, proveniente proprio dal monastero athonita di Vatopedi. Nei mesi scorsi ha avuto grande risonanza il pellegrinaggio in Russia delle reliquie dell’antico santo Spiridione di Trimitonte, vescovo del IV secolo e taumaturgo di Cipro. Le sue spoglie sono state trasportate da Corfù, che pure è territorio del patriarcato di Costantinopoli, sempre con il sostegno della “setta athonita” degli oligarchi russi.

Un altro importante evento del culto ortodosso è il trasporto annuale a Mosca del “fuoco santo” della basilica del S. Sepolcro a Gerusalemme, una fiamma miracolosa considerata genuinamente ed esclusivamente ortodossa. Il fuoco del Sabato Santo viene immediatamente trasportato in Russia, negli ultimi anni dagli aerei assicurati dalla Fondazione di S. Andrea Protoclito, guidata dall’ex-presidente delle Ferrovie russe Vladimir Jakunin, un altro fedelissimo di Putin. Il sacro fuoco viene portato in tutte le chiese russe, come garanzia della vera fede, suscitando grande fervore nel popolo ortodosso. In questi giorni sono incessanti le dichiarazioni di funzionari e giornalisti alla televisione e sui media russi, che assicurano la continuità della miracolosa accensione, che non verrà soffocata dallo scisma con i “traditori” di Costantinopoli.

Nella stessa Ucraina, il grande timore dei russi è la perdita del primo storico monastero della Rus’, la Lavra delle Grotte di Kiev. Fondato nel 1073 dai monaci Antonij e Feodosij, legati proprio al monte Athos, il grande monastero conserva nelle grotte originarie le reliquie dei primi monaci, ed è il primo e più significativo santuario di tutta la storia del cristianesimo russo. Al presente esso è affidato alla responsabilità del patriarcato di Mosca, anche se in esso si trovano pure monaci di altre giurisdizioni. Il parlamento ucraino, la Verkhovnaja Rada, sta preparando un progetto di esproprio, per trasmettere la Lavra ai rappresentanti del patriarcato di Costantinopoli. Ad essi è già stata concessa la chiesa di s. Andrea a Kiev, nei pressi delle Grotte, come sede dello Stavropegion patriarcale che si occuperà della procedura di autocefalia sancita dal sinodo del patriarcato ecumenico. Se si arriverà davvero a questo passaggio di proprietà, vi è il rischio che esplodano scontri di piazza.

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