25/11/2015, 00.00
NEPAL
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Nepal, 54 coppie di stranieri lasciano il Paese con i figli surrogati

di Christopher Sharma
La surrogazione di maternità era permessa dal settembre 2014, ma senza una legislazione effettiva. A settembre 2015 la Corte suprema ha vietato le pratiche dell’utero in affitto. Il Nepal era diventato un hub del “turismo della procreazione”, al pari di India e Thailandia. Direttore Dipartimento dell’immigrazione: “Solo i genitori che hanno già pagato per i loro figli, possono fare ritorno a casa”.

Kathmandu (AsiaNews) – Le autorità di Kathmandu hanno permesso a 54 coppie di stranieri di lasciare il Paese con i figli nati da maternità surrogata. In precedenza i genitori erano stati bloccati in territorio nepalese in attesa di chiarimenti sulla legge che vieta le pratiche dell’utero di affitto.

Nel settembre 2014 il Parlamento del Nepal ha deciso di avviare i servizi di surrogazione. A questa decisione però, non era seguita alcuna legislazione che regolasse la materia, circostanza che ha contribuito a fare del Paese asiatico una delle mete più gettonate per le coppie estere con problemi di fertilità, al pari di India e Thailandia, considerati dei veri e propri hub nel “turismo della procreazione”.

In assenza di norme legali, gli ospedali privati che praticano la surrogazione di maternità hanno scatenato una controversia, fino a quando il 19 settembre di quest’anno la Corte suprema nepalese ha deciso di interrompere tutte le prestazioni.

Il bando delle pratiche ha sollevato anche la questione di “legittimità” dei bambini già nati con la surrogazione, come nel caso delle 54 coppie straniere. All’inizio il Dipartimento dell’Immigrazione (DoI) ha deciso di negare il permesso di viaggio per i bambini nati da madri in affitto, fino alla decisione del governo, che ha istituito un lasciapassare speciale per questi genitori.

Kedar Neupane, direttore generale del Dipartimento, ha dichiarato: “Adesso i genitori stranieri hanno il permesso di lasciare il Nepal con i loro figli. Gli abbiamo chiesto di aspettare qualche mese per capire come attuare il bando della Corte suprema. Ora che la questione è chiara, e il bando è effettivo, coloro che hanno già pagato per le prestazioni sono liberi di far ritorno nei propri Paesi di origine. Non c’è più alcun ostacolo”.

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