28/05/2008, 00.00
NEPAL
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Nepal, ancora attesa per la proclamazione della Repubblica

di Kalpit Parajuli
Slitta di qualche ora il voto dell’Assemblea Costituente che oggi deve annunciare la fine della monarchia indù. Probabilmente si stanno concludendo gli accordi tra i partiti politici sulla distribuzione dei poteri tra le cariche di presidente e primo ministro. Ultimatum di 15 giorni al re per lasciare il palazzo.
Kathmandu (AsiaNews) – Slitta di qualche ora il voto dell’Assemblea costituente nepalese che oggi si dovrebbe pronunciare su quello che è stato il punto centrale degli accordi di pace con gli ex ribelli maoisti: la fine della monarchia. La gente riunita per strada attende con entusiasmo la proclamazione del Nepal a Repubblica democratica federale. Migliaia di nepalesi hanno marciato, cantato e danzato e hanno in programma di continuare stasera i festeggiamenti. Il governo ha dichiarato la data di oggi festa nazionale. Le misure di sicurezza nella capitale sono particolarmente severe, con il coprifuoco ancora in vigore in alcune zone sensibili.
 
Il re Gyanendra, i cui poteri sono già stati revocati, potrebbe essere cacciato a forza se rifiutasse di lasciare il palazzo reale nel centro della capitale, Kathmandu. Ad AsiaNews lo speaker dell’Assemblea, Subas Nemwang, spiega che un’ulteriore permanenza del sovrano a palazzo verrà considerato “un atto illegale da perseguire”. Secondo fonti dei partiti politici, il re avrebbe 15 giorni per lasciare il palazzo a partire dall’annuncio della repubblica. Mohan Bidhya aka Kiran, esponente dei maoisti, ha detto che Gyanendra “si deve ritirare nella sua residenza privata, il Nirmal Niwas, per iniziare una vita da normale cittadino”.
 
Da 240 anni il piccolo Paese himalayano è retto da quella che è l’unica monarchia indù del mondo. Al momento il sovrano vive ancora a palazzo reale. Il National Democratic Party Nepal, partito presente nell’Assemblea e filo monarchico, ha presentato la proposta per l’istituzione di una monarchia costituzionale, mantenendo la forma di regno indù. Ma le speranze che questa ipotesi venga anche solo presa in considerazione dal resto della Costituente sono praticamente vane. La fine della monarchia è una scelta obbligata, dopo gli accordi di pace e soprattutto dopo le elezioni di aprile, vinte ampiamente dai maoisti, ora il primo partito del Paese.
Gli analisti ritengono che lo slittamento del voto di oggi sia dovuto alle discussioni interne all’Assemblea circa la spartizione dei poteri tra il futuro presidente e il primo ministro. Al momento pare ci sia accordo tra i partiti politici su due punti: attribuire al capo di Stato il ruolo di comandante supremo dell’esercito, come era per il re; e conferire un maggior potere esecutivo al premier.
 
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