23/05/2025, 12.34
SRI LANKA
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Next chiude stabilimento tessile: oltre 1.400 lavoratori licenziati senza preavviso

di Melani Manel Perera

È accaduto il 20 maggio nella zona di libero scambio. La decisione, comunicata via WhatsApp, ha scioccato dipendenti e sindacati. Un lavoratore ad AsiaNews: "Indennizzo aiuta per qualche giorno, ma poi?". L’azienda britannica giustifica la chiusura con l’aumento dei costi operativi. Il ministero del Lavoro: "Nessun avviso". Il Collettivo Dabindu denuncia: "Minacce ai lavoratori per impedire indagini". 

Colombo (AsiaNews) - La fabbrica di abbigliamento NEXT, situata nella zona di libero scambio (FTZ) di Katunayake, nella Provincia Occidentale, ha interrotto bruscamente le attività, senza alcun preavviso a lavoratori e lavoratrici. Questa decisione ha scioccato sia i dipendenti che i sindacati. La NEXT Manufacturing, fabbrica di proprietà di un gruppo britannico, ha dichiarato di voler chiudere uno stabilimento nella zona industriale di Katunayake a causa degli elevati costi di gestione, mentre altri due impianti collegati continueranno a funzionare con personale ridotto.

Secondo diversi dipendenti ascoltati da AsiaNews, è estremamente ingiusto che l'amministrazione abbia preso provvedimenti così drastici dopo 40 anni di attività, senza preavviso. Hanno spiegato che Next, marchio globale di punta, produce abbigliamento per bambini ed esporta i prodotti nel Regno Unito. L'impatto emotivo ed economico è profondo. Un lavoratore ha dichiarato: “L’indennizzo ci aiuterà per qualche giorno, ma dopo? Abbiamo figli da crescere, case e affitti da pagare, dobbiamo occuparci di altre questioni familiari e non abbiamo tempo per trovare presto un altro lavoro”.

I dipendenti che hanno terminato il lavoro lunedì 19 maggio, la stessa sera si stavano preparando per andare al lavoro il giorno successivo, come di consueto. Ma, intorno alle 20, hanno ricevuto una comunicazione dall'azienda via WhatsApp in cui si annunciava la chiusura totale e l’isolamento definitivo dell’azienda. Nel messaggio si legge che i dipendenti della fabbrica sospesa erano 2.825. Di essi, 1.416 perderanno il posto di lavoro in seguito alla decisione. Nella dichiarazione l'azienda afferma anche che saranno garantiti i posti di lavoro solo a 1.409 dipendenti che lavorano in altre unità dell’azienda.

“Questa è stata una decisione molto difficile per l'azienda ed è stata presa dopo aver esplorato tutte le alternative”, ha dichiarato il direttore David Reay nella dichiarazione inviata ai dipendenti. Alla base di questa decisione ci sarebbero i costi operativi sempre più elevati dell'impianto di produzione di Katunayake. “Da alcuni anni, l’impianto non è redditizio e, nonostante i nostri notevoli sforzi per risolvere la situazione, non siamo riusciti a rendere la fabbrica economicamente sostenibile”. La dichiarazione non menziona quali costi abbiano contribuito alla chiusura, ma secondo gli analisti del settore uno dei più elevati è quello della manodopera. Inoltre, la dichiarazione spiega quanto segue: “Vorremmo rassicurare i nostri colleghi rimasti che non sono previsti o programmati ulteriori licenziamenti in Sri Lanka”.

Così, se i costi della forza lavoro sono troppo elevati, nessun altro investitore sarebbe in grado di rilevare e gestire un'azienda di questo tipo, per competere con altri Paesi. La chiusura è stata considerata l’unica soluzione. La NEXT ha dichiarato che pagherà un indennizzo fino a 2,5 milioni di rupie (circa 7mila euro) a ciascun lavoratore licenziato. Gli impianti di ridefinizione e sviluppo prodotti, anch'essi situati nella zona di libero scambio di Katunayake, rimarranno operativi, ma con un numero ridotto di dipendenti. Anche le altre attività produttive di NEXT con sede ad Andigama e Nawgaththegama, continueranno ad operare come di consueto.

Il Ministro del Lavoro ad interim, Mahinda Jayasinghe, ha dichiarato che si prevede una discussione con le varie parti interessate sulla chiusura della fabbrica di abbigliamento NEXT, che ha lasciato senza lavoro oltre 1.400 lavoratori. Rivolgendosi al Parlamento, Mahinda Jayasinghe ha detto che prevede di discutere  dell’episodio con l'amministrazione, i sindacati e i rappresentanti del Board of Investment (BOI) sulla questione. “Il Dipartimento del Lavoro deve essere informato prima della chiusura di una fabbrica, e la fabbrica di abbigliamento NEXT non ha informato il Dipartimento della sua decisione fino a martedì 20 maggio”, ha detto.

Il Collettivo Dabindu, una delle organizzazioni della società civile della zona di libero scambio (FTZ) che si batte per i diritti dei lavoratori, ha raccontato ad AsiaNews che NEXT ha minacciato i lavoratori per forzarli a non richiedere un’indagine, affermando di trattenere in alternativa la compensazione loro dovuta. “Questo viola palesemente il diritto dei lavoratori a un risarcimento legale - ha dichiarato ad AsiaNews Chamila Thusshari, direttrice esecutiva del Collettivo Dabindu a Katunayake -. Sottolinea la crisi più ampia che l'industria dell'abbigliamento dello Sri Lanka si trova ad affrontare. La crescente instabilità della catena di approvvigionamento globale, spinge le fabbriche locali a ridimensionarsi a costo della vita e dei diritti dei lavoratori”. 

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