Oltre 25 morti e 400 feriti in due attentati a Istanbul
Manca sangue negli ospedali. Il console inglese sotto le macerie. Chiese, sinagoghe e moschee vigilate dalla polizia. I mandanti, forse di Al Qaeda, vogliono allontanare la Turchia dall’Europa.
Istanbul (AsiaNews) - Nella metropoli del Bosforo c’è il panico totale: in piena mattinata, alle ore 10.55, in due zone nevralgiche del centro altre due bombe sono esplose dopo l’attentato di sabato scorso a 2 sinagoghe. Questa volta gli obiettivi erano il consolato britannico e la più grande banca inglese presente ad Istanbul, la HSBC. Il numero dei morti continua a salire (ora sono 25) e i feriti sono già più di 400.
La polizia sta cercando di ricostruire la meccanica dell’attentato: in contemporanea, un numero ancora non accertato di automobili - si pensa due per edificio- parcheggiate nei paraggi, sono state fatte saltare a comando contro i "bersagli" da colpire. Dai crateri provocati dalle esplosioni proviene anche un gas tossico, che si pensa sia stato collocato all’interno delle bombe. Le emanazioni di gas rendono ancor più pericolose le operazioni di recupero dei corpi e ora si procede con l’ausilio di mascherine di protezione.
L’emergenza più grande è trovare sangue per i numerosi feriti rimasti colpiti da schegge di vetro e dal crollo delle mura, dentro e fuori gli edifici.
Non si hanno notizie del console inglese Roger Short, e si pensa sia rimasto intrappolato nell’edificio oppure si sia rifugiato in qualche luogo segreto.
All’istante la Banca inglese HSBC ha deciso di chiudere ogni sua filiale presente in Turchia.
Avvenuti proprio sotto le feste per la conclusione del mese di Ramadan, questi attentati provocano un danno pesante anche all’economia della città e del Paese: numerosi i turchi che in questi nove giorni di vacanza avevano organizzato viaggi di piacere o di visita ai parenti nella più grande metropoli turca. Dopo gli attentati di oggi e dei giorni precedenti, in tanti hanno già disdetto biglietti aerei o di autobus e prenotazioni negli alberghi .
Attualmente non ci sono rivendicazioni di questi attentati e nessuno si pronuncia. Ma c’è il tremendo sospetto che sia opera di estremisti musulmani, appoggiati o no a Al Qeda, intenzionati ad allontanare la Turchia dall’Europa e a danneggiare l’economia turca.
Tutto il paese è mobilitato e teme attacchi in ogni "zona sensibile". La polizia è in stato di allerta e inviata a proteggere i luoghi "strategici", quali chiese e luoghi abitati da stranieri.
Anche ad Antiochia, a più di mille chilometri a sud di Istanbul, l’antico quartiere ebraico, dove ora vi abitano ebrei, cristiani e musulmani in clima di rispetto e di stima reciproca, e dove a distanza di una centinaia di metri si trova sia una piccola ma storica sinagoga, l’unica chiesa cattolica della città e la più famosa moschea, è presidiato da numerosi poliziotti, a protezione del quartiere più amato dagli antiocheni. La paura ha invaso ogni animo tutti sono incollati alla televisione cercando di trovare una risposta plausibile ad un immenso, incomprensibile ed inammissibile "perché". (MZ)
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