22/09/2008, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan, cinque arresti per l’attentato al Marriot

di Qaiser Felix
Il governo pakistano ha lanciato un’offensiva per scovare gli autori della strage che ha causato la morte di 53 persone e il ferimento di altre 266. Condanna unanime della Chiesa cattolica e del mondo politico, che considera la strage un “11/9” pakistano. British Airways sospende i collegamenti con il Paese.

Islamabad (AsiaNews) – Le forze di sicurezza pakistane hanno lanciato una caccia all’uomo per scovare i responsabili dell’attacco bomba che sabato sera (le 19.30 circa ora locale) ha sventrato il Merriot hotel di Islamabad, uccidendo 53 persone – fra cui il l'ambasciatore ceco in Pakistan, Ivo Zdarek – e ferendone almeno 266.

Oggi la polizia ha arrestato tre persone in una moschea di Kharian, città nella provincia del Punjab; secondo l’emittente Dawn News tra i fermati vi sarebbe Qari Muhammad Ali, Imam della moschea cittadina. In una analoga operazione nella città di Gujranwala, anch’essa compresa nella provincia orientale del Punjab, sono stati arrestati due attivisti legati ad al Qaeda, uno dei quali ricercato da tempo per un tentato omicidio nei confronti dell’ex presidente pakistano Pervez Musharraf. Nessuna conferma ufficiale, invece, da parte delle autorità sulle operazioni in corso e possibili ulteriori sviluppi.

Secondo la televisione pakistana Geo Tv si è invece concluso il lavoro dei soccorritori fra le macerie dell’hotel, del quale sono state esplorate tutte le 298 stanze alla ricerca di nuove vittime o eventuali superstiti. Gli ingegneri assicurano che la struttura e le fondamenta, pur avendo subito gravi danni in seguito alla devastante deflagrazione – quasi 1000 i kg di tritolo piazzati sul camion bomba – hanno retto all’urto e non si profila il pericolo di un crollo in futuro. Una conferma arriva anche dal proprietario pakistano del Marriot, Sadruddin Hashwani, che ha già ribadito di voler ricostruire la struttura nel giro di tre mesi e che nessuno dei dipendenti perderà il posto di lavoro.

Per ragioni di sicurezza, invece, la British Airways ha deciso di interrompere i collegamenti con il Pakistan in attesa di ulteriori sviluppi.

Unanime la condanna del mondo politico e religioso per l’attentato, da più parti definito un “11/9 pakistano” paragonandolo alla strage in America del settembre 2001. Il primo ministro Syed Yousaf Raza Gillani ha dichiarato che il vero obiettivo della strage erano il Parlamento e la sede del primo pinistro, ma il kamikaze avrebbe cambiato all’ultimo momento obiettivo a causa del dispiegamento di forze di sicurezza intorno ai due luoghi. Egli non ha escluso una collaborazione con l’intelligence Usa – “ se sarà necessario”, sottolinea il premier – per scovare le menti che hanno progettato l’attacco e invita il Paese “alla calma e all’unità”. Gillani ha aggiunto che “povertà, arretratezza e mancanza di prospettive” sono elementi che contribuiscono a diffondere il malcontento nelle aree tribali, per questo il governo ha in mente una “massiccia campagna di sviluppo” per sostenere l’economia locale.

Anche la Chiesa cattolica “condanna l’attacco suicida” ed esprime il proprio “cordoglio ai familiari delle vittime”. Contattato da AsiaNews, l’arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale pakistana, mons. Lawrence John Saldanha, denuncia le “vittime innocenti” morte nella strage e ribadisce che pregherà per loro e per i loro familiari. Una preghiera che si è estesa a tutte chiese del Paese in occasione delle messe domenicali di ieri. P. Bonnie Mendes, prete cattolico della diocesi di Faisalabad, afferma che “la guerra al terrore” è diventata una “quostione interna al Pakistan” e tutto il Paese dovrebbe “unirsi” alla lotta per sconfiggere “i terroristi”. “Un attentato di queste dimensioni – conclude p. Mendes – è un segnale lanciato dai terroristi; essi vogliono dirci che sono in grado di colpire chiunque in qualsiasi angolo del Paese”.  

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