06/03/2006, 00.00
Pakistan
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Pakistan, condanna per gli assassini del giovane cattolico Javed Anjum

di Qaiser Felix

La sentenza pronunciata solo per due dei tre assassini, condannati a 25 anni di carcere. Il giovane 19enne era stato torturato per costringerlo ad abbracciare l'Islam.

Faisalabad (AsiaNews) – Dopo 23 mesi dall'omicidio del 19enne cattolico Javed Anjum si è concluso il processo per due dei suoi tre assassini: Ghulam Rasool e Muhammad Tayab sono stati condannati a 25 anni di carcere. Umar Hayat, religioso islamico, è il terzo presunto assassino: arrestato nel gennaio scorso dopo 22 mesi di latitanza, è ancora in attesa di un verdetto.

Per 5 giorni, nell'aprile del 2004, i tre avevano cercato con la tortura di convertire il ragazzo all'Islam. Dopo le violenze, inutili, hanno consegnato Javed alla polizia con false accuse; le sue ferite erano così gravi che le cure mediche non sono servite a nulla. Il ragazzo è morto il 2 maggio in un ospedale statale di Faisalabad: nel rapporto medico si legge che il cristiano è morto "a causa di 26 ferite gravi procurate da tortura".

Sul letto di morte Javed aveva fatto il nome di uno degli aguzzini, Rasool, subito arrestato: durante l'interrogatorio proprio il detenuto ha indicato Tayyab e Umar Hayat come suoi complici.

"La sentenza pronunciata da Javed Iqbal Warraich, giudice del distretto di Toba Tek Sing – dice ad AsiaNews Khalil Tahir Sindhu, il legale della famiglia – è importante ma non soddisfacente: Pervez Masih, il padre di Javed, mi ha già chiesto di presentare un ricorso all'Alta corte del Pakistan per chiedere la pena di morte per i due torturatori".

Lo stesso Masih "è stato portato via prima della sentenza per motivi di sicurezza". "L'aula – racconta ancora l'avvocato - era piena di studenti della Jamia Hassan Bin Ali Almurtaza, la madrassah dove Javed è stato torturato a morte, che urlavano e minacciavano i presenti: una situazione molto tesa".

"Sono convinto – conclude Sindhu – che Javed è stato preso di mira dai tre estremisti a causa della fermezza della sua fede. Mons. Coutts, vescovo di Faisalabad, mi ha detto che nelle sue tasche, dopo la morte, sono state trovate solo una croce ed un libro di preghiere".

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