18/12/2025, 12.27
VATICANO
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Papa: 'Testimoni disarmati e disarmanti di una pace vicina'

Diffuso il messaggio per la Giornata del 1 gennaio 2026, ispirato alle parole pronunciate subito dopo l'elezione. La denuncia di una "logica contrappositiva che considera una colpa non prepararsi abbastanza alla violenza". La corsa alle armi e la "deresponsabilizzazione dei leader politici e militari". Il richiamo alle parole di sant'Agostino: "Chi ama veramente la pace, ama anche i nemici della pace". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - “La pace sia con tutti voi!”. È il primo saluto che papa Leone XIV ha rivolto al mondo affacciatosi in piazza San Pietro dopo il Conclave. Un saluto “antichissimo” e allo stesso tempo attuale in molte culture. “Desidero ribadirlo: questa è la pace del Cristo risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”, afferma Prevost nel messaggio per la LIX Giornata Mondiale della Pace, che si celebra l’1 gennaio 2026. Il testo è stato diffuso oggi anche in russo e ucraino, oltre alle consuete traduzioni, per giungere là dove la pace è particolarmente agognata. 

E proprio a quelle prime parole la Giornata si ispira. Costatato il contrasto tra “tenebre e luce”, che il pontefice descrive nel testo oggi rilasciato “un’esperienza che ci attraversa e ci sconvolge in rapporto alle prove che incontriamo”. La pace ha “il potere di illuminare”: vince guerre e violenze, e si oppone ad esse col “respiro dell’eterno”. “Mentre al male si grida ‘basta’, alla pace si sussurra ‘per sempre’”, afferma Leone XIV. Alla pace introduce il Risorto. “In questo presentimento vivono le operatrici e gli operatori di pace che, nel dramma di quella che papa Francesco ha definito ‘terza guerra mondiale a pezzi’, ancora resistono alla contaminazione delle tenebre, come sentinelle nella notte”, dice. 

Il papa condivide un invito: “Sia che abbiamo il dono della fede, sia che ci sembri di non averlo, cari fratelli e sorelle, apriamoci alla pace”. C’è il rischio che essa si consideri “lontana e impossibile”, mentre è “presenza” e “cammino”. “Seppure contrastata sia dentro sia fuori di noi, come una piccola fiamma minacciata dalla tempesta, custodiamola senza dimenticare i nomi e le storie di chi ce l’ha testimoniata. È un principio che guida e determina le nostre scelte”, aggiunge. Anche laddove “rimangono soltanto macerie” e “la disperazione sembra inevitabile”, dice.

Ma la “via” della pace può provocare “turbamento” e “timore”. Lo provarono i discepoli quando Gesù chiese loro una “risposta non violenta” alla violenza da Lui subìta, prima della cattura. “Disarmata fu la sua lotta”, afferma il papa. “Di questa novità i cristiani devono farsi, insieme, profeticamente testimoni, memori delle tragedie di cui troppe volte si sono resi complici”. Se la pace è un “ideale lontano”, si finisce “per non considerare scandaloso che la si possa negare e che persino si faccia la guerra per raggiungere la pace. Sembrano mancare le idee giuste, le frasi soppesate, la capacità di dire che la pace è vicina. Se la pace non è una realtà sperimentata e da custodire e da coltivare, l’aggressività si diffonde nella vita domestica e in quella pubblica”, dice Prevost.

Vi è nel mondo una “logica contrappositiva” che considera una “colpa” il non prepararsi abbastanza alla violenza. “È il dato più attuale in una destabilizzazione planetaria che va assumendo ogni giorno maggiore drammaticità e imprevedibilità”, spiega il papa. E ancora: “La forza dissuasiva della potenza, e, in particolare, la deterrenza nucleare, incarnano l’irrazionalità di un rapporto tra popoli basato non sul diritto, sulla giustizia e sulla fiducia, ma sulla paura e sul dominio della forza”. Nel testo si ricorda che nel 2024 le spese militari globali sono aumentate del 9,4% rispetto all'anno precedente. Sant’Agostino dice: “Chi ama veramente la pace ama anche i nemici della pace”. Un invito ad ascolto e incontro incondizionati. 

Ciò che proponeva anche il Concilio Vaticano II nella costituzione Gaudium et spes, vecchia di 60 anni, ma attuale nel descrivere la “pratica bellica”. “I vescovi di tutto il mondo, ora riuniti - si legge in quel documento, citato da Prevost nel messaggio - scongiurano tutti, in modo particolare i governanti e i supremi comandanti militari, a voler continuamente considerare, davanti a Dio e davanti all’umanità intera, l’enorme peso della loro responsabilità”. “Constatiamo come l’ulteriore avanzamento tecnologico e l’applicazione in ambito militare delle intelligenze artificiali abbiano radicalizzato la tragicità dei conflitti armati”, afferma il papa nel messaggio. Ciò è accompagnato da un “processo di deresponsabilizzazione dei leader politici e militari”, che culmina in “una spirale distruttiva, senza precedenti, dell’umanesimo giuridico e filosofico”, dice.

Leone XIV cita l’enciclica Fratelli tutti, per il suo contributo al “risveglio delle coscienze e del pensiero critico” ispirato a san Francesco. E riporta le seguenti parole di Bergoglio: “La fragilità umana ha il potere di renderci più lucidi rispetto a ciò che dura e a ciò che passa, a ciò che fa vivere e a ciò che uccide”. Rammentando anche il “disarmo integrale” auspicato da Giovanni XXIII. “Servizio fondamentale che le religioni devono rendere all’umanità sofferente, vigilando sul crescente tentativo di trasformare in armi persino i pensieri e le parole”, dice. Augurando, infine, che tutte le comunità del mondo diventino “‘casa della pace’, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono”. 

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