05/02/2018, 13.48
VATICANO – TURCHIA
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Papa riceve Erdogan: Gerusalemme, ma anche profughi, diritti umani e condizione dei cattolici

Il presidente turco a colloquio con Francesco: la situazione in Medio Oriente  e la necessità di “promuovere la pace e la stabilità nella Regione attraverso il dialogo e il negoziato, nel rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale”. Al di là del clima cordiale e dei buoni rapporti esistenti sul piano diplomatico, non si può affermare che in Turchia si possa parlare di piena libertà religiosa.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Medio Oriente, e in particolare Gerusalemme, ma anche profughi, diritti umani e situazione dei cattolici in Turchia nei colloqui che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha avuto stamattina in Vaticano, dove è stato ricevuto prima da papa Francesco e poi dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin accompagnato da mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati.

Un comunicato diffuso dal Vaticano afferma che “nel corso dei cordiali colloqui sono state evocate le relazioni bilaterali tra la Santa Sede e la Turchia e si è parlato della situazione del Paese, della condizione della Comunità cattolica, dell’impegno di accoglienza dei numerosi profughi e delle sfide ad esso collegate. Ci si è poi soffermati sulla situazione in Medio Oriente, con particolare riferimento allo statuto di Gerusalemme, evidenziando la necessità di promuovere la pace e la stabilità nella Regione attraverso il dialogo e il negoziato, nel rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale”.

L’incontro col Papa è durata circa 50 minuti, presenti solo gli interpreti. “Vi ringrazio per il vostro interesse”, ha detto Erdogan a Francesco, secondo quanto riferito dai giornalisti presenti. Il Papa a sua volta ha ringraziato per la visita.

Erdogan era accompagnato da una delegazione.

Nella delegazione turca che accompagnava il presidente Erdogan in Vaticano - arrivato con un corteo di una trentina tra auto e minivan - c’erano una ventina di persone, che sono entrate dopo il colloquio privato. Tra loro anche la moglie e la figlia del presidente e cinque ministri. Erano sei le donne in tutto (delle quali quattro indossavano il velo).

Al momento dello scambio dei doni,  Francesco ha donato ad Erdogan un medaglione rappresentante un angelo e ha spiegato: “Questo è un angelo della pace che strangola il demone della guerra. È simbolo di un mondo basato sulla pace e la giustizia”. Il Papa ha offerto a Erdogan anche un’acquaforte con il disegno della basilica di San Pietro così come era nel 1600, una copia dell’enciclica Laudato sì e il messaggio per la Giornata della pace di quest’anno.

Erdogan ha donato al Papa un grande quadro di ceramica con il panorama di Istanbul e un cofanetto di libri del teologo musulmano Mevlana Rumi.

La visita di Erdogan a papa Francesco è la prima visita di un capo di stato di Ankara in Vaticano da 59 anni. L’ultimo era stato Celal Bayar, ricevuto da Giovanni XXII, che era stato nunzio in Turchia fra il 1934 e il 1943.

Al di là del clima cordiale e dei buoni rapporti esistenti sul piano diplomatico, non si può affermare che in Turchia si possa parlare di piena libertà religiosa, malgrado la Costituzione voluta da Ataturk affermasse la sostanziale laicità dello Stato. Al di là degli episodi di intolleranza anche violenta - culminati con l’assassinio di don Andrea Santoro nel 2006 e di  mons. Luigi Padovese nel 2010 – non sono rari altri episodi, anche se fortunatamente non cruenti.

Nel Paese, le Chiese non hanno personalità giuridica, il che impedisce, tra l’altro, che esse posseggano edifici religiosi. Ostacolo a volte superato con la creazione di false fondazioni che però ricadono nel diritto civile ordinario. Così, anche poche settimane fa, ci sono state confische di proprietà religiose, anche storiche e antichissime.

Alle chiese cristiane, peraltro, è vietato avere il crocifisso visibile dalla strada. Per questo, di solito, la facciata è all’interno di un cortile. E’ così perfino per la sede del  Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, massima espressione dell’ortodossia. E il patriarca, al quale non viene riconosciuto alcuno ruolo sovranazionale, deve essere cittadino turco.

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