Papa: 'Amore e perdono più grandi di ogni ferita e più forti di ogni ingiustizia'
Prevost ha continuato all'udienza il ciclo di catechesi giubilari. Ieri sera a Castel Gandolfo il dialogo con la stampa. Sul piano di Trump per Gaza: "Proposta realista. Spero che Hamas accetti". Sulla Global Sumud Flotilla: "Che siano rispettate le persone". Il "vocabolario" Usa sulla guerra mostra "aumento di tensioni": "Lavorare sempre per la pace".
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il “cuore” della missione della Chiesa è “non amministrare un potere sugli altri, ma comunicare la gioia di chi è stato amato proprio quando non lo meritava”. Da questa “forza” sono nate le comunità cristiane, fatte di “uomini e donne che hanno scoperto la bellezza di tornare alla vita per poterla donare agli altri”. L’ha detto oggi papa Leone XIV da piazza San Pietro, in occasione dell’udienza generale, la prima del mese di ottobre, di fronte a pellegrini provenienti da ogni continente, nella catechesi sul tema La risurrezione. “Pace a voi!”.
Riprendendo l’invito condiviso la scorsa settimana, rivolgendosi ai fedeli di lingua polacca, Prevost ha chiesto di “recitare in questo mese il rosario quotidiano per la pace”. Dopo la catechesi giubilare, parte del ciclo su “Gesù Cristo nostra speranza”, parlando alle persone di lingua francese, ha detto: “Diventiamo testimoni della pace e dell’amore più forti dei nostri fallimenti e delle nostre divisioni”. E, salutando quelle di lingua araba, “in particolare quelli provenienti dal Libano e dalla Terra Santa”, ha aggiunto: “Il cristiano è chiamato a testimoniare che l’amore e il perdono sono più grandi di ogni ferita e più forti di ogni ingiustizia”.
L’ingiustizia più dolorosa nella Terra Santa da quasi due anni è la condizione della popolazione palestinese di Gaza, stremata dagli attacchi israeliani e dal blocco agli aiuti umanitari. Ieri sera, Leone XIV ha commentato il piano in 20 punti di Trump, accettato da Netanyahu, dialogando con la stampa uscendo a piedi da Villa Barberini, Castel Gandolfo, in quello che da qualche settimana è un appuntamento consueto. Il piano rappresenta, per Prevost, “una proposta realista”, che contiene elementi “molto interessanti”. “È importante comunque che ci sia il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi - ha detto -. Spero che Hamas accetti nel tempo stabilito”.
Sempre ieri sera il papa si è esposto anche sulla Global Sumud Flotilla, l’iniziativa umanitaria che comprende oltre 50 imbarcazioni e partecipanti da 44 Paesi con l’obiettivo dichiarato di rompere il blocco israeliano della Striscia di Gaza, per istituire un corridoio umanitario. Mentre si scrive la flottiglia è entrata nella “zona ad alto rischio”, al largo delle coste palestinesi. Prevost ha definito la situazione “molto difficile”. “Si nota il desiderio di rispondere [a] una vera emergenza umanitaria, ma ci sono tanti elementi lì che da tutte le parti stanno dicendo”, ha sottolineato. Sul probabile stop imminente da parte della marina israeliana, ha affermato alla stampa: “Speriamo che non ci sia violenza, che siano rispettate le persone. Quello è molto importante”.
Ancora rivolgendosi a giornalisti e giornaliste nella serata di ieri, papa Leone XIV ha commentato le recenti dichiarazioni del capo del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti - recentemente rinominato Dipartimento della Guerra - Pete Hegseth. Che, a centinaia di militari di alto rango radunati a Quantico, Virginia, ha detto: “Per garantire la pace, dobbiamo prepararci alla guerra”. E ancora: “Il nostro compito è prepararsi alla guerra e vincerla”. Prevost ha affermato: “Questa forma di parlare è preoccupante perché mostra […] un aumento di tensioni”. Sulla scelta di cambiare le parole, dando spazio alla “guerra”, ha continuato: “Speriamo che sia solo un modo di parlare”. Lo stile del governo Usa indica che “vogliono mostrare la forza”. E poi: “Bisogna lavorare sempre per la pace”.
Il papa si dice anche “addolorato” per le notizie che giungono dal Madagascar. “Circa gli scontri violenti tra le forze dell’ordine e giovani manifestanti, che hanno provocato la morte di alcuni di loro e un centinaio di feriti”, ha spiegato. Il Paese dell’Africa orientale è agitato da giorni di proteste della Gen Z, al centro delle quali vi sono le difficili situazioni economiche e sociali della popolazione. “Preghiamo il Signore affinché si eviti sempre ogni forma di violenza, e si favorisca la costante ricerca dell’armonia sociale attraverso la promozione della giustizia e del bene comune”.
Nella catechesi papa Leone XIV ha anche sottolineato quanto, con la sua Resurrezione, Gesù sia “testimonianza meravigliosa di come l’amore sia capace di rialzarsi dopo una grande sconfitta per proseguire il suo inarrestabile cammino”. Dopo un trauma, infatti, la reazione naturale può essere di “rabbia”. Invece, in Gesù che giunge al cenacolo dopo la morte “non c’è ombra di rancore. Le ferite [che espone] non servono a rimproverare, ma a confermare un amore più forte di ogni infedeltà”. I discepoli alla vista “gioirono”. Il compito loro affidato è di “essere nel mondo strumenti di riconciliazione”. Non “potere”, ma “responsabilità”.
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